Coldiretti Piemonte: “Cinghiali, numeri troppo alti: a rischio raccolti e sicurezza stradale”

Per quasi 7 italiani su 10 (69%) ci sono troppi cinghiali che spadroneggiano in città e campagne, mettono a rischio la sicurezza delle persone, causano incidenti stradali con morti e feriti, devastano i raccolti e sono potenziali diffusori di epizoozie. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè in riferimento a una delle specie più endemiche in Italia che ha raddoppiato la propria popolazione da nord a sud del Paese negli ultimi dieci anni superando la soglia dei 2 milioni di esemplari, protagonisti di una escalation di incidenti, aggressioni, incursioni fino dentro le aree urbane dove sono arrivati a invadere vie e giardini pubblici alla caccia di cibo in mezzo ai rifiuti.

In Piemonte è solo di inizio mese l’ennesimo grave incidente che è costato la vita, sull’autostrada A26, a due giovani, ma altri ne sono avvenuti di recenti in regioni limitrofe.

“Basti pensare che nella nostra Regione, infatti, negli ultimi 6 anni si sono registrati 7.000 incidenti causati dalla fauna selvatica con una media pari a circa 1.200 incidenti l’anno, ma con la tendenza ad aumentare – evidenziano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Una situazione arrivata al limite tanto che più di 8 italiani su 10 (81%), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti incaricando personale specializzato per ridurne il numero. Alla luce di tutto ciò è chiaro che i piani di contenimento messi in atto non sono sufficienti e che così è insostenibile per gli imprenditori agricoli, ma anche per i cittadini la cui sicurezza non è assolutamente preservata. Vista la gravità, abbiamo acceso i riflettori sulla questione durante il Consiglio di Coldiretti Piemonte a cui hanno partecipato il governatore, Alberto Cirio, ed il vicepresidente, Fabio Carosso, perché davvero non c’è più tempo da perdere. Dal prolungare eccezionalmente il periodo di caccia in forma non selettiva al potenziare il numero di guardie venatorie per l’attività di controllo, nonostante le restrizioni imposte dal Covid, fino ad occuparsi concretamente di coordinare il monitoraggio sui territori rispetto all’attuazione della caccia di selezione”.