Covid-19, salgono a oltre 18.000 i contagi sul lavoro denunciati in Piemonte da inizio pandemia

Secondo le rilevazioni Inail sono 3.468 le denunce in più relative al mese di dicembre rispetto al monitoraggio precedente: confermato il picco di contagi sul lavoro nell’ultimo trimestre

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Dal 12esimo report elaborato dalla Consulenza statistico attuariale Inail emerge che in Piemonte i casi di infortunio sul lavoro da nuovo Coronavirus denunciati dal 1° gennaio al 31 dicembre sono 18.864 (3.468 in più rispetto alla rilevazione del 30 novembre, di cui 2.003 avvenuti nel mese di dicembre, 1.189 a novembre, i restanti riconducibili ai mesi precedenti) e rappresentano il 14,4% dei casi totali rilevati a livello nazionale (131.090). I casi mortali sono 37 (3 in più rispetto al monitoraggio precedente), pari all’8,7% dei decessi da Covid registrati in Italia (423).

A novembre il record negativo con oltre 5.600 infezioni segnalate all’Istituto. Sono 10.761 le denunce, pari al 57,04% del totale, concentrate nel trimestre ottobre-dicembre contro le 7.200 (38,16%) del trimestre marzo-maggio. A novembre, in particolare, è stato raggiunto il picco con 5.606 casi segnalati in Piemonte. Nei mesi estivi tra la prima e la seconda ondata si era invece rilevato un ridimensionamento del fenomeno con il trimestre giugno-agosto che superava di poco i 700 casi (giugno 393, luglio 198, agosto 123) e una risalita a settembre con 189 denunce.

In Piemonte un andamento simile a quello nazionale. “I dati dell’ultima rilevazione, analizzati per mese di evento, mostrano un andamento molto simile a quello medio nazionale e confermano che in Piemonte il picco dei contagi è stato raggiunto a novembre con il 29% delle 18.864 denunce pervenute da inizio pandemia” commenta Giovanni Asaro, Direttore regionale Inail. “Tuttavia – prosegue Asaro – i quasi 3.500 casi verificatisi a dicembre dimostrano che l’impatto sulla Regione è sempre molto significativo: il Piemonte si colloca infatti, ancora una volta, come la seconda regione più colpita dagli infortuni da Coronavirus, dopo la Lombardia. A fronte di questa seconda ondata di contagi, non caratterizzata da un lockdown totale ma peggiore della prima per numero di casi, la sfida dell’Istituto sarà la presa in carico degli infortunati attraverso accurate indagini medico-legali per il presumibile incremento di segnalazioni di postumi permanenti connessi ai casi di contagio. In tal senso si stanno avviando le necessarie iniziative per garantire la massima tutela anche a livello regionale per questa nuova potenziale emergenza”.

Più casi mortali con la prima ondata. Anche per i decessi l’andamento regionale ricalca quello nazionale: delle 37 denunce di casi con esito mortale registrate in Piemonte nel periodo gennaio-dicembre, 17 sono riferibili alla prima fase di lockdown, chiusa al 31 maggio; 9 al trimestre giugno-agosto; 4 al mese di settembre e 7 al trimestre ottobre-dicembre. Pur in attesa di consolidamento questi dati, a differenza di quelli relativi alle denunce di contagio nel complesso, indicano che per i casi mortali è la prima ondata dei contagi ad avere avuto un impatto più significativo della seconda.

Il Piemonte è la seconda regione più colpita dai contagi. Ancora una volta il Piemonte risulta la seconda regione per numero di contagi denunciati (14,4% dei casi totali), preceduto dalla Lombardia con il 28,4%. Seguono il Veneto (9,7%), l’Emilia Romagna (7,9%), e il Lazio (5,6%) quasi allineato con la Toscana (5,5%) e con la Campania (5,4%).

Per i casi mortali il Piemonte passa dal secondo al terzo posto, ancora una volta condiviso con l’Emilia Romagna che presenta lo stesso numero di casi mortali: 37 (8,7% dei casi totali). Capofila sempre la Lombardia (37,6%), e al secondo posto di questa graduatoria negativa la Campania che con 11 decessi in più rispetto alla precedente rilevazione passa dal 7,9% al 9,5% dei decessi da Covid registrati a livello nazionale.

Tra le province italiane il primato negativo spetta sempre a quella di Milano, con l’11,1% del totale delle infezioni sul lavoro denunciate, Torino è la seconda (7%) seguita da Roma (4,5%) e Napoli (3,8%). Milano è anche la provincia che registra il maggior numero di contagi professionali nel mese di dicembre, seguita da Torino, Roma, Verona e Varese.

In provincia di Torino più della metà delle denunce del Piemonte. L’aumento delle denunce relativo al mese di dicembre ha riguardato tutte le province della regione, ma in particolare, in termini assoluti Torino e Cuneo e in termini relativi Asti, Verbania e Biella. Analizzando nel dettaglio la situazione infatti emerge che, nel periodo 1° gennaio – 31 dicembre, è sempre nella provincia di Torino che si concentra oltre la metà delle denunce: 9.779, pari al 51,8% dei casi del Piemonte (1.828 casi in più rispetto all’ultima rilevazione mensile, mentre la rilevazione al 30 novembre riportava 2.838 casi in più rispetto al 31 ottobre). Cuneo con 2.764 casi mostra una variazione rispetto all’ultima rilevazione del 14,7% (504 casi in più), seguita dalle province di Alessandria, 1.888 denunce (299 casi in più rispetto al 30 novembre), di Novara (1.527 casi, 216 in più del mese scorso) e di Asti che supera la soglia delle mille denunce: sono 1.006, con un aumento di 240 casi, pari al 31,3% in più rispetto al mese scorso.

Nel Verbano-cusio-ossola le denunce sono 801 (181 in più rispetto al 30 novembre, variazione del 29,2%), nel vercellese sono 632 (aumento di 102); chiude la graduatoria il Biellese che pur restando la provincia con meno casi in termini assoluti (467 denunce) mostra una significativa variazione (26,6%) rispetto all’ultima rilevazione con 98 denunce in più rispetto al 30 novembre.

I 3 decessi registrati dall’ultima rilevazione sono riferibili alla provincia di Torino che passa così da 12 a 15 casi mortali. Seguono senza alcuna variazione la provincia di Alessandria con 12 decessi, quella di Biella con 4 casi mortali, il Verbano-cusio-ossola (3 decessi), il Novarese (2 decessi) e il Cuneese (un decesso); nessun caso mortale nelle province di Asti e Vercelli.

Il maggior numero di casi sempre nel settore della sanità e assistenza sociale. Rimangono stabili le percentuali che emergono dall’analisi per attività economica. Nell’ambito della gestione assicurativa dell’Industria e servizi dove si concentra la maggioranza dei casi (99,2%), l’83% delle denunce codificate per settore di attività economica (Ateco) riguarda ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per anziani e disabili del settore “Sanità e assistenza sociale” (63,4% delle denunce) e organi preposti alla sanità, come le Asl (19,6%).

Il settore “Noleggio e servizi alle imprese” registra il 5,6% delle denunce codificate, in particolare le attività di ricerca e fornitura del personale con il 48,6% dei casi e di supporto alle imprese 37,1%. Tra i più colpiti sempre gli addetti alle pulizie (“personale non qualificato nei servizi di pulizia, ecc.”, 2,8% delle denunce) e i lavoratori interinali “prestati” a svariate attività e professionalità (comprese quelle di natura sanitaria e di pulizia). Nel settore dei Servizi di alloggio e ristorazione, presente con il 3% delle denunce, secondo l’ultimo report i più colpiti (81% dei casi) sono i lavoratori impiegati nella ristorazione.

La gestione per conto dello Stato (amministrazioni centrali dello Stato, scuole e università statali) passa dalla percentuale dello 0,6 dell’ultima rilevazione a quella dello 0,7% dei casi registrati; l’Agricoltura riporta sempre lo 0,1% delle denunce.

Infermieri, operatori sanitari e medici le professioni più colpite. L’analisi per professione evidenzia sempre la categoria dei tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti ecc.) come quella più coinvolta da contagi, con il 37,6% delle denunce complessive, il 77,4% delle quali relative a infermieri mentre il 7,7% riguarda assistenti sanitari.

Seguono le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (28,3% delle denunce complessive, di queste il 99,7% riguardano gli operatori socio-sanitari); i medici (8,5%); le professioni qualificate nei servizi personali e assimilati con il 5,4% delle denunce (di queste l’84,9% provengono da operatori socioassistenziali) e con il 4% delle denunce il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (di queste il 72,1% sono di ausiliari ospedalieri, il 15,3% di ausiliari sanitari e portantini e il 8,2%di inservienti in case di riposo).

Quasi il 92% dei decessi riguarda il settore della Sanità e assistenza sociale, i più colpiti medici, infermieri e operatori sanitari.

Quattro contagiati su 10 nella fascia di età 50-64 anni. Pressoché stabile la ripartizione delle denunce per classe di età e genere: il 42,9% dei casi denunciati è concentrato nella fascia di età 50-64 anni, seguita da quella 35-49 anni (37%) e 18-34 (18,4%); il 76,8% dei contagiati sono donne e il 23,2% uomini.

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