Lettere al direttore

Salvatore Bullara: “Davvero vogliamo che qualche azienda privata guadagni sulla salute dei nostri familiari?”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Salvatore Bullara, CISL FP Alessandria Asti, sulla questione della Casa di Riposo Città di Asti. Nel frattempo, l’apertura delle buste per l’affidamento della gestione a privati della struttura si è conclusa con un nulla di fatto, con una sola offerta risultata incompleta.


La tragedia del Mottarone non deve passare inosservata. Non basta sdegnarsi perché qualcuno ha cercato di guadagnare a scapito della sicurezza del servizio. Guadagnare in fin dei conti è il fine dell’impresa, e spesso i capitalisti/imprenditori non si preoccupano a sufficienza dei modi con cui si procurano il guadagno, soprattutto laddove i margini di questo sono risicati.
Occorre invece interrogarsi se è moralmente giusto (o anche, più cinicamente, conveniente) che alcune categorie di attività vengano gestite dal privato (poco importa con che strumento giuridico, se convenzione o altro), sapendo che questo può portare a dei rischi per la collettività.

Di tristissimi esempi di risparmi, letteralmente sulla pelle delle persone, purtroppo ce ne sono tanti e oltre al recentissimo caso del Mottarone si può citare quello del ponte Morandi, anche quello abbastanza recente, ma i servizi pubblici non comprendono solo i trasporti, e i casi di imprese private che perseguono solo il proprio utile a scapito degli interessi pubblici sono troppi.
Nei servizi pubblici affidati ai privati (ma che godono sempre e comunque di soldi e contributi pubblici…) infatti rientra molto altro, ma per il momento basta citare la sanità (ricordate la “clinica degli orrori” Santa Rita di Milano?) e il socio assistenziale (e qui evito di fare l’elenco delle nefandezze da cronaca nera, perché solo per quelle più recenti ci vorrebbero tre pagine).
Ora, la domanda che bisogna porsi di fronte a questi fatti di cronaca non è “perché lo hanno fatto?” visto che come dicevo poc’anzi il perché è perfettamente logico e conseguenziale al fine dell’impresa (ancorché immorale o illecito). No, la domanda deve essere un’altra, e cioè “perché il servizio pubblico è stato dato in gestione al privato?”
La motivazione è, sempre che il servizio costa troppo, sia che si tratti di spese relative alla gestione sia che invece si tratti di investimenti.

Ma se il servizio “costa troppo”, come fa il privato a guadagnarci? (perché a differenza del pubblico non deve solo andare in pareggio ma anche guadagnarci un utile!)
I casi sono due: o non è vero che costa troppo, o chi gestisce la cosa pubblica non è all’altezza del compito. In ambo i casi il servizio deve rimanere in mano pubblica. Se poi il servizio fosse veramente troppo oneroso, è evidente che il risparmio necessario per generare gli utili dell’impresa lo si fa sulla pelle degli utenti, quindi a maggior ragione il servizio dovrebbe rimanere pubblico (visto che le tasse le paghiamo anche per questo…).
Le stesse motivazioni valgono nel caso di investimenti. Il privato investe solo se ha la ragionevole sicurezza di un ritorno economico soddisfacente. Ma se così è, perché non dovrebbe investire l’Ente Pubblico?

In questi giorni si parla di privatizzare la “casa di riposo Città di Asti”, un Ente pubblico che sconta tutte le problematiche che derivano dall’usare un edificio antico. Negli anni, le gestioni che si sono avvicendate non sono state all’altezza di questa struttura e hanno letteralmente sperperato, anno dopo anno, un patrimonio.
La domanda che tutti gli astigiani dovrebbero porsi (e porre ai politici e amministratori) è:
Davvero vogliamo che qualche azienda privata guadagni sulla salute dei nostri familiari? O piuttosto vorremmo che un’amministrazione pubblica che non ha bisogno di distribuire utili ai proprietari gestisca con professionalità e trasparenza, investendo tutto quello che si può nel benessere degli ospiti?
Ecco, ancora una volta il sindacato lancia la sfida. Ci sarà questa volta qualcuno che la raccolga o dobbiamo rassegnarci alla mediocrità degli amministratori e anche questo servizio pubblico, come quelli citati poc’anzi, finirà irreversibilmente in mano ai privati?

Salvatore Bullara, CISL FP Alessandria Asti