In giornata la firma del nuovo Dpcm: niente spostamenti a Natale e Capodanno

Sarà il nuovo Dpcm ratificato oggi dal Governo a stabilire le regole che influenzeranno la vita degli italiani nel periodo delle feste di Natale e oltre. Il decreto legge approvato ieri dal governo, oltre a fissare la stretta sugli spostamenti tra regioni e comuni, costituisce la “cornice normativa” che permette a Conte di applicare nuove restrizioni che potranno restare in vigore fino a 50 giorni e derogare al sistema della divisione in tre fasce di rischio che rimarrà comunque in piedi.

Ecco cosa è previsto nel decreto legge approvato ieri:
dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021 saranno vietati gli spostamenti tra Regioni diverse (compresi quelli da o verso le province autonome di Trento e Bolzano), ad eccezione degli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute;
il 25 e il 26 dicembre 2020 e il 1° gennaio 2021 saranno vietati anche gli spostamenti tra Comuni diversi, con le stesse eccezioni (comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute);
sarà sempre possibile, anche dal 21 dicembre al 6 gennaio, rientrare alla propria residenza, domicilio o abitazione;
dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021 sarà vietato spostarsi nelle seconde case che si trovino in una Regione o Provincia autonoma diversa dalla propria. Il 25 e 26 dicembre 2020 e il 1° gennaio 2021 il divieto varrà anche per le seconde case situate in un Comune diverso dal proprio.
Infine, le nuove norme stabiliscono che i DPCM emergenziali, indipendentemente dalla classificazione in livelli di rischio e di scenario delle diverse Regioni e Province autonome, possano disporre, nel periodo dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021, su tutto il territorio nazionale, specifiche misure tra quelle già previste elencate dalle norme primarie.

Di seguito alcune anticipazioni su quanto prevederà il Dpcm con alcuni punti che saranno ancora oggetto di confronto con le Regioni.

Deroghe sugli spostamenti?
E’ sulle eccezioni che il governo si sta ancora confrontando. Tra gli appelli arrivati dalle Regioni c’è quello di consentire almeno i ricongiungimenti tra familiari nel periodo di Natale. Il paradosso generato dal decreto legge, ricordato anche da Toti, è che genitori e figli residenti in comuni adiacenti non potrebbero riunirsi nemmeno il 25 dicembre. La possibilità di visitare i parenti stretti potrebbe essere quindi inserita tra le “ragioni di necessità”. Di seguito le altre anticipazioni emerse finora.

Il cenone
Fermo restando che il governo non può intervenire su quello che accade nelle abitazioni private, il Dpcm conterrà una “forte raccomandazione” a limitare il numero di persone non conviventi nella stessa abitazione, probabilmente non più di dieci.

Il coprifuoco
Sarà confermato il divieto di spostamento dalle 22 alle 6 in tutta Italia, anche alla vigilia di Natale e nella notte di San Silvestro. Nessuna deroga per la messa di mezzanotte che probabilmente verrà anticipata alle 20 con una disposizione della Cei.

Bar e ristoranti
Rimarranno in vigore le stesse regole valide oggi: via libera alla somministrazione solo nelle regioni in zona gialla, chiusura alle 18, asporto fino alle 22. Non dovrebbero esserci ulteriori strette sui pranzi di Natale e Santo Stefano mentre si parla con insistenza di uno stop ai ristoranti degli hotel nella sera del 31 dicembre per evitare veglioni “clandestini”.

Scuola
Una parte della maggioranza di governo insiste per il ritorno sui banchi alle superiori già dal 14 dicembre, ma alla fine dovrebbe prevalere la linea delle Regioni che chiedono una proroga della chiusura fino alle vacanze natalizie per poi riaprire il 7 gennaio dopo aver affrontato il nodo del trasporto pubblico.

Impianti sciistici
Nessuna indulgenza, gli impianti rimarranno chiusi nonostante governatori e operatori del settore avessero proposto un pacchetto di linee guida per prevenire il contagio. Salta anche l’ipotesi di un coordinamento europeo per evitare la concorrenza sleale di altri Paesi: ognuno deciderà per sé. Per questo si potrebbe decidere per la chiusura delle frontiere verso Paesi confinanti dove gli impianti sono aperti, ad esempio la Svizzera. Rimarranno però aperti gli alberghi di montagna.