Alba, Marello interroga l’assessore all’ambiente in merito all’indagine che ha coinvolto l’Impresa “Olmo Bruno”

Marnati risponde: «La Regione non ha alcuna competenza diretta in merito: attendiamo accertamenti per valutare, in accordo con la provincia di Cuneo, specifici provvedimenti» .Marello: «Risposta pilatesca».

E’ stata discussa oggi un’interrogazione a risposta immediata presentata dal consigliere Maurizio Marello a proposito dell’indagine su compost inquinante e traffico illecito di rifiuti che ha coinvolto l’Impresa “Olmo Bruno” (Gruppo Egea spa di Alba).

A inizio marzo, infatti, sui giornali è apparsa la notizia di un’indagine avente ad oggetto la trasformazione di fanghi di depurazione in falso compost inquinante poi sparso in terreni agricoli. Trattasi di una maxi-operazione dei Carabinieri forestali del Piemonte relativa ad un presunto traffico illecito di rifiuti. Più precisamente l’ipotesi investigativa riguarda la trasformazione di fanghi di depurazione di impianti civili e industriali in falso compost altamente inquinante. Ciò sarebbe accaduto con la complicità di alcuni agricoltori che venivano pagati per smaltirlo nei terreni agricoli destinati alle coltivazioni e/o incolti dell’albese e delle province di Asti e di Torino.

Il tutto con la compiacenza di due laboratori di analisi che garantivano la sicurezza delle procedure e del materiale ammendante. Nei guai è finita l’impresa “Olmo Bruno” di Magliano Alfieri che fa capo (in quanto totalmente partecipata) alla società Egea Ambiente (già Stirano) del Gruppo Egea spa di Alba. Sono state emesse misure cautelari (tra le quali due arresti domiciliari) nei confronti di undici persone.

«Si tratta di fatti di particolare gravità del tutto inediti per i territori coinvolti», ha spiegato il consigliere PD, «i fanghi, trattati al prezzo di 100 € la tonnellata, invece di essere lavorati per un tempo di almeno 90 giorni ed abbinati ad un quantitativo di verde al fine di abbattere la carica microbiotica e le emissioni odorigene, rendendoli così innocui e utilizzabili per lo smaltimento nei campi, venivano elaborati in modo ben diverso. Secondo gli inquirenti entravano in azienda e ne uscivano, anche dopo poche ore, finendo nei campi sostanzialmente tali e quali o comunque dopo un trattamento del tutto insufficiente per trasformarli in un compost di qualità. In tal modo il prodotto inquinante e male odorante veniva riversato nelle campagne, su circa 40 ettari di terreno a cavallo tra le province di Cuneo, Asti e Torino nei quali sono stati rinvenuti quantità di sostanze inquinanti fuori dalla norma», ha aggiunto.

Da una prima stima degli inquirenti, l’illecito profitto di tale attività ammonterebbe a circa un milione e mezzo di euro l’anno.

«Fermo restando che si tratta di un’indagine ancora in corso, quanto accaduto non può lasciare insensibile la nostra Regione anche in ragione delle competenze ambientali, sanitarie ed agricole che ad essa fanno capo: per questo motivo ho interrogato l’Assessore competente per conoscere quali provvedimenti intenda assumere in merito», ha concluso Marello.

«L’operazione di controllo sulla gestione dei rifiuti è attribuita da un ordinamento nazionale alle province e al Comando a tutela dell’ambiente e la regione non ha alcuna competenza diretta in merito», ha risposto nel corso della seduta l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati aggiungendo: «La vicenda è nota agli uffici regionali in materia di ambiente e territorio che seguono attraverso la provincia di cuneo e gli organi di controllo l’evolversi dell’indagine».

«Il compostaggio ai fini del recupero di materie è uno degli obiettivi prevalenti della pianificazione regionale in materia di rifiuti ed è necessario assicurare che tale attività si svolga nel rispetto della tutela dell’ambiente e del territorio», ha precisato tuttavia l’assessore ricordando che «In merito a questo caso specifico attività di vigilanza e controllo sono ancora in corso: ciò rende necessario attendere gli esiti degli accertamenti per poter valutare, nell’ambito delle proprie competenze, in accordo con la provincia di Cuneo, ulteriori e specifici provvedimenti».

«Quanto emerso – commenta Marello – configura un fatto di inquinamento ambientale di gravità inaudita per i nostri territori: zone fertili e pregiate dal punto di vista agricolo disseminate di falso compost inquinante. La risposta dell’assessore all’ambiente della regione Piemonte mi pare quanto meno “pilatesca”. La giustizia farà il suo corso, ma sono preoccupato che in Piemonte possano essere accaduti simili fatti: c’è di mezzo la salute pubblica dei cittadini e anche l’immagine di un territorio conosciuto per le sue eccellenze. Non si può restare indifferenti».