CNA Cinema Piemonte, Renda: “Bene il ristoro, ma rimettiamo al centro le sale”

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Le sale cinematografiche sono state inserite nel Decreto Ristori che stanza un bonus di 1000 euro dopo la chiusura disposta con il DPCM dello scorso 24 ottobre.
“Non si tratta solo di disporre un risarcimento che sarà speso in gran parte per pagare le bollette. Questa è un’occasione per ripensare regole di mercato e il ruolo dei cinema”, così commenta gli ultimi provvedimenti nazionali Gaetano Renda, referente nazionale e regionale sale per CNA Cinema e Audiovisivo.

Le cifre sono chiare: da metà giugno a metà ottobre 2019, gli incassi delle sale ammontavano a circa 20 milioni contro i 4 milioni e mezzo dello stesso periodo del 2020. Con il Piemonte che conferma il “suo” 7% sul livello nazionale e passa così da 1,4 milioni di euro del 2019 a 280 mila euro nel 2020, segnando una perdita dell’80%.

“Le sale sono rimaste chiuse da marzo a metà giugno, ma per molte realtà la vera riapertura è stata il 27 agosto. Il problema è che ci siamo ritrovati senza film perché alcune major hanno privilegiato lo streaming, saltando in molti casi il passaggio nelle sale. Nel caso di Disney, addirittura, c’è stata la creazione di una piattaforma di diffusione in proprio e le nuove uscite saranno visibili esclusivamente lì e non sul grande schermo. È questo che io sottolineo quando parlo di revisione complessiva del nostro mercato. I nostri cinema sono luoghi di socialità, sicuri coi nuovi protocolli, luoghi di promozione culturali aperti dal pomeriggio alla notte e distribuiti su tutto il territorio, periferie comprese”, continua Renda.

Ecco perché il contributo del “ristoro” è considerato una boccata d’ossigeno, ma occorre per tutti gli operatori del cinema, un tavolo permanente col governo per discutere una politica più ampia.

“La chiusura delle sale, infine, è un segnale dannoso per la produzione perché soprattutto i produttori indipendenti hanno la percezione che con la chiusura di gran parte delle nostre sale di proiezione sarà difficile diffondere i loro lavori e questo potrebbe spingere a una riduzione della nascita di nuovi film. Anche noi, con gli altri lavoratori dello spettacolo dobbiamo promuovere una visione collettiva che vada oltre ai provvedimenti una tantum e che ci renda tutti meno invisibili”, conclude Renda.

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