Un “ponte di corpi” ad Asti per denunciare le violenze sui migranti della rotta balcanica

Sabato 6 marzo, lungo le frontiere e nelle piazze di oltre 40 città italiane ed europee, da Trieste a Berlino, da Maljevac a Ventimiglia, da Atene a Roma, … gruppi di donne e uomini, riconoscendosi nel manifesto “Un Ponte di Corpi” promosso da Lorena Fornasir, attivista sulla rotta balcanica, hanno costruito con i propri corpi un ponte simbolico per denunciare le continue violenze e i respingimenti di cui sono vittime le persone che tentano di raggiungere, via terra e via mare, un luogo in cui poter vivere con dignità.

Anche diverse persone e realtà solidali astigiane hanno aderito e partecipato alla grande mobilitazione con la loro presenza sia sulla frontiera italo-francese a Claviere (dove grazie al rilancio dell’iniziativa da parte della rete Torino per Moria e di Tous Migrants si son ritrovate circa 450 persone tra cui una eurodeputata ed un senatore francesi), sia ad Asti in piazza San Secondo dove parallelamente alcune decine di persone hanno dato lettura di poesie, scritti e testimonianze.

Una presenza coraggiosa e di alto valore simbolico, politico ed umano per esprimere solidarietà alle persone migranti e a chi viene criminalizzato perché accoglie e soccorre chi ha bisogno di aiuto, come Lorena Fornasir e Gian Andrea che, nella loro attività di cura in piazza della Libertà a Trieste, si occupano di medicare i piedi piagati delle persone migranti appena arrivate oltre il confine. Azioni che dovrebbero essere sostenute e replicate, non contrastate. Azioni che ci ricordano che siamo tutti esseri umani.

ponte corpi

Una presenza soprattutto di donne perché, come ha affermato la promotrice Lorena Fornasir: “Noi donne abbiamo sacra la vita e vogliamo gridare alta la voce della solidarietà. La nostra esistenza da sempre è una resistenza. Resistenza al patriarcato, al disvalore sociale del femminile, all’essere subordinate. Re-esistere è un valore e una grande competenza quando ci si prende cura della vita. Vogliamo costruire ponti, tessere la filigrana dei fili spezzati, ricomporre le maglie di legami perduti”.

Sabato ad Asti e Claviere, come in tante altre città e frontiere in Italia e all’estero, è risuonata “la voce della bellezza, la leggerezza della poesia, l’amarezza dei racconti dei profughi, il dolore delle loro parole, … donne e uomini hanno portato i loro corpi costruendo un ponte ideale che lega le genti, di qua e di là dai confini, per librare alta la voce della solidarietà”.