Preply svela la classifica 2021 dei paesi UE in cui è più facile studiare una nuova lingua

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C’è un paese in Europa in cui l’apprendimento di una nuova lingua è decisamente più semplice e alla portata di tutti i cittadini. Lo rivela un’indagine realizzata nel 2021 da Preply, la piattaforma digitale per studiare online, che ha stilato la classifica dei 27 paesi UE ad eccezione del Regno Unito definitivamente fuori dall’Unione in seguito alla Brexit. C’è un paese insospettabile che stupisce tutti per le ottime performance nel campo dell’istruzione pubblica e privata e trova nelle sue caratteristiche socioculturali i punti di forza di questo primato.

L’indagine pubblicata in primavera mette al primo posto il Lussemburgo, il piccolo stato europeo in cui studiare una nuova lingua, oltre a quelle ufficiali, è molto più semplice e accessibile per tutti. Attualmente, le più parlate sono lussemburghese, francese e tedesco e il 100% dei bambini, ad esempio, inizia ad apprendere una nuova lingua già a partire dalla scuola pubblica primaria. Una dinamica che si ripete anche in altri paesi dell’Unione ma in Lussemburgo il livello qualitativo dell’apprendimento si attesta su ottimi livelli. L’apertura a nuove lingue è tutto sommato un aspetto scontato per un paese grande come la provincia di Piacenza con una debolissima identità storico-culturale.

La classifica posiziona al secondo e al terzo posto altri due paesi del nord, il vero nord scandinavo, ossia Svezia e Danimarca. In Svezia il 94% dei bambini comincia a studiare una nuova lingua sin dalla scuola primaria. Gli altri paesi dell’Unione fuori dal podio, ma nei primi cinque, sono Finlandia e Cipro. La Finlandia vanta due lingue ufficiali in patria, finlandese e svedese, mentre il Belgio, pur riconoscendone tre, non figura nemmeno tra le prime dieci in classifica generale. Insomma il numero di idiomi parlati entro i confini nazionali non è un indicatore abbastanza attendibile per capire dove è più semplice acquisire competenze in una nuova lingua. Quali sono allora i fattori considerati per l’indagine Preply?

Lo studio ha preso in considerazione 18 fattori divisi in sette categorie i cui dati sono stati calcolati con un processo di standardizzazione. A parità di importanza, ecco tutti gli indicatori presi in considerazione: diversità linguistica, sottotitoli e doppiaggio, accesso allo studio tramite strumenti digitali, grado di competenza in un lingua straniera, la più conosciuta, studio della lingua a scuola, plurilinguismo e numero di lingue ufficiali parlate in patria. In Italia, ad esempio, di lingue ufficiali ce n’è solo una: questo è un aspetto indiscutibile. Ma come si posizione il bel paese tra i 27 dell’UE?

I dati non sono incoraggianti. L’Italia è penultima davanti alla Bulgaria in fondo alla graduatoria. Sul territorio nazionale sono disseminate ben 47 lingue da nord a sud e numerosissime minoranze etniche, tuttavia il livello di apprendimento di un nuovo idioma è più difficile e meno accessibile per chiunque. Nonostante il 95,3% dei bambini inizi a studiarne uno a scuola, gli italiani non brillano per la conoscenza di una lingua differente da quella tricolore. E chiudiamo con una piccola, insolita curiosità: il sito del Governo è consultabile solo in italiano.

Foto di Greg Montani da Pixabay

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