Teatro: “Cuntè Munfrà” continua a Cerro Tanaro

Dopo la forzata pausa a causa dell’emergenza sanitaria, continua con il finire dell’estate lo spettacolo dal vivo che trova una delle sue espressioni più popolari dell’incontro sul nostro territorio con la rassegna “Cunté Munfrà – dal Monferrato al mondo” per continuare il suo percorso attraverso le stagioni, i tempi e i momenti rituali.

E’ una rassegna che si è affermata per la sua unicità ed attenzione alla valorizzazione e promozione della conoscenza del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte: in tal senso è stata riconosciuta negli ultimi anni come il miglior progetto regionale.

Teatro degli acerbi, cuntè Munfrà

Il prossimo appuntamento sarà sabato 5 settembre a Cerro Tanaro, in un posto molto particolare: l’ area golenale del sentiero naturalistico “La Luvetta”.
In questa ambientazione naturale, per piccoli gruppi di spettatori, ci sarà il nuovo spettacolo del Teatro degli Acerbi dal titolo “Il testamento dell’ortolano”, con protagonista Massimo Barbero, da un racconto di Antonio Catalano, eclettico artista, il poeta della meraviglia, il cantore delle piccole cose.

L’adattamento e la regia sono di Patrizia Camatel.
Due le rappresentazioni, alle ore 16,30 e ore 18,30 (su prenotazione obbligatoria: cell. 3392532921).
In caso di maltempo recupero domenica 6 settembre.
Il sapore è quello di una fiaba antica, ma i contenuti sono modernissimi, poiché si parla del legame di amore e cura per il Pianeta Terra, tema di grande attualità e importanza primaria.

Protagonista della storia è l’ortolano Adelmo, vissuto in quel passato prossimo in cui l’orto era fonte primaria di sostentamento famigliare. Egli ha ricevuto la terra dai suoi antenati, l’ha coltivata per tutta la vita; ha imparato dal padre, ma si è anche inventato il mestiere sperimentando ad ogni stagione, con buona pace di tradizioni e proverbi; ha maledetto la tempesta e la siccità; ha messo su famiglia e l’ha nutrita coi frutti della sua fatica. Il giorno in cui, infine, si sente vicino alla morte, si chiede che destino avrà il suo orto, nelle mani del figlio Michele.

Ricevere in eredità un pezzo di terra e attrezzi agricoli può essere gravoso. Ma se si entra per quel cancelletto sgangherato anche solo per fare pulizia, per il decoro del vicinato, si rischia di subire il fascino di quella variegata comunità di esseri viventi, che va avanti strenuamente anche nel disinteresse del novello proprietario.

L’orto può diventare così un luogo in cui specchiarsi, in cui ritrovare le vicende famigliari, in cui scoprire il legame plurimillenario tra l’umanità e la Terra, che dobbiamo tutelare come eredità comune e ancor più come fonte di vita. Insomma, l’orto è il luogo della Cura: là dove ci si prende cura della terra, e dove la terra cura il corpo e l’anima. Questo è il messaggio lanciato dall’ortolano, laborioso e bonario, filosofo e poeta a sua insaputa.

Teatro degli acerbi, cuntè Munfrà

E’ come un antico “cunto” popolare, in cui si narrano le gesta non di prodi cavalieri, ma di contadini in sella alla Lambretta, di peperoni magici esplosi in cielo come fuochi d’artificio, di balli a palchetto e lune di polenta…
Da sottolineare lo sforzo organizzativo dell’amministrazione di Cerro Tanaro, per proporre un programma culturale in sicurezza e come offerta per la collettività e per il pubblico.

Ingresso gratuito, posti predisposti secondo la normativa COVID-19.

La rassegna è promossa dall’Unione Colli Divini – nel cuore del Monferrato e della casa degli alfieri /Archivio Teatralità Popolare ed è sostenuta dalla Regione Piemonte, dai Comuni ospitanti, dalla Fondazione CRT e dalla Fondazione CRAsti.
La direzione artistica di Cuntè Munfrà è di Massimo Barbero per l’Archivio Teatralità Popolare di casa degli alfieri, l’ideazione è di Luciano Nattino.
www.archivioteatralita.it

I prossimi appuntamenti saranno ancora a Cerro Tanaro il 9 settembre con la commedia “Il cantiniere gentiluomo” del Teatro degli Acerbi e poi alla “Bertolina” a casa degli alfieri il 12 settembre con “La casa in collina” e il 27 settembre a Casorzo.