Covid, crisi e complotti: intervista a una soccorritrice della Croce Verde di Asti positiva al virus

“Sentivo i polmoni come fossero avvolti nel cellophane. Facevo fatica a respirare e ho avuto molta paura”.
Fiorella Carpino, classe 1985 residente a Cunico, è soccorritrice 118 alla Croce Verde di Asti. Le ultime settimane le ha passate chiusa in casa. Positiva al Covid ha avuto tutti i sintomi riconducibili alla malattia: male alle ossa, stanchezza, perdita di gusto e olfatto, problemi a livello respiratorio, tosse, febbre.
Non ha avuto bisogno di ricovero, ma è stata male. “E’ stato devastante. La stanchezza e i dolori me li sto ancora trascinando – commenta Fiorella che, sintomatica dal 31 ottobre, è ancora positiva – Per il mio lavoro sapevo benissimo cosa significa ammalarsi di Covid, ma provarlo sulla propria pelle è un’altra cosa”.

Come ritieni la situazione attuale?
A causa di un infortunio precedente alla malattia, sono a casa da diverse settimane. La percezione che avevo e che è confermata dai colleghi e dal mio compagno [anche lui soccorritore 118 e risultato anche lui positivo al Covid19 NdR] è che sia peggio adesso che a marzo e aprile.

E’ una banale influenza?
Una persona che prende il Covid senza sintomi capisco che possa pensare che tutto questo parlare sia esagerato. Ma non tutti si ammalano allo stesso modo. C’è molta gente come me che sta male e addirittura chi rischia la vita perché ha il corpo già in deficit immunitario per altre patologie. Non è una normale influenza. Devo ammettere che mi dispiace molto quando sento dire che è tutto falso, che il Covid non esiste.

Molti, i cosiddetti negazionisti, ritengono che sia tutta una montatura
Lo so. Mi sono scontrata spesso con questo tipo di persone sui social. Sono una cui piace confrontarmi e parlare. Ad un certo punto però ci ho rinunciato. Tanto loro non cambiano la loro idea iniziale. Questo però significa negare l’evidenza. I morti ci sono stati. Gli ospedali sono davvero al collasso. Non riesco a capire come si faccia a negare. E’ una mentalità che non capisco. Non è il Covid che non esiste è il loro mondo fatto di complotti e montature che non esiste.

L’impressione è che anche voi soccorritori e in generale tutto il personale medico ed infermieristico da eroi vi siate trasformati in “complottisti”.
L’estate ha portato una netta cesura. Lo scorso inverno il virus è arrivato all’improvviso. Eravamo tutti impreparati e in quel frangente il personale sanitario è stato esaltato. Poi con l’estate il virus ha perso la sua carica virale e le persone si sono illuse di aver superato il problema anche se si sapeva che sarebbe arrivata una seconda ondata. Adesso però la gente è stanca. Non ne vuole più sapere. C’è chi nega l’esistenza stessa del virus e anche noi sanitari siamo diventati parte di un fantomatico complotto. Alcuni addirittura ci accusano di  non avere il diritto di lamentarci dal momento che percepiamo uno stipendio. Dicono che siamo fortunati. Ma credetemi lavorare in certe situazione non è un bel lavorare.

A proposito di estate, pensi che la causa di questa seconda ondata sia da ricercare nei comportamenti estivi?
Non posso giudicare i comportamenti estivi. Sicuramente ci siamo tutti un po’ accomodati. Molti pensavano fosse passata poi bisognava dare una accelerata all’economia. Siamo tornati troppo velocemente alla normalità e ora la stiamo pagando tutti. Il virus non è debellato, non è morto. Sapevamo che la seconda ondata sarebbe arrivata. Ma di nuovo ci ha colti impreparati.

Molti percepiscano i divieti, le regole, le restrizioni come una minaccia alla propria libertà. Ti sei data una spiegazione per questo atteggiamento?
Non stiamo parlando di una dittatura, dove ti vengono negati diritti perché sei parte di un gruppo etnico o hai una particolare religione. Dobbiamo sottostare a delle limitazioni per il bene di tutti. Non mi sento minacciata, non reputo che la mia libertà sia minacciata. Alla base di questa idea credo ci sia un fattore economico. Prima si era alle prese con l’emergenza sanitaria ora bisogna affrontare il contraccolpo economico. Probabilmente io stessa avessi perso il lavoro la vedrei in un altro modo, ma difficilmente negherei l’esistenza del virus.

In realtà tu oltre che soccorritrice sei anche attrice, ballerina e cantante. Come artista, quindi, anche tu sei stata colpita dalle chiusure
La cultura è stata la prima ad essere colpita. Prima ancora di chiudere bar e ristoranti hanno chiuso i teatri. Per il mondo della cultura e per chi vive di cultura è stato un duro colpo. Molti pensano che questo lavoro non sia un vero mestiere, ma ci sono famiglie che ci vivono. Nell’estate ci eravamo messi in regola con rappresentazioni all’aperto. Io ho collaborato con Arte e Tecnica di Asti. Gli artisti hanno avuto la prontezza di cambiare e rinnovarsi stravolgendo il proprio modus operandi. I nostri spettacoli erano proposti in sicurezza: sapevamo quante persone al massimo avrebbero potuto partecipare, i nominativi venivano registrati in modo che tutti fossero tracciabili, venivano messe in atto le procedure di igienizzazione  sanificazione. Il mondo della cultura è quello più facilmente controllabile. Ma le associazioni culturali che in estate  hanno cercato di risollevarsi, ora hanno avuto la botta finale. Non solo gli spettacoli, ma anche i corsi, le scuole di teatro sono chiuse. La maggior parte degli attori vive di insegnamento. Si è provato a fare il teatro online ma il teatro è fatto di sguardi di contatto che non può avvenire tramite uno schermo.

In questa situazione si riescono a fare progetti per il futuro?
Gli artisti si reiventano sempre. E’ il loro mestiere. Molti dei miei colleghi artisti sono però in seria difficoltà. Ci sono stipendi da pagare, costi da sostenere. L’unica cosa che possiamo fare ora è puntare su una programmazione primaverile. Io come artista sto provando a guardare al futuro. Sto scrivendo un testo e sperimentando nuove idee. Io comunque sono in una posizione privilegiata avendo anche un altro lavoro. Ho infatti rinunciato all’indennità da artista. Molti miei colleghi invece sono al crollo emotivo oltre che economico. Siamo nella situazione del cane che si morde la coda: se si apre, il virus gira più facilmente, se si chiude tutto fallisce. Non è semplice, ma una cosa è certa: il virus esiste e ci vorrà ancora del tempo per debellarlo.