“In Italia “La cultura apre gli occhi”, ad Asti gli occhi li chiudiamo…e anche i Musei”

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dei Consiglieri Comunali di minoranza di Asti con le riflessioni e alcune domande rivolte al sindaco sulla decisione di Fondazione Asti Musei di non riaprire i musei astigiani.


Da questa settimana in tutta Italia riaprono i musei: il Colosseo festeggia con un concerto, si propone l’ingresso gratuito per l’Egizio di Torino e ad Asti, con un comunicato stampa, la Fondazione Asti Musei, pur dicendosi rammaricata, continuerà a tenere i musei chiusi.

La stampa ha dedicato due pagine alla cultura,; dal teatro agli eventi culturali in streaming. Sulla pagina dove viene riportato il perdurare della serrata dei Musei di Asti, campeggia un titolo sulle politiche culturali rivolte ai giovani del Comune di Moncalvo.
La decisione di tenere chiusi i Musei si dice sofferta e nel comunicato stampa si precisa che è stata presa in accordo con il Sindaco della Città di Asti. Decisione in controtendenza.

Sono molti, infatti, i musei italiani che hanno scelto di celebrare la riapertura offrendo l’ingresso libero ai visitatori o i biglietti a prezzo ridotto. Si va al Museo mentre proseguono gli ingressi contingentati, i percorsi unidirezionali e l’obbligo nell’uso dei dispositivi di protezione individuale.

Così mentre l’Egizio spalanca le sue porte , il Museo del Territorio Biellese riapre con ingresso gratuito, il museo civico di Casale, il Museo Leone e il Mac di Vercelli tornano attivi, ad Asti si va controcorrente.

I Musei, in Italia, nella maggior parte, scelgono una motivazione ben descritta dalle parole della dirigenza del Museo Egizio e lo fanno i grandi e i piccoli :”Siccome l’Egizio rappresenta un servizio pubblico essenziale lo si riapre con ingresso gratuito”. Il direttore del Museo Egizio spiega in un’intervista il ruolo dei musei e il perché di una apertura anche economicamente svantaggiosa (gratuita) dell’Egizio: “Abbiamo voluto festeggiare la ripartenza con i cittadini. Il Museo è di tutti e il modo più bello di riaprire era quello di regalare il museo alla città e alla regione.”

I musei in tutta Italia hanno lavorato con dirette streaming, visite virtuali, organizzato la ripartenza e ripartono.
Nel comunicato stampa di Fondazione Asti Musei si legge che la motivazione alla base del continuare a tenere chiusi i musei ad Asti è il nuovo DPCM, recepito dalla giunta regionale. DPCM che vale per tutti i musei d’Italia, che permette ai musei di restare aperti dal lunedì al venerdì, mentre saranno chiusi il sabato e la domenica.

E così mentre i musei in Italia, impazienti e preparati, riprendono la propria attività e quindi rivedono le loro offerte, creano iniziative, rivendicano il ruolo di servizio pubblico, Asti va in direzione contraria.

Mentre l’Egizio è sold out, mentre riaprono le mostre, mentre alcune realtà affrontano una ripartenza soft, Asti non si fa propositiva e accusa (forse il governo) per quella che definisce una mezza misura. Vi è un calcolo contabile e da ragionieri alla base della scelta, contando gli ingressi del fine settimana (il 70%). E’ un approccio molto diverso dai musei prestigiosi che invece rilanciano per fidelizzare visitatori e per tornare a svolgere il proprio ruolo di poli culturali .

La motivazione che viene aggiunta dalla Fondazione Musei è quella dell’incertezza relativa alle scuole: eppure le scuole primarie e quelle secondarie di primo grado sono totalmente in presenza e quale occasione migliore di questa ci sarebbe per usare un patrimonio museale così ricco come aprire i musei alle scuole! Sia per un rilancio locale dei Musei che per offrire uno spazio didattico alternativo al mondo dell’istruzione! Una simile ripartenza andava preparata, come lo è stata in tutti i Musei d’Italia. Andava forse usato il tempo di chiusura per riflettere sul ruolo dei Musei, sull’offerta didattica, occorreva aprire i musei virtualmente, iniziare a programmare l’arrivo delle scolaresche.

Di tutto ciò, nulla è stato fatto. Anzi! Da tempo sosteniamo che le politiche rivolte alle scuole non sono certo all’altezza e per nulla paragonabili a quelle di altri musei che invece propongono pacchetti culturali atti a stimolare la curiosità, l’interesse e l’approfondimento degli studenti.

Non ci convincono le motivazioni del perdurare della serrata museale, non ci convincono le scelte della Fondazione Musei e vorremmo sapere quale bilancino economico è stato usato per assumere questa decisione.

Continuiamo a pensare all’importanza di una visione di città in cui la Cultura sia al centro, a un Polo a servizio della cittadinanza e ci crea forti dubbi questo “parsimonioso” modo di procedere, molto ragionieristico e per nulla “A servizio dei cittadini”.

Insomma: mentre in tutta Italia viene lanciato lo slogan “La cultura apre gli occhi”, ad Asti gli occhi li chiudiamo…e anche i Musei!!!

I consiglieri comunali di minoranza