Asti, celebrato il 207° anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri

Questa mattina, sabato 5 giugno, anche ad Asti è stato celebrato il 207^ annuale di fondazione dell’Arma dei Carabinieri. Il Comandante Provinciale Ten. Col. Pierantonio Breda e il Prefetto di Asti Alfonso Terribile hanno simbolicamente deposto una corona d’alloro alla lapide dedicata all’eroe astigiano Giovanni Battista Scapaccino posta all’ingresso dell’omonima Caserma di via delle corse. Anche questo, per i Carabinieri della Provincia è stato un anno particolare, un anno che continua ad essere all’insegna del servizio e della vicinanza al cittadino.

Un servizio prezioso puntellato da tante importanti operazioni e una silenziosamente operosa vicinanza fatta di piccoli gesti, di consigli per la risoluzione pacifica di conflitti di vicinato, di disponibilità all’ascolto quanto di attenzione alle sempre più crescenti fenomenologie criminali dei reati contro il patrimonio, alle situazioni di forte disagio sociale che colpiscono le fasce più deboli, di cui le truffe agli anziani rappresentano la forma più abietta.

festa carabinieri 2021web tv media social internet pixabay Gerd Altmann

Una vicinanza che significa anche attenzione al territorio, grazie all’attività di grande aderenza svolta dall’Arma forestale e dai comparti di specialità votati alla cura della salute pubblica, dell’ambiente e della tutela dei lavoratori, nonché alle criticità criminali che più ledono il senso di percezione della sicurezza dei cittadini, in primis i furti in abitazione, lo spaccio di stupefacenti ed il recupero di aree degradate dal racket della prostituzione in strada.
A fronte di una delittuosità per cui l’Arma dei Carabinieri procede per il 79% dei casi, e in cui il calo della delittuosità è pari al 12,34%, due sono stati gli scenari criminali maggiormente aggressivi che hanno caratterizzato quest’anno e su cui l’Istituzione ha concentrato il suo focus: i furti in abitazione e le truffe in danno di anziani.

Il numero dei furti denunciati è diminuito del 31% (1594 rispetto ai 2332 dell’anno precedente), mentre i furti in abitazione è sceso del 43,71% (470 a fronte dei 835). Questo risultato è il frutto di un capillare controllo del territorio in cui i soggetti controllati su strada, gravati da precedenti di polizia e pendenze penali, grazie anche al ricorso delle dotazioni tecnologiche sempre più performanti (come l’utilizzo del dispositivo ODINO che permette l’immediata interrogazione delle banche dati), è passato dai 25.322 agli attuali 33.388, con un incremento del 31,85%. Al riguardo tale dato diventa ancor più significativo in quelle realtà territoriali ove l’Arma astigiana ha rimodulato l’orario di apertura al pubblico, riducendolo a favore di una maggiore proiezione esterna.

Le truffe sono state 747 per cui sono stati deferiti 110 soggetti a vario titolo coinvolti in tali condotte, di recente perpetrate attraverso la tecnica del “finto operatore sanitario deputato allo svolgimento di tamponi o alla sanificazione degli ambienti per l’emergenza COVID 19”: nel novero di tale fenomenologia criminale, va segnalata la maggior fragilità delle vittime, nel caso del c.d. truffe agli anziani, sovente non propense neanche a segnalare l’accaduto per un senso di colpa che, talvolta, rappresenta la più grave delle conseguenze patite rispetto al danno economico poi accertato.

L’anno ha poi registrato la grave emergenza pandemica da COVID 19: al riguardo le misure governative scattate da fine ottobre 2020 per il contenimento della pandemia hanno impegnato l’Arma in prima linea con 10.300 servizi esterni, 19.000 persone controllate, 9.352 esercizi commerciali controllati con 800 sanzioni complessivamente inflitte per inosservanza delle prescrizioni anticontagio (500 delle quali inflitte durante un rave parti organizzato nei boschi di Antignano d’Asti). Uno sforzo reso possibile anche con il potenziamento del dispositivo di controllo del territorio realizzato di concerto con i diversi comparti di specialità dell’Arma che, nell’anno di riferimento, ha reso possibile il controllo approfondito di 98 aziende.
L’anno appena trascorso ha visto un consolidamento dei risultati operativi in ordine agli arresti giunti a 131 e 1470 denunciati in stato di libertà, per lo più concentrati sui reati contro il patrimonio (furti, rapine e truffe).

Le attività operative di maggior rilievo hanno riguardato il fenomeno dello spaccio di stupefacenti, dei reati contro il patrimonio e lo sfruttamento della prostituzione. Si ricordano, al riguardo, le attività investigative condotte dalla:

Compagnia Carabinieri di Asti:
Indagine ARSENIO LUPIN che ha consentito d’individuare e trarre in arresto uno scippatore seriale, ventenne astigiano pluripregiudicato, resosi responsabile di 7 scippi perpetrati nei mesi estivi nei comuni di Asti, Canelli, Nizza Monferrato e San Damiano d’Asti in danno di altrettante signore anziane.

Indagine NOTTI IN FIAMME che il 2 novembre ha visto l’esecuzione di un provvedimento cautelare in carcere emesso dal Tribunale per i Minorenni di Torino nei confronti di un giovanissimo astigiano il quale, dal 5 settembre, aveva appiccato nel centro di Asti roghi nei confronti di 15 mezzi pubblici e privati, parcheggiati per strada, destando una grave allarme nella collettività. L’ininterrotta attività investigativa svolta dalla Sezione Operativa dei Carabinieri, supportata da attività tecnica e di tracciamento degli spostamenti del reo, ne consentiva l’individuazione e la successiva confessione da parte dell’interessato che si attribuiva la paternità dei gesti criminali commessi in un contesto familiare fortemente degradato e problematico.

Compagnia Carabinieri di Villanova d’Asti:
Indagine SAN MARTINO che ha permesso di eseguire una misura cautelare a carico di un pluripregiudicato per reati contro il patrimonio che aveva assestato un furto d’ingente valore nell’estate del 2019 all’interno dell’abitazione di un imprenditore di San Martino Alfieri che si trovava in vacanza. I successivi accertamenti tecnici di sopralluogo svolti dalla Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Villanova d’Asti permettevano di individuare e repertare una piccola traccia di sangue presente in prossimità del pavimento della porta d’ingresso, verosimilmente lasciata dall’autore al momento della forzatura della via d’accesso alla villetta. La traccia veniva quindi inviata al RIS di Parma che certificava trattarsi di sangue umano ma non abbinabile ad alcun profilo già censito nella banca dati DNA. La svolta si aveva nel marzo di quest’anno allorquando il Reparto Investigazioni Scientifiche dell’Arma riscontrava che tale profilo genetico corrispondeva ad un recente tampone salivare estratto all’autore di alcuni furti per cui era in corso un altro procedimento penale pendente presso la Procura astigiana. Un tipico esempio di cold case che dimostra la perseveranza dell’Istituzione nel non tralasciare alcun particolare tanto nei furti quanto negli episodi più eclatanti come il recente epilogo della vicenda processuale che ha visto la Corte d’Appello condannare a 14 anni per omicidio preterintenzionale l’autore della morte dello Chef Beggi a Calliano (AT) avvenuta la notte di capodanno del 2000.

Compagnia Carabinieri di Canelli:
Indagine AYRTON SENNA che ha consentito nel dicembre scorso di trarre in arresto i presunti autori del furto perpetrato in luglio dell’intera collezione dei cimeli del compianto Ayrton Senna, le tute indossate nelle gare, che lo resero il più grande campione della storia, le bandiere autografate, diverse collezioni di modellini in scala della auto guidate dal campione e svariati oggetti da lui posseduti in vita Il valore di questa straordinaria collezione ammontava a circa 300.000,00 € ma incalcolabile era il valore affettivo e simbolico: tali cimeli venivano infatti utilizzati per scopi benefici. Il sig. Pregno, in qualità di collaboratore dell’istituto Ayrton Senna che opera in Brasile a favore dei bambini poveri, organizzava mostre benefiche per la raccolta fondi, l’ultima tenutasi ad Asti proprio nel 2019. La svolta nell’indagine, avviata senza alcun indugio, si aveva allorquando i Carabinieri, mentre avevano inizio le attività di sopralluogo e rilievi tecnici, vedevano sopraggiungere da una strada sterrata a fari spenti una macchina identica a quella inizialmente riferita dai testimoni vista aggirarsi in zona nei giorni precedenti. Decidevano pertanto di spegnere le luci dell’abitazione, salire a bordo dell’autovettura di servizio e andare incontro ai sospetti i quali, vistisi scoperti, accendevano i fari e si davano alla fuga. Dopo un pericoloso inseguimento notturno i fuggitivi venivano bloccati dopo qualche chilometro. Sottoposti ad immediata perquisizione personale e domiciliare dell’auto si rinvenivano alcuni dei beni sottratti al sig. Pregno nonché oggetti allo scasso; l’attività di ricerca veniva estesa all’abitazione di Canelli, Piazza Gioberti 16, dove gli indagati avevano occultato l’intera refurtiva, saturando ogni stanza con i cimeli di Ayrton Senna, in attesa di piazzarli sul mercato nero. Particolarmente rilevante è risultata l’analisi del materiale informatico e cellulare sequestrato ai due indagati dove è stata riscontrata una chat whatsapp in cui venivano postate le fotografie dell’intera collezione di Senna per ottenere una valutazione economica dei beni da poter poi vendere sul mercato nero o tramite piattaforme web dove si concentrano inconsapevoli collezionisti disposti a pagare somme ingenti per articoli del genere.

Indagine VENDEMMIA 2020 con cui i Carabinieri della Compagnia di Canelli hanno continuato, come negli anni precedenti, a monitorare con attenzione le dinamiche sociali ed eventuali derive criminali che ruotano nel circuito della campagna vendemmiale. La recente attività investigativa “CINEREA”, conclusasi il 1° maggio scorso, aveva portato alla luce le condotte di sfruttamento della manodopera clandestina e le vessazioni a cui i caporali sottoponevano i lavoratori stranieri, smantellando un’organizzazione che aveva ormai consolidato prassi criminali che rischiavano, se non interrotte, di aggredire la filiera legale dell’attività vendemmiale, nuocendo anche alla aziende e alle cooperative che operavano all’interno dei crismi di legge e che rappresentano la quasi totalità del ciclo produttivo e lavoristico del settore. In quest’ottica le attività di verifica quest’anno non si sono limitate ai controlli che hanno contraddistinto gli anni passati ma hanno, memori della recente esperienza investigativa, concentrato la loro attenzione, grazie all’indispensabile contributo dei comparti di specialità dell’Arma forestale e del Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro di Asti e alle progettualità condivise con le diverse categorie produttive del settore, su tutti quei segnali che potessero già rappresentare i precursori di una possibile condotta illecita, mappando le aziende coinvolte nella campagna vendemmiale e tracciando i flussi della manodopera in ingresso. Manodopera che, quest’anno, in controtendenza con il passato, non risultava più stanziale bensì giornaliera, grazie anche al fattivo sostegno delle diverse realtà coinvolte nel fenomeno (siano esse le aziende stesse o le cooperative che si fanno carico dei trasporti in loco dei lavoratori). Dal 28 agosto sono stati impiegati 46 carabinieri della Compagnia di Canelli. La prima attività, svolta il 30 agosto, ha sanato la criticità verificatasi all’interno dei locali dell’ex stazione ferroviaria di Canelli dove una decina di lavoratori stagionali di origine subsahariana avevano allestito un ricovero privo di qualunque norma di sicurezza igienica e per l’incolumità delle persone. Tra questi, tutti regolari sul territorio nazionale, è stato individuato un 30enne, proveniente dal Senegal e domiciliato a Genova, che, sprovvisto dei documenti che comprovassero la regolare permanenza in Italia, è stato deferito alla Procura della Repubblica di Asti per violazione delle norme sul soggiorno e condotto in Questura per le procedure di espulsione. Da quel momento hanno avuto inizio i controlli nella duplice direzione di tutela della proprietà dei contadini (talvolta vittime di furti su auto perpetrati durante le operazioni di raccolta delle uve) e del rispetto della normativa di legislazione sociale alle aziende del territorio impegnati nella campagna vendemmiale: ad oggi 7 sono state le aziende vitivinicole ispezionate (Canelli, Mombaruzzo, Nizza Monferrato, Castagnole delle Lanze, Loazzolo, Montabone e Monastero Bormida), che hanno impiegato 403 lavoratori stagionali. Gli approfondimenti, svolti di concerto con l’Arma Forestale e il Nucleo Ispettorato del Lavoro, hanno fatto emergere 6 situazioni successivamente rapportate all’Autorità giudiziaria astigiana ed alessandrina. Il 14 settembre a Mombaruzzo è stata riscontrata la presenza di un nigeriano 34enne, domiciliato presso la Caritas di Milano, già colpito da ordine di espulsione del Questore, che veniva impiegato nei campi da una cooperativa avente sede legale ad Alessandria la cui rappresentante, una macedone 40enne, è stata deferita all’Autorità giudiziaria per aver impiegato tale lavoratore senza aver assolto la prescritta formazione e le visite sanitarie di idoneità. Il 16 settembre a Canelli sono stati, invece, deferiti tre lavoratori (un 22enne originario della Guinea, un 31enne nigeriano ed un 59enne macedone), risultati tutti provvisti di documenti ma non in regola con le norme sul soggiorno in Italia. Da ultimo il 23 settembre a Castagnole delle Lanze un 37enne nigeriano veniva impiegato senza titolo autorizzativo al soggiorno in Italia.

Indagine FIERA 2020 con cui, nel novembre 2020, è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 12 persone gravemente indiziate a vario titolo di estorsione e spaccio continuato di sostanze stupefacenti che, utilizzando come base logistica dei traffici un’abitazione di uno degli indagati localizzata a Canelli in via Aliberti, si erano assicurati la gestione della piazza di spaccio dell’area monferrina di Canelli, della città di Asti e del chierese. I carichi di cocaina ed hashish venivano effettuati nel bergamasco e poi smerciati in questa provincia e in quella torinese; nel corso delle indagini sono stati rinvenuti 6 kg complessivi di cocaina per un giro di affari stimato nell’ordine di mezzo milione di euro con complessive 400 cessioni di stupefacenti a vari acquirenti oltre a 2 etti di hashish ed una pistola con matricola abrasa.

Indagine ALBA BUIA scaturita afferente al racket della prostituzione originata da un intervento effettuato ad Isola d’Asti d’Asti nella notte del 17 febbraio di quest’anno dai Carabinieri per un’aggressione patita da una donna che si trovava in strada sulla SS 231 località Cimitero. Le attività tecniche scaturite e l’ininterrotta attività di pedinamento svolta sulla base delle indicazioni fornite dalla denunciante permettevano di ricostruire un organigramma composto da cinque persone, 4 albanesi ed un italiano, che a vario titolo si occupavano del reclutamento e dell’avvio sul mercato della prostituzione di giovani ragazze provenienti dall’Albania, assegnato a ciascuna un’area su cui esercitare il metericio da cui era impedito allontanarsi o sconfinare, pena la ritorsione violenta, traendo poi metà dei compensi da queste incassati, non esitando ad infierire fisicamente su di loro nel caso in cui, anche per fattori indipendenti dalla loro volontà (ad esempio condizioni metereologiche avverse, stato di salute delle vittime ecc…), i proventi non si ritenessero adeguati. Al vertice del gruppo criminale venivano individuati due fratelli albanesi, O.T., cl. 1981, e G.T., cl. 1975, entrambi domiciliati ad Asti, senza precedenti di polizia eccezion fatta per la permanenza irregolare sul territorio nazionale, che erano diventati i gestori del territorio, collocando dieci diverse donne nei comuni di Isola d’Asti, Costigliole d’Asti, Vigliano, Agliano, Monticello d’Alba ed Alba. Costoro, regolarmente sposati in patria, convivevano in un appartamento del centro di Asti con altre due connazionali che, oltre ad esercitare il metericio, coadiuvano i fratelli nell’attività illecita. L’attività di lenocinio veniva completata dal servizio di trasporto a pagamento che l’unico italiano svolgeva per conto delle donne impiegate in strada: a bordo di una Fiat punto U.C., classe 1947 residente ad Alba incensurato, accompagnava sulle diverse strade le ragazze, pretendendo per ciascuna la somma di 10 € quale rimborso spese. Tale racket, che andava avanti dal 2017 come ricostruito dalle diverse violenze patite dalla denunciante, subiva una battuta d’arresto a marzo a causa del lockdown, ragion per cui i due fratelli decidevano di fare rientro in Albania. L’attività investigativa proseguiva, tracciando gli spostamenti e le conversazioni dei diversi indagati che, tornati ai primi di giugno ad Asti, riprendevano il business illegale.

Nucleo Investigativo
Il più efferato fatto di sangue dell’ultimo anno è stato senz’altro l’omicidio di Xhafa Adriatik, dapprima ferito gravemente il 24 ottobre e poi deceduto il 14 novembre presso l’ospedale Cardinal Massaia di Asti. Le ininterrotte attività investigative hanno da subito consentito d’individuare e arrestare l’autore, poi identificato in Metaliu Gilmond. Gli approfondimenti investigativi hanno poi permesso di circoscrivere il perimetro criminale del grave fatto di sangue maturato nel mondo della droga. La notte dei fatti Metaliu aveva avuto la lite con la moglie della vittima proprio in ragione di un credito vantato per dello stupefacente a questi ceduto e non ancora pagato: da qui l’origine dello scontro tra i due e il regolamento di conti con il drammatico epilogo. La ricostruzione della rete di spaccio in cui l’indagato era coinvolto ha portato all’esecuzione di 15 perquisizioni in altrettanti domicili ubicati a San Damiano d’Asti, Asti ed Isola d’Asti per cui sono ancora in corso le indagini.
Notificati anche 5 avvisi di garanzia ad altrettanti soggetti, (1 albanese e 4 italiani), per il reato di spaccio di stupefacenti in concorso.

In conclusione si sottolinea l’attività di prevenzione patrimoniale svolta dal Nucleo Investigativo di concerto con la DIA e la Sezione di PG Carabinieri della Procura della Repubblica di Asti che ha consentito di procedere al sequestro di beni e conti correnti per complessivi 5.200.000 € riconducibili a soggetti di comunità sinti stanziali sul territorio della provincia astigiana.

Per quanto riguarda i comparti di specialità si riporta l’attività svolta e i risultati conseguiti dall’Arma forestale:
Reparto Speciale Forestali
Controlli 3953
Reati perseguiti 161
Denunciati 123
Illeciti amm.vi 197
Eventuali importi € 340.342
In conclusione un anno d’intensa e sinergica azione dell’Arma territoriale e dei suoi comparti di specialità che hanno concentrato il focus della loro azione nella tutela dell’ambiente e della salute pubblica (si ricordi su tutto le attività di controllo e di polizia giudiziaria sviluppate con il NAS nelle RSA).