Caldaie a gas a camera aperta: è ancora possibile installarle?

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Una volta usciti dai confini delle zone densamente abitate, come le grandi città e i paesi di provincia più sviluppati, il quadro delle condizioni relative agli impianti di riscaldamento cambia radicalmente. Nei grandi centri urbani, infatti, la maggior parte dei proprietari di immobili di vecchia data ha dovuto provvedere ad eseguire i dovuti interventi di ristrutturazione per adeguare i fabbricati alle nuove normative che regolano le emissioni dei fumi di combustione e la sicurezza degli impianti.

Non è più permesso installare impianti con scarichi a parete, per esempio, quindi sia nei condomini sia nelle singole unità immobiliari occorre necessariamente realizzare un sistema di scarico dei fumi a tetto; anche le caldaie devono possedere determinati requisiti, altrimenti i proprietari degli immobili corrono il serio rischio di incorrere in pesanti sanzioni da parte degli enti preposti a verificare che le normative siano rispettate.

La situazione, invece, si fa più complessa per i proprietari e per gli inquilini di immobili situati in zone a scarsa densità demografica e in aree rurali o montane, in quanto il contesto in cui si colloca l’abitazione limita notevolmente le possibilità di scelta riguardo il tipo di impianto da installare. In questi casi le caldaie a gas a camera aperta, nonostante siano state dichiarate non più a norma già da molto tempo ormai e in virtù delle ampie zone grigie a livello legislativo, rappresentano ancora l’unica alternativa viabile in caso di sostituzione o nuova installazione. Per quanto tempo ancora, però, potrà durare questo stato di cose? E che futuro si prospetta per coloro che hanno ancora in casa una caldaia a gas a camera aperta?

L’aerazione e lo scarico dei fumi

La canna fumaria, la sua posizione e le sue caratteristiche giocano un ruolo chiave nelle limitazioni imposte alle caldaie a camera aperta; infatti esistono norme che sanciscono l’obbligatorietà dello scarico a tetto, ciò nonostante la legge prevede delle deroghe in determinati casi, come per esempio l’impossibilità tecnica di realizzare lo scarico a tetto oppure di accedere a una canna fumaria comune. Anche nel caso in cui si verifichino le condizioni ideali per ottenere l’autorizzazione a installare la caldaia a camera aperta, però, permangono comunque delle restrizioni per quanto riguarda la sua collocazione specifica.

Questo tipo di caldaie, infatti, prelevano l’aria necessaria a bruciare il gas direttamente dall’ambiente in cui vengono installate, e siccome la camera dove avviene la combustione è appunto aperta, il monossido di carbonio prodotto viene liberato nello stesso ambiente da cui viene prelevata l’aria, di conseguenza quest’ultimo deve essere ben aerato.

Oltre all’obbligo di collegare la caldaia alla canna fumaria per consentire l’espulsione dei fumi di combustione, quindi, nel caso in cui si sia impossibilitati all’installazione esterna la legge consente l’installazione della caldaia in cucina, o nel bagno, ma costringe a praticare delle aperture di ventilazione che possano garantire l’opportuno ricambio di aria nel locale.

La situazione attuale e il futuro delle caldaie a camera aperta

Una delle ragioni principali per cui le caldaie a camera aperta sono ancora richieste sul mercato è legata al fatto che la rete di distribuzione del metano non copre ancora l’intero territorio nazionale; questa problematica, come accennato in precedenza, colpisce soprattutto le aree rurali e quelle a scarsa densità di popolazione.

Le caldaie a gas a condensazione hanno il pregio di consumare meno e di essere meno inquinanti, come si può vedere anche su questo sito web, ma sono progettate per essere alimentate esclusivamente a metano; la loro conversione a GPL, oppure ad aria propanata a seconda dei casi, richiede l’utilizzo di un kit che va a incidere ulteriormente sulle spese di acquisto e installazione.

La caldaie a camera aperta, invece, hanno il pregio di essere disponibili a prezzi inferiori e di poter essere alimentate a GPL senza essere costretti a eseguire costose modifiche. La loro reperibilità sul mercato, però, è in costante calo perché la maggior parte delle ditte che operano nel settore termotecnico, in seguito alla “messa al bando” di questa particolare tipologia di impianto hanno smesso di produrle e si sono concentrate esclusivamente sui modelli a condensazione.

Le caldaie a camera aperta che si trovano ancora in commercio, quindi, sono i modelli rimasti dalle giacenze di magazzino di produttori e rivenditori, ed eventualmente quelli prodotti da ditte situate in Paesi extra-europei dove ancora non sono entrate in vigore leggi che vietano l’installazione di questo tipo di caldaia, le quali però, non sono in grado di offrire alcuna garanzia riguardo la successiva manutenzione e l’assistenza tecnica in caso di guasti improvvisi.

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