Asti, lettera aperta della CGIL sulle politiche abitative

La scorsa settimana la CGIL di Asti ha inviato ai Parlamentari astigiani, al Sindaco ed all’Assessore al Welfare del Comune di Asti, una lettera aperta, che riportiamo qui di seguito, sul tema della casa e degli sfratti per morosità incolpevole.

“Come CGIL riteniamo che, in questi drammatici momenti, sia assolutamente necessario emanare una norma che impedisca l’allontanamento degli inquilini in caso di morosità incolpevole, al fine di consentire una seria discussione sul tema della casa come bene comune che: attraverso nuovi investimenti in edilizia popolare, la creazione di un fondo per il sostegno agli affitti, una verifica degli alloggi sfitti ed una verifica delle nuove e vecchie esigenze sui temi abitativi, crei le condizioni per una nuova politica abitativa nell’intero Paese” Luca Quagliotti Segretario Generale CGIL Asti.


Oggetto: Lettera aperta. Intervenire contro gli sfratti.

“La Caritas italiana, sempre attenta al tema delle nuove e vecchie povertà, ha recentemente pubblicato il dossier “Casa, bene comune”. Alcuni dati.
Quattro milioni di under 40 restano in famiglia perché non possono permettersi di pagare un affitto e avere una casa.
Durante il Covid le persone senza dimora sono state impossibilitate a rispettare l’ordine di stare a casa e si sono dovute arrangiare come possibile, nelle strutture di prima accoglienza o in strada.

Anche tra chi una casa ce l’ha, le differenze sono state enormi. Stare reclusi per due mesi in un monolocale sovraffollato non è la stessa cosa che restare in una casa ampia e luminosa. Per non parlare delle difficoltà di connessione di alcune zone del nostro paese, con conseguente difficoltà (impossibilità) ad accedere alla didattica a distanza.
La cosiddetta ‘sofferenza abitativa’ in Italia non è un’emergenza, è un dato costante e strutturale, come dimostra un ulteriore dato: il 90 % delle sentenze di sfratto sono dovute alla cosiddetta ‘morosità incolpevole’. In sostanza, non si paga l’affitto perché non si hanno le risorse economiche per farlo. Si sta parlando non solo delle tradizionali fasce deboli, ma anche di chi, pur disponendo di un lavoro quindi di un reddito, fatica ad accedere al mercato degli alloggi o a sostenere le spese connesse all’abitazione.

Le conseguenze economiche della pandemia non potranno che aggravare questo quadro. Cgil-Cisl-Uil sono riuscite a far prorogare il blocco dei licenziamenti, ed è stato un ottimo risultato. Il blocco degli sfratti scade invece a fine anno, praticamente domani. Dal prossimo anno potrebbe quindi aprirsi un problema sociale di assai difficile gestione. E’ necessario intervenire rapidamente, in modo coraggioso e innovativo, sia a livello nazionale che a livello locale, reperendo risorse e coinvolgendo una pluralità di attori. Le misure potrebbero essere molte, da quelle più tradizionali come il sostegno al fondo affitti o la rivitalizzazione dell’edilizia residenziale pubblica, ad altre che andrebbero pubblicamente discusse. A titolo esemplificativo, un censimento degli alloggi pubblici e privati sfitti, invenduti e abbandonati, in modo da poter mettere in campo misure dissuasive nei confronti di chi lascia l’immobile inutilizzato e premiare chi sceglie di mettere a disposizione alloggi a canone concordato. Oppure l’elaborazione di specifici regolamenti di edilizia sociale al fine di promuovere percorsi di autorecupero e autocostruzione, coinvolgendo la società civile, promuovendo l’empowerment e favorendo l’inclusione sociale con una regia pubblica efficace e attiva. O anche il coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti per accendere mutui agevolati a favore dei Comuni per acquisto alloggi da destinare all’edilizia sociale.

Senza dimenticare che sono cambiate le esigenze delle persone: nuclei mono genitoriali, persone disabili che perseguono progetti di vita indipendente, persone che decidono di condividere una casa senza essere una coppia o una famiglia.

Né stiamo pensando unicamente agli inquilini, ma anche a chi ha contratto un mutuo con una banca per acquistare la sua casa, e che potrebbe rischiare il pignoramento o l’obbligo a svendere la propria abitazione. Anche costoro sono meritevoli di tutela.
La città di Asti non è certamente indenne da questi problemi, anzi è considerata Comune ad alta tensione abitativa.
Chiediamo con forza ai Parlamentari del territorio di farsi portavoce di questa sofferenza e di concorrere all’individuazione di soluzioni idonee.
Chiediamo al Comune di Asti di porre il tema in sede Anci e di attivarsi da subito per quanto di sua competenza.
Ricordiamo che il diritto all’abitazione è tutelato da una molteplicità di Trattati internazionali nonché dalla Costituzione Italiana, ed è requisito indispensabile per l’inclusione sociale e per l’emancipazione delle persone.

Ringraziando per l’attenzione inviamo i nostri migliori saluti.”
Il Segretario Generale
CGIL Asti
Luca Quagliotti