Le Rubriche di ATNews - ATnewsKids

L’incanto della scoperta: la ricercatrice astigiana Eleonora Aquilini spiega la bellezza della scienza

Lo scorso 11 febbraio è stata la Giornata Mondiale delle donne e delle ragazze nella scienza. Abbiamo deciso di contattare e intervistare Eleonora Aquilini, ricercatrice astigiana che di recente ha pubblicato uno studio su una scoperta scientifica molto importante  per i trattamenti contro malattie molto gravi come la malaria o la toxoplasmosi (una malattia che si può contrarre da cibi non cotti o dalle feci dei gatti, particolarmente pericolosa per le donne in gravidanza e i feti).

Astigiana, 38 anni, la dott.ssa Aquilini terminato il Liceo scientifico Vercelli si è trasferita a Pavia per frequentare l’Università. Da qui ha iniziato la sua carriera che l’ha portata a vivere in cinque diversi Paesi (Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Stati Uniti). Attualmente vive e lavora a Barcellona, in Spagna.

In cosa consiste la sua ultima ricerca?

Il mio è stato uno studio sui parassiti, esseri cioè non autononi che per sopravvivere hanno bisogno di invadere un altro organismo, al quale spesso creano danni, depredandone le risorse biologiche e causando spesso patologie. In modo particolare mi sono dedicata allo studio di parassiti rilevanti per la salute umana (come quello della malaria o della toxoplasmosi) che sono unicellulari, e fanno parte di un gruppo chiamato “apicomplexa”. Il nome può sembrare difficile, ma in realtà significa che nella parte anteriore, l’apice, hanno una struttura molto complessa. E’ proprio grazie alle complesse strutture presenti in quest’area che riescono ad entrare nella cellula ospite: hanno infatti un arsenale di organelli, meccanismi e stratagemmi che permette loro di “scassinare” ed entrare nella cellula che devono infettare. Capire come funzionano queste strutture apicali complesse significa capire il modo in cui i parassiti entrano nelle cellule e quindi poter escogitare strategie per bloccarli, ed evitare che provochino malattie.

Tra tutte le strutture che compongono questo complesso apicale, io ho scoperto l’originale meccanismo di secrezione di un particolare set di organelli, a forma di pera, che si chiamano rhoptries. Questi organelli sono molto simili ad altri presenti in un altro tipo di microorganismi, innocui e non parassiti, che vivono nell’acqua stagnante delle pozze, i ciliati. Ciliati e Apicomplexa hanno la stessa origine evolutiva, sono cugini lontani, e hanno alcune caratteristiche in comune. Tra queste, ho scoperto che entrambi hanno una rosetta di molecole nella membrana, proprio dove i rhoptries secernono il loro contenuto. Questa rosetta di molecole è essenziale non solo per il corretto funzionamento dell’organello, ma anche per l’invasione della cellula ospite.

Ho anche scoperto che i parassiti apicomplexa hanno una vescicola in una posizione chiave, tra l’organello e la membrana esterna, proprio sotto la struttura a rosetta che invece manca ai cugini ciliati. Proprio questa enigmatica vescicola, potrebbe essere un elemento chiave per capire l’evoluzione del parassitismo, una scoperta entusiasmante se si pensa che oltre la metà delle 7,7 milioni di specie conosciute della Terra sono parassite!

ricerca aquilini

Nella foto: la struttura a rosetta di un parassita al microscopio elettronico.

ricerca aquilini

Nella foto sopra: ricostruzione delle interazioni tra la punta dell’organello, la vescicola (rosa) e la rosetta  (viola).

Quando è nato in lei l’amore per la scienza e la ricerca?

Avevo circa l’età dei lettori di ATnewsKids o poco più. Allora quattordicenne, con la scuola ero andata a visitare il centro di ricerca di Candiolo, in provincia di Torino. Quando sono entrata nel laboratorio di biologia molecolare ho capito che quello era  il mio posto. Ho avuto una vera e propria illuminazione: in quel momento, infatti, ho deciso che avrei fatto la ricercatrice. Non è così semplice avere la possibilità di vedere laboratori simili. Io ho avuto la fortuna di andare in visita con la scuola. In tutti gli anni successivi non ho mai incontrato fattori che mi distogliessero da quella scelta fatta in quel preciso momento.

Com’è un laboratorio di ricerca e perché è un luogo così affascinante?

E’ un po’ come entrare in una cucina un po’ caotica con macchinari e strumenti affascinanti. E’ un posto bellissimo perchè lì avviene l’incanto della scoperta. Quando fai delle ricerche o degli esperimenti sai che stai scoprendo qualcosa che nessuno sulla faccia della Terra ha scoperto prima. E’ una sensazione meravigliosa. Stai muovendo i limiti della conoscenza: anche se solo di un piccolissimo passo stai contribuendo ad aumentare la conoscenza dell’umanità.

Nella sua vita professionale il fatto che fosse donna l’ha ostacolata in qualche modo?

Devo ammettere che non ho subito torti così evidenti o traumatici. Ma all’interno del mondo accademico e della ricerca ci sono purtroppo ancora molte differenze tra donne e uomini. Spesso le donne percepiscono salari più bassi o hanno più difficoltà a presentare le proprie ricerche. Ma i pregiudizi non dipendono solo dal genere. Alcuni anni fa era stato realizzato un sondaggio. Alle persone era stato chiesto di disegnare un ricercatore. Il 99% degli intervistati avevano disegnato un uomo bianco. Si ha quindi l’idea che la scienza sia qualcosa solamente di maschile e legato a determinate parti del mondo. In realtà ci sono tanti ricercatori di tutte la nazionalità. E’ necessario includere la diversità anche nell’immaginario collettivo che c’è intorno alla figura dello scienziato.

Allora cosa consiglia ai ragazzi e alle ragazze che vogliono studiare materie scientifiche?

Voglio innanzitutto dire che la scienza è bellissima e divertente. E’una sfida molto coinvolgente in cui rientrano creatività e passione. E’ proprio la passione il motore della ricerca. Si tratta di un lavoro difficile che richiede sacrifici e ti assorbe tantissimo. Non è un lavoro tipico. Le giornate possono essere completamente stravolte e ti ritrovi a lavorare nei weekend o di notte. Se stai studiando dei microorganismi non puoi dimenticartene per dei giorni: sono esseri viventi che devono essere nutriti e seguiti per il buon esito della tua ricerca. Per fare questo mestiere inoltre bisogna essere duttili e avere spirito di adattamento. Ci si sposta molto, in Paesi diversi. Bisogna imparare lingue nuove. Incontri tante persone, ti fai degli amici da cui dopo pochi anni devi allontanarti. Ma se è vero che è una professione che richiede tanto è anche vero che è un lavoro bellissimo che dà tante soddisfazioni. Non si fa lo scienziato per lo stipendio, ma per la passione della scoperta.