Coldiretti Piemonte, lavoro: bene permessi di soggiorno a stranieri con lo stop alle frontiere

Con i limiti al passaggio nelle frontiere disposti da molti Paesi per l’avanzare dei contagi è importante la proroga dei permessi di soggiorno per i lavoratori stranieri presenti in Italia scaduti il 30 aprile scorso.

Lo rende noto Coldiretti nel sottolineare che la misura interessa oltre 30mila operai agricoli che rischiavano di dover tornare nei propri Paesi compromettendo i raccolti Made in Italy in un momento in cui è importante assicurare l’approvvigionamento alimentare degli italiani per le difficoltà degli scambi commerciali. Un risultato ottenuto grazie all’azione della Coldiretti nella seduta del Consiglio dei Ministri n. 16 del 29 aprile 2021 che ha approvato il decreto-legge che introduce la proroga al 31 luglio 2021 dei permessi di soggiorno in scadenza il 30 aprile.

Il ritardo accumulato per il decreto flussi e i limiti agli spostamenti dovuti alla pandemia in attesa dell’arrivo del pass vaccinale europeo per il COVID stanno determinando preoccupazioni per il mancato arrivo di lavoratori specializzati dall’estero che tradizionalmente arrivano in Italia per una stagione per poi tornare nel proprio Paese.

Da qui la richiesta di Coldiretti di superare le difficoltà burocratiche che ostacolano l’impiego dei lavoratori italiani. Non è stata, infatti, prorogata nel 2021 la possibilità di lavorare nelle campagne per i percettori di ammortizzatori sociali e del reddito di cittadinanza. Si tratta di contratti a termine non superiori a 30 giorni, rinnovabili per ulteriori 30 giorni, nel limite di 2000 euro per l’anno 2020, che potrebbero rappresentare un’opportunità importante per i bilanci delle famiglie anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici.

“L’opportunità di un lavoro in agricoltura deve essere, dunque, accompagnata da un piano per la formazione professionale – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale – e misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro. Serve – concludono – anche una radicale semplificazione che possa ridurre la burocrazia, garantire flessibilità e tempestività del lavoro stagionale in un momento in cui tanti lavoratori di altri settori sono in difficoltà. In Piemonte, la raccolta dell’ortofrutta solitamente vede coinvolte 8 mila imprese che necessitano di 20 mila raccoglitori. Guardando poi oltre ci sarà la medesima necessità per la vendemmia durante la quale, negli scorsi anni, oltre 5 mila aziende vitivinicole piemontesi hanno atteso l’attivazione della procedura per generare circa 13 mila posti di lavoro proprio durante la raccolta dell’uva”.

Foto di Tonny Mafole da Pixabay