5 curiosità sulla cannabis light legale

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La cannabis light legale è un business relativamente giovane. In Italia, tutto è nato nel 2017, per la precisione a gennaio. In quel mese, infatti, è entrata in vigore la Legge 242/2016, grazie alla quale, oggi come oggi, è normale consumare e acquistare cannabis a basso contenuto di THC (parliamo per la precisione di un dosaggio non superiore allo 0,2%).

Da quando la legge sopra citata è entrata ufficialmente in vigore, è nato un giro d’affari che, per essere relativamente recente, ha numeri molto importanti. I CBD shop Italia – sia online sia fisici – muovono un fatturato che supera i 100 milioni di euro all’anno.
Quando si nomina il settore, sono ancora molti i dubbi da sviscerare. Nelle prossime righe, abbiamo, non a caso, messo in primo piano cinque curiosità che bisogna assolutamente conoscere in merito alla cannabis light.

Nella legge non si fa menzione dell’uso umano

Questo aspetto a detta degli esperti – sia produttori, sia consumatori assidui – è un vuoto normativo molto grave. Da diversi anni ormai si aspettano chiarimenti ma, nonostante gli innegabili passi fatti, la situazione italiana rimane una delle meno evolute in Europa.

Con le restrizioni sociali è esplosa la richiesta di prodotti a base di cannabis light

L’impulso definitivo per il mercato della cannabis light legale è arrivato con le restrizioni anti Covid. A seguito dello scoppio dell’emergenza sanitaria – e con il conseguente stravolgimento riguardante la vita di tantissime persone sia dal punto di vista privato, sia per quel che concerne l’aspetto professionale – è aumenta a dismisura la richiesta di rimedi naturali in grado di favorire stati di relax, come per esempio l’olio di CBD.

I clienti che acquistano cannabis light sono di età avanzata

Dati alla mano, il cliente medio che acquista cannabis light ha più di 50 anni. I proprietari di punti vendita fisici hanno notato un cambiamento curioso. Con lo scoppio dell’emergenza sanitaria e la conseguente forte riduzione dei turisti stranieri in tantissime città italiane, a varcare la soglia dei loro negozi per acquistare prodotti a base di cannabis light sono arrivati tantissimi grandi anziani e, in alcuni casi, le loro badanti. I prodotti maggiormente scelti da questa tipologia di utenza? Le tisane!

Uno dei motivi del boom della cannabis light è la sostenibilità della pianta

Se c’è una tendenza che da diversi anni domina le scelte dei consumatori, questa è la sostenibilità delle aziende da cui acquistano prodotti. Forse non tutti sanno che la canapa è una pianta estremamente sostenibile. In grado di crescere dove altre specie farebbero fatica – per questo viene definita resiliente – richiede molte meno risorse idriche rispetto a fibre tessili tipo il cotone. Inoltre, a parità di ettaro coltivato ha una maggior resa.

Il settore della cannabis light dà lavoro a oltre 10mila persone

Nonostante la situazione difficile sopra ricordata – che si accompagna alla soddisfazione di aver potuto vedere, dopo diversi anni, il nostro Paese fare passi anche minimi per adeguarsi alla situazione internazionale – il settore della cannabis light, come già detto, registra numeri in crescita.

Nel corso degli anni, sono di conseguenza aumentate le persone che lavorano grazie alla cannabis ad alto contenuto di CBD (principio attivo “cugino” del THC e privo di effetti psicoattivi). Oggi come oggi, tra imprenditori sempre più attenti a proporre alla propria utenza un prodotto sostenibile e dipendenti, si parla di più di 10mila soggetti.

Le prospettive di crescita sono più che buone: secondo Euromonitor, nel 2025 il mercato della cannabis legale supererà quello dell’alcol. La speranza degli attori italiani della filiera è che, per allora, si arrivi a colmare i gap normativi per sfruttare nel migliore dei modi una risorsa speciale che la natura di mette a disposizione.

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