Oggi, 30 giugno, è il 58° Anniversario della strage di Ciaculli

Riceviamo e pubblichiamo


Anche quest’anno vogliamo ricordare la strage di Ciaculli, avvenuta il 30 giugno 1963. Sette furono i fedeli servitori dello Stato caduti nell’esplosione dell’Alfa Romeo Giulietta, parcheggiata in prossimità di Villa Serena (Borgata Ciaculli), presso i fondi dei fratelli Salvatore e Giovanni Prestifilippo, compiendo il loro dovere. I loro nomi sono: il Tenente dei Carabinieri Mario Malausa, il Maresciallo della Polizia di Stato Silvio Corrao, il Maresciallo dei Carabinieri Calogero Vaccaro, i Carabinieri Eugenio Altomare e Marino Fardelli, il Maresciallo artificiere dell’Esercito Pasquale Nuccio, il soldato artificiere Giorgio Ciacci.

Cinquantotto anni fa gli agenti si erano recati nella borgata palermitana in seguito a una segnalazione: dovevano controllare un’auto abbandonata e potenzialmente pericolosa. Difatti, nonostante l’intervento degli artificieri, l’apertura del bagagliaio innescò il meccanismo esplosivo e nella deflagrazione perirono. L’atto in questione fu il primo compiuto contro le forze dell’ordine da parte delle cosche e si colloca come episodio conclusivo della cosiddetta “prima guerra di mafia”.

L’episodio segnò uno spartiacque tra le modalità precedenti impiegate dalla mafia e le successive scelte punitive decisamente più mediaticamente vistose. Inoltre una simile aberrante violenza determinò anche una presa di coscienza e una volontà di reazione da parte della società integra siciliana, che partecipò con commozione e numeri cospicui alle esequie delle vittime. Benché non tutti gli aspetti della vicenda siano stati chiariti, lo Stato reagì con determinazione istituendo la prima commissione parlamentare Antimafia della storia repubblicana. Successivamente le operazioni di polizia e carabinieri portarono all’arresto di molti criminali legati a Cosa Nostra.

Il Coordinamento Nazionale di Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare le vittime e il loro sacrificio come viatico per un approccio diverso alla conoscenza della mafia, oggi fenomeno sempre più mutante e pervasivo nelle istituzioni della società civile.
#RicordiamoliSempre

prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU