Il Cerchio magico: “See her, be her”

C’è un bellissimo progetto, molto attivo sui social, chiamato #SEEHER, voluto da un’associazione americana di pubblicitari e finalizzato a superare la discriminazione di genere nei media, nella pubblicità e nello spettacolo. Il loro motto è “if you can see her, you can be her” ovvero “se puoi vederla, puoi diventare lei” e offre alle bambine modelli femminili nei quali identificarsi per crescere nell’autostima e nella determinazione a raggiungere i propri obiettivi.

Nelle loro campagne si mettono ad esempio una accanto all’altra Naomi Osaka e Serena Williams, alla quale la Osaka si è sempre ispirata, oppure giovani donne del mondo dello spettacolo forti e carismatiche come Zendaya o Taylor Swift. Io amo molto questo genere di azione, perché ritengo vero che la rappresentazione conti e che avere davanti donne forti e determinate, bellezze diversificate e non convenzionali, donne impegnate in carriere scientifiche e tecnologiche sia importante per le bambine che stanno crescendo. Quando ero bambina io, le donne che vedevo nei telefilm e nelle pubblicità erano sempre bellissime e seducenti, un passo indietro rispetto agli uomini e anche nella mia serie preferita, tutta al femminile, le Charlie’s angels, le stupende e fortissime protagoniste erano di fatto gestite da un uomo nell’ombra, un po’ come pupazzetti.
Oggi abbiamo moltissime protagoniste ragazze e donne in tv, al cinema, nella pubblicità e si tratta di ragazze con incarnati di diversi colori, con taglie diverse, con il diastema e con gli occhiali. E questo è decisamente un bene perché, ne sono convinta, rappresenta un passo nella direzione giusta, cioè quella di restituire alle donne il diritto di esistere non soltanto come corpi desiderabili dai maschi.
Eppure quando recentemente ho visto questa foto sul profilo instagram di #seeher, sono rimasta interdetta:

vanity fair gal godot

La bellissima Gal Gadot (già wonder woman e futura Cleopatra) fotografata da Vanity Fair mentre esce dall’acqua con un tubino rosso, dichiara “una delle cose più grandi che credo è che puoi sognare di diventare qualcuno o qualcosa solo dopo che l’hai visto visivamente”… ecco, su questo mi sono bloccata un attimo.

La prima, evidente, è che qualcuno che muova i passi per primo deve necessariamente esserci, non possiamo essere tutti soltanto emuli di qualcun altro e anzi non è da auspicare; ma la seconda – forse meno edificante – è che per quanto l’esempio sia importantissimo, occorre sempre ricordare alle nostre giovani che non è vero che possiamo essere qualunque cosa, non è così. L’unica cosa che possiamo essere è noi stesse, noi stessi e non solo nel senso che io mai avrei potuto essere Gal Gadot (purtroppo), ma anche che misurare i miei risultati su quelli di un’altra persona difficilmente è una buona idea. Confrontarsi significa immancabilmente iniziare a soffrire ed è una sofferenza non costruttiva, anzi è la sofferenza di Caino che interpreta la sua differenza dal fratello come una minorità.

Allora mi sembra utile dire che la rappresentazione è importante, ma ben più importante è il lavoro sulla crescita individuale, sulla scoperta progressiva dei propri talenti, che non sono tanto – come spesso si tende a credere – singole e specifiche capacità, ma l’insieme armonico delle nostre conoscenze, competenze, passioni: quelle che siamo in grado di mettere a frutto per il bene nostro e degli altri. E che tenerle insieme è spesso più importante e più sfidante che portarne uno alle estreme conseguenze, puntando tutto su quello: prima di tutto perché perderemmo l’equilibrio, come un tavolo con una gamba sola, ma anche perché se considero solo la mia voce o la mia penna o la mia capacità di fare un salto triplo, sicuramente ci sarà presto o tardi qualcuno che l’avrà migliore o che lo farà meglio e allora rischierò di non sapere più chi sono.

Invece nel “tenersi insieme”, nel conoscersi e accompagnarsi complessivamente che si testimonia la realizzazione… in fondo è questo che cerchiamo anche nei nostri modelli e nei modelli che vogliamo dare alle nostre figlie. Qui c’è una possibilità davvero unica di fare qualcosa di buono per il mondo e magari anche la speranza di starci meglio in questo mondo.

Paola Lazzarini

Il Cerchio Magico: Donne violate, dove cercare la speranza