Ritardi nelle comunicazioni e giostra delle supplenze: le difficoltà delle scuole astigiane

Protocolli, regolamenti, distanzamenti, didattica integrata, mascherine: gli istituti comprensivi hanno impostato tutto per far fronte all’emergenza sanitaria.
Quando però il virus “riesce ad entrare” negli edifici scolastici la macchina organizzativa inizia ad incepparsi: molti i problemi da affrontare e di non facile soluzione. Questo è quanto sta emergendo anche in molti plessi astigiani.

Sono principalmente due le criticità: i ritardi delle risposte da parte dell’Asl con cui si ufficializza la sospensione dell’attività didattica per le classi e la difficoltà a trovare supplenti.

Comunicazioni alle famiglie e sospensione attività didattica

“Quando il referente Covid del plesso viene messo a conoscenza della positività di uno studente o di un insegnante, lo comunica all’ASL – spiega ad esempio Claudia Cerrato, dirigente scolastica dell’IC di Castell’Alfero, dove, nelle ultime settimane, diverse sono le classi che sono state messe in quarantena, ultime in ordine di tempo le primarie di Frinco e Cinaglio – Spetta all’ASL decidere di sospendere la didattica di quella classe o di quel plesso. Non è la scuola che può decidere”.

E qui arriva il primo intoppo. La risposta da parte dell’Asl infatti arriva anche dopo diversi giorni. “I ritardi nelle risposte Asl sono inevitabili e motivati dal numero di richieste che arrivano in questo periodo – continua comprensiva Cerrato – L’Asl di Asti ha messo a disposizione della scuola numeri dedicati e un indirizzo mail. I canali di comunicazione tra Asl e scuola sono aperti in qualsiasi momento, di giorno, di notte e nei fine settimana e i rapporti sono sempre di massima collaborazione e disponibilità”.
Rimane però il fatto che il periodo di tempo in attesa della comunicazione ufficiale è troppo lungo. In questi casi vengono comunque informate le famiglie e, nel caso di piccoli comuni, il sindaco può intervenire decidendo di chiudere la scuola.

La giostra delle supplenze

Un’altra difficoltà è reperire insegnanti per sostituire gli assenti.

“La segreteria effettua numerose chiamate, ma non è facile trovare persone disponibili” evidenziano ancora dall’IC di Castell’Alfero. A stare a casa tra l’altro sono insegnanti che non è detto che abbiano il Covid19, ma che hanno solo sintomi riconducibili e che quindi per precauzione decidono di non andare a lavoro. “La scuola ha difficoltà nell’individuare supplenti per pochi giorni in quanto la maggior parte delle persone in graduatoria si dichiarano non disponibili per supplenze così brevi”.

Anche con la didattica a distanza la situazione si complica. I docenti in quarantena, se stanno bene, continuano il loro lavoro da casa collegandosi con le classi in presenza o in DAD. “E’ una modalità preferibile rispetto alla nomina di un supplente che non avrebbe il tempo di inserirsi dovendo prendere dimestichezza con le piattaforme online utilizzate”.
“Il lavoro del personale scolastico si complica ulteriormente a causa delle normative che sono in continuo divenire” evidenzia infine la dirigente Cerrato.

Tra queste la norma, discutibile ma che può risolvere il problema della mancanza di docenti e di supplenti, secondo cui dopo venti giorni dal primo tampone positivo si può tornare a lavoro anche se il paziente non si è ancora negativizzato. Alla base c’è l’idea che dopo questo lasso di tempo la carica virale è molto bassa e difficilmente trasmissibile.