Coldiretti Piemonte, nucleare: “Dare priorità alla vocazione agricola dei nostri territori”

“La scelta deve tutelare la vocazione dei territori della nostra Regione. Un’agricoltura green, variegata, che punta sempre più a progetti di filiera volti a valorizzare i prodotti locali, al biologico, alla difesa e alla tutela della biodiversità e sostenibilità. Le necessarie garanzie di sicurezza vanno anche accompagnate ad una forte attenzione al consumo di suolo evitando nuovi insediamenti con il riutilizzo e la bonifica di aree industriali dismesse”.

E’ quanto commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale nel sottolineare l’importanza di un processo trasparente per la necessaria messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, in riferimento alla pubblicazione della Carta nazionale delle 67 aree potenzialmente idonee (Cnapi).

In Piemonte sono state individuate 8 aree, 2 nella provincia di Torino e 6 in quella di Alessandria. Dopo sei anni, è stato pubblicato dalla Sogin, società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari, l’elenco delle aree italiane, individuate come quelle che potenzialmente, potranno ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Sono 67 zone che soddisfano 25 criteri stabiliti 5 anni fa e riportati nella Cnapi, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee.

“L’allarme globale provocato dal Coronavirus – concludono Moncalvo e Rivarossa – ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che vanno difese e valorizzate per difendere la sovranità alimentare e creare nuovi posti di lavoro. In Piemonte il consumo di suolo complessivo è di circa 175.000 ettari pari quindi al 6,9% della superficie totale regionale che è di 2.540.000 ettari. La continua espansione di superfici artificiali, a lungo andare, rischia di avere pesanti conseguenze su più fronti, oltreché possibilità di non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento alimentare, in un momento peraltro di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali”.