Biomonitoraggio con le api e studi di tracciabilità del miele: dalla cava di gesso di Cocconato ricerche replicabili

In queste settimane di fine inverno le api stanno ricominciando la loro  febbrile attività. Superato il periodo più freddo dell’anno, con queste giornate tiepide e soleggiate, intorno agli alveari si può notare un via vai continuo di api che vanno a raccogliere polline (edera e nocciolo) e il nettare dei primi fiorellini di campo che stanno nascendo. C’è molta operosità: le scorte di miele stanno infatti diminuendo e le api hanno bisogno di energia e nutrimento perché sta iniziando la covata.

Questo è quanto spiega Francesco Collura, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Italiana Apiterapia. Dopo decenni di attività apistica svolta per hobby, sei anni fa arriva la svolta: lascia un lavoro di responsabilità da funzionario di banca e inizia a dedicarsi a tempo pieno alla sua passione diventando apicoltore di professione.

Mentre con cura estrae i telaini dalle arnie, Collura indica le prime uova deposte dall’ape regina, le larve ai primi stadi di crescita e la covata dove queste larve crescerano fino al momento dello sfarfallamento in cui nasceranno nuove api operaie. E’ la natura che si risveglia ricominicando un nuovo ciclo vitale.

Ci troviamo nella storica cava di gesso denominata Gesso Nosei a Cocconato d’Asti e più precisamente al centro di una stazione di biomonitoraggio: il lavoro delle api non è solamente finalizzato alla produzione di miele ma ad un’analisi ambientale.

Apicoltura Cocconato - biomonitoraggio
Apicoltura Cocconato - biomonitoraggio

La cava è gestita da Saint-Gobain Gyproc, l’attività del Gruppo francese Saint-Gobain specializzata nell’estrazione di gesso e nella produzione di cartongesso e intonaci speciali per il green building. Saint-Gobain Gyproc opera come membro responsabile nella comunità, valorizzando il territorio e assicurandosi che l’estrazione sia condotta minimizzando gli impatti ambientali. La cava di Gesso Nosei, certificata ambiente ISO 14001, esegue continui monitoraggi sugli indicatori ambientali. Dal 2017, proprio in collaborazione con Francesco Collura, è iniziata una sperimentazione su un nuovo metodo di rilevazione delle polveri diffuse, al fine di monitorare e analizzare la concentrazione dei solfati nell’ambiente all’esterno del perimetro dell’area estrattiva.

Cos’è il biomonitoraggio e perchè si utilizzano le api

Attuare un progetto di biomonitoraggio significa cercare di fornire una descrizione del luogo scelto dal punto di vista dei possibili inquinanti. Il biomonitoraggio può essere eseguito partendo da campioni di suolo, dall’analisi dell’aria, dell’acqua o, come in questo caso, delle api.

Le api hanno un rapporto con l’ambiente e con l’uomo diverso da qualsiasi altro essere vivente se si pensa che l’80% delle specie vegetali deve essere impollinato per potersi riprodurre. Senza api non ci sarebbero specie vegetali, non ci sarebbe agricoltura e di conseguenza anche l’uomo non esisterebbe. Sono gli unici animali, inoltre, che raccolgono cibo e ne fanno scorte dopo averlo trasformato: il prodotto della trasformazione del nettare è proprio il miele. Se le api stanno male è verosimile che stia male anche l’ambiente dove si trovano e di conseguenza l’uomo: l’ape quindi è un buon rivelatore ecologico.

“Se si pensa che le api di un alveare coprono 7-8 kmq e che al giorno possono effettuare migliaia di viaggi toccando  10-20 milioni di fiori, è evidente come il loro operato possa fornire un dettagliato resoconto dello stato di salute dell’ambiente circostante – spiega Collura – La capillarità e il raggio di azione delle api sono tali che nessun altro strumento di analisi del territorio è minimamente confrontabile. L’apicoltura permette di realizzare microprelievi dal miele, dal polline, dalle api stesse che con il loro corpo peloso trattengono elementi facilmente analizzabili. Un campione di miele permette di scoprire la presenza nell’ambiente di metalli pesanti o di pesticidi.” 

Dalle analisi del “miele di cava” effettuate dal professor Maurizio Aceto del Dipartimento di Scienze ed Innovazione Tecnologica dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale, è emerso che i campioni di miele e melata, contengano irrilevanti quantità di solfato di calcio. Con quel miele nel 2018 Collura vinse addirittura il terzo premio alla fiera Ferrere Miele.

Studi tracciabilità

“Il miele è un’impronta digitale del territorio?”. A chiederselo è proprio il professor Aceto che collabora con Collura e che sta portando avanti un progetto di studi di tracciabilità. Come si è detto tra suolo, pianta, fiore e miele c’è un legame molto stretto.  E’ possibile quindi certificare l’origine geografica del miele? Il miele ci può dare informazioni sulle api, sul polline, sui fiori e quindi sull’intera filiera?  Questo è quanto si vuole capire attraverso un’analisi chimica di campioni di miele. “Se così fosse potremmo sapere ad esempio se ci sono tracce di antibiotici oppure se il miele è stato contraffatto, magari quello che stiamo mangiando pensando sia italiano proviene da altre aree geografiche. Uno studio del miele dà informazioni che altri studi, come quelli effettuati sui funghi non danno, dal momento che si tratta di un prodotto che ha già subito dei processi di trasformazione”. E’ importante sapere cosa c’è nell’ambiente e quanto di quegli elementi arriva al miele, ovvero il prodotto che noi mangiamo.

Apicoltura Cocconato - biomonitoraggio

Il biomonitoraggio con le api: esperimento replicabile

Da questi due esempi si può riscontare che le potenzialità delle api nella ricerca sono vastissime, in quanto sono uno specchio fedele di quanto succede nell’ambiente e i loro comportamenti definiscono cosa c’è che non va nel territorio circostante. Partendo da questo presupposto l’idea di Collura è quella di creare stazioni di biomotoraggio, simili a quella della cava di gesso, anche in altre aree astigiane e piemontesi.

Una sarà allestita sempre a Cocconato in centro paese all’interno del progetto “Comune amico delle api” (foto sotto).

Proprio in questi giorni inoltre si stanno delineando gli ultimi dettagli per un accordo con un’azienda piemontese. Sono prorpio le realtà industriali e produttive che possono essere maggiormente interessate a questo tipo di monitoraggio: le api ci possono dire se le politiche ambientali che ormai sempre più aziende mettono in atto danno effettivamente vantaggi e benefici.

Apicoltura Cocconato - biomonitoraggio