Gran finale di “Calosso c’è” con i pic nic al castello e la rimpatriata dei Simba

Domenica 22 agosto si conclude “Calosso c’è”, dopo otto settimane di grandi eventi. Domenica tornano i pic nic al Castello per salutarsi con i gusti speciali di questo paese che sa bene con coccolare il turista. Nell’occasione, ci sarà anche la rimpatriata dei “Simba”, che si incontrano una rimpatriata nel ricordo dei padri fondatori.

“Una “Rimpatriata..” ma la patria, per un giorno, sarà immateriale, fatta di affetti, di ricordi, di malinconie, ma sì anche di malinconie leggere…. – spiegano di organizzatori – Una rimpatriata per rivederci, in tanti a Calosso, nel parco del castello, non troppo dopo mezzogiorno… , per gustare un pranzo al sacco che non avrà certo il gusto dei panini con la bistecca impanata che preparavano le cuoche della baita per le passeggiate lunghe… ma la bontà certificata delle cuoche della pro loco di Calosso. Poi chiacchiere, canti (non dimenticarti di portare la chitarra) e infine una messa al campo per ricordare alcuni dei padri fondatori del Simba che ci hanno lasciato. Primo fra tutti Don Pierino Monticone che aveva già a fine anni 60 lo sguardo lungo dei grandi e, insieme a lui, Don Francesco Cartello, Don Vittorio Croce, Don Bruno Valente e tanti Simba che non sono più con noi, ma sempre nei nostri cuori.”

Il pranzo costa 15 euro, ma le emozioni sono tutte gratis… Per prenotare è necessario inviare un WhatsApp a Mauro 391.7252974 oppure a Clarina 349.8797639 entro venerdì 20 agosto.
Il “pranzo al sacco” proposto dalla proloco costa 15 € e prevede
Involtini di peperoni freschi con crema di robiola
Insalata di pasta fredda
Carpione con petto di pollo, uova e zucchine
Dolce

CHI SONO I SIMBA
Alla fine degli anni ’60 alcuni sacerdoti insieme a don Pierino Monticone, allora parroco di Calosso, diedero vita ad una esperienza di vacanze estive in gruppo per i ragazzi di alcune parrocchie della Diocesi: Calosso, Mombercelli, Villanova, San Damiano e poi Vascagliana, Santa Maria Nuova, Costigliole, per qualche anno, come Montemarzo e Azzano e San Martino Alfieri. Durante il primo dei due campeggi a Ceresole Reale, località Villa, don Giuseppe Bologna, allora missionario in Africa, diede a quelle esperienze di vacanza il nome di Simba (leone, in lingua swaili). Quando il gruppo si trasferì a Rhemhes Notre Dame in Valle d’Aosta, non furono più le tende ma una baita che da allora per moltissimi anni divenne la casa estiva, battezzata con il nome di Simba 2.

Da allora si continua a coltivare il piccolo mito dei Simba: ragazzi di diverse provenienze, un grande gruppo di sacerdoti (don Pierino Monticone, don Antonio e don Michelino Cherio, don Francesco Cartello, don Romano Serra per ricordare i “Padri fondatori” come proprio don Cartello amava definirli) e un progetto di amicizia, di valori cristiani, di formazione, di condivisione.