Piemonte, grande adesione allo sciopero degli infermieri e dei professionisti della sanità

Tutte le province del Piemonte hanno risposto con una altissima adesione di infermieri e professionisti della sanità allo sciopero indetto dal Nursing Up, sindacato degli Infermieri e delle professioni sanitarie, durato 24 ore a partire da lunedì 2 novembre a partire alle ore 7 di mattina.

L’agitazione a carattere nazionale ha visto in contemporanea un flash mob di protesta nella centrale piazza Castello di Torino, davanti agli uffici della Prefettura, con il segretario regionale Nursing Up Claudio Delli Carri che è salito dal Prefetto per illustrare le regioni di infermieri e professionisti della sanità.

“Siamo stufi di essere chiamati eroi e poi sistematicamente dimenticati. Sono parole al vento perché la verità è che il Governo non ha fatto nulla per evitare che si arrivasse a questo gesto estremo” noi pretendiamo rispetto” uno degli slogan dei manifestanti.

Come detto, molto alta è stata l’adesione di tutte le province piemontesi con centinaia di colleghi infermieri e professionisti della sanità che hanno incrociato le braccia nelle loro aziende o che hanno raggiunto a Torino per protestare nel rispetto di tutte le regole di sicurezza e del distanziamento. Una protesta dignitosa che, inoltre, ha come sempre rispettato tutte le urgenze non interrompendo servizi essenziali.

Un successo che denota ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, come la misura e la pazienza di infermieri e professionisti della sanità sia davvero al limite.

Il Segretario Regionale Nursing Up Piemonte, Claudio Delli Carri, esprime grande soddisfazione per la partecipazione di centinaia di infermieri alla giornata di agitazione: “Si è trattato di una giornata molto importante, nella quale abbiamo inviato un segnale chiaro sia al governo regionale che a quello nazionale. Per questo, non possiamo che ringraziare i tantissimi colleghi che hanno deciso responsabilmente di partecipare alla giornata di sciopero. Noi abbiamo il dovere di far sentire la nostra voce in un contesto in cui, per troppo tempo, il nostro lavoro, il nostro ruolo e la nostra condizione contrattuale e retributiva è stata data per scontata.

Dobbiamo ancora una volta ripetere che abbiamo la necessità di provvedere a nuove assunzioni, subito, con contratti dignitosi, di almeno tre anni, e non per due o tre mesi. La nostra dignità non può essere costantemente irrisa da promesse, parole e rassicurazioni mai mantenute su contratti, su aumenti strutturali delle buste paga, e sul ruolo degli infermieri. Noi pretendiamo: un maggiore coinvolgimento nelle scelte organizzative;
una contrattazione che porti una volta per tutte ad un adeguamento strutturale del nostro stipendio; pretendiamo maggiore sicurezza sul lavoro (che non si ripeta lo scandalo dei dispositivi di protezione); il riconoscimento della malattia professionale;
l’imprescindibile necessità di assunzioni con contratti a tempo indeterminato o a tempo determinato per almeno tre anni in modo da creare turnazioni che siano gestibili.
La straordinaria partecipazione dei colleghi alla nostra giornata di agitazione dimostra come la necessità di una maggiore dignità sia sentita e diffusa. Incrociare le braccia non è stato un segno di resa, ma una ribellione responsabile verso chi irresponsabilmente non ha ascoltato le nostre giuste rivendicazioni. Da oggi riprendiamo a testa alta il nostro lavoro, consci dell’importanza del nostro ruolo, ancora di più oggi che la lotta al contagio in questa seconda ondata in costante aumento pare impervia. Consapevoli però anche che con il nostro gesto, composto, responsabile e rispettoso di tutte le regole, abbiamo ancora una volta sottolineato quale sia la vera natura degli infermieri.

Perché le istituzioni inizino a considerarci come professionisti ed a rispettarci come tali”.