Il voto alle donne, cosa è cambiato 75 anni dopo

Si è svolto online, mercoledì 30 giugno, il seminario dal titolo: “75 anni dopo il voto alle donne: ancora ostacoli alla democrazia paritaria?”.
L’incontro, patrocinato dalla Consulta femminile regionale, ha visto la partecipazione di: Mia Caielli e Matteo Monti rispettivamente professori del Dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Torino e Pisa, Ornella Toselli, presidente della Consulta femminile regionale del Piemonte, Maria Alessandra Parigi, presidente dell’associazione Ande Torino (Associazione Nazionale Donne Elettrici), Gigliola Belforte, presidente Y.W.C.A. Italia (Unione Cristiana delle Giovani) e Cristina Vernizzi, presidente dell’associazione C.N.D.I. Piemonte (Consiglio Nazionale Donne Italiane) nonché storica e moderatrice dell’evento.

Al centro del confronto c’è stata la riflessione sugli ostacoli che si frappongono ancora, a distanza di 75 anni dall’esercizio del diritto di voto da parte delle donne, al raggiungimento di una reale democrazia paritaria e su quali strumenti possano favorire il loro superamento.
Caielli ha posto l’accento sull’enorme portata della conquista dell’esercizio del diritto di voto da parte delle donne e ha messo in risalto non solo la data ritenuta fondamentale del 2 giugno 1946, ma anche l’elezione di ventuno donne all’interno dell’Assemblea costituente. Di queste, cinque fecero parte della Commissione dei settantacinque che scrissero la prima parte della Costituzione repubblicana, distinguendosi per alcune intuizioni come ad esempio la parità tra coniugi.

Monti ha invece fornito numerosi dati relativi alla presenza delle donne nell’attuale Parlamento europeo: il 63% dei deputati sono uomini, soltanto il 37% donne mentre a primeggiare, nei singoli Paesi del Vecchio Continente, è la Svezia, con il 47% di donne elette in Parlamento, seguita da Spagna, Francia e Germania con il 44%, 40% e 31%.
Parigi, dopo aver esposto le finalità dell’associazione Ande, ha spiegato che la democrazia paritaria si rende necessaria anche all’interno del mercato del lavoro e ha citato la legge Golfo/Mosca che ha permesso un notevole passo avanti per la presenza femminile, che dal 7% nel 2011 è arrivata al 37% del 2021, mentre si è assistito a un calo, dal 3% al 2%, della presenza femminile nei consigli di amministrazione.

Vernizzi ha tratteggiato da un punto di vista storico l’evoluzione che ha portato alla conquista del diritto di voto delle donne, mentre Belforte ha evidenziato il carattere laico della propria associazione, nonostante la chiara matrice cattolica che punta da sempre alla cura della cosa pubblica.
Toselli, in conclusione, ha commentato: “Attualmente in Italia assistiamo ancora a una sotto rappresentanza delle donne sia in politica sia nei centri decisionali, nonostante le pari opportunità siano un principio giuridico chiaramente espresso nella nostra Costituzione fin dalla sua promulgazione ed esplicitato nell’articolo 51 “la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”. “È necessario che la rappresentanza delle donne trovi conferma non solo a livello politico ma anche nell’economia – ha concluso la presidente della Consulta femminile – come ad esempio nei consigli di amministrazione delle aziende pubbliche e private e nelle Università”.