Il “frappage” al nocciolo per controllare la presenza di cimici asiatiche

Monitoraggio continuo sui noccioleti: la qualità del raccolto è proporzionale alla riduzione delle punture degli insetti

Con il “frappage”, di buon mattino, vengono prelevati direttamente nel corileto campioni con rami, foglie, nocciole e tutto quanto si portano con sé.

Il frappage consiste in una serie di azioni di scuotimento energico di porzioni della chioma di nocciolo per la determinazione della dinamica di popolazione dei principali insetti parassiti (Cimici, Balanino, Agrilo). I campioni prelevati e immediatamente chiusi in grandi sacchi, vengono poi analizzati dai tecnici Coldiretti rilevando l’incidenza percentuale di insetti dannosi presenti.

Con il caldo proliferano le cimici asiatiche. E questi sono i primi giorni dell’anno veramente con alte temperature. “Speriamo – sottolinea Diego Furia, direttore di Coldiretti Asti – che da quest’anno cominci effettivamente il trend di riduzione di questo fastidioso insetto. Per ora il fenomeno è ancora contenuto, ma negli anni passati, compreso l’anno scorso, nei centri abitati anche i cittadini furono costretti a barricarsi in casa con porte e finestre chiuse, mentre nelle campagne si aggiunsero i gravissimi danni provocati all’agricoltura”.

La “cimice marmorata asiatica” è infatti particolarmente insidiosa, in quanto si riproduce con il deposito delle uova almeno due volte all’anno, con 300-400 esemplari alla volta che con le punture rovinano i frutti rendendoli inutilizzabili, col rischio di compromettere seriamente parte del raccolto. Sono insetti insaziabili e si concentrano soprattutto su frutteti, meli, peri, kiwi, peschi, ciliegi, albicocchi, noccioli, sugli ortaggi e sulle piante da vivai, con danni che possono arrivare fino al 40% dei raccolti. Nell’Astigiano le attenzioni maggiori si concentrano sui noccioleti, coltura che in questi ultimi anni ha incrementato la sua presenza e, soprattutto, la redditività degli agricoltori. Riuscire a contrastare le punture di cimice asiatica sulle nocciole, significa una maggiore qualità e quindi un maggiore ritorno economico per i corilicoltori.

In questi giorni, in 15 siti della provincia di Asti, sono state lanciate le vespe samurai (nome scientifico: Trissolcus japonicus), antagonista naturale della cimice. “Ci vorranno almeno due annate agricole – specifica Antonio Bagnulo, responsabile dell’assistenza tecnica di Coldiretti Asti – prima di vedere i concreti risultati del lavoro di contenimento della cimice da parte delle piccole vespe. In ogni caso confidiamo sul fatto che le Samurai arrivano a dare manforte ad altre “vespette” simili, autoctone e già presenti sul nostro territorio, che stanno già lottando con le cimici asiatiche per riportare l’equilibrio naturale”.

Le stime indicano danni causati da cimici per 180 milioni di euro in Piemonte durante l’ultima annata, per un totale di 13.500 imprese coinvolte.

Sia l’immissione nell’ambiente del piccolissimo insetto di origini giapponese, sia la tecnica del frappage sono pratiche di “lotta biologica” alla cimice Marmorata, studiate dai tecnici e dalle università. “L’impegno è costante e non si abbassa mai la guardia – sottolinea Bagnulo – da fine primavera a tutto il periodo estivo i tecnici, in collaborazione con i corilicoltori, analizzano settimanalmente numerosi campioni prelevati con il frappage e provenienti dai noccioleti di tutti gli areali dell’Astigiano. In base a tale attività è possibile determinare in modo scientifico gli eventuali interventi di lotta commisurati all’effettiva situazione in campo”.

A favorire la lotta, all’apparenza impari degli agricoltori (e i produttori di nocciole in particolare) contro l’insetto venuto dall’est, c’è la consapevolezza da parte di Coldiretti Asti di aver concentrato la strategia grazie all’accordo di filiera con l’azienda dolciaria Novi con un contratto quinquennale. “Oggi – rileva Marco Reggio, presidente di Coldiretti Asti – siamo in grado di coordinare le azioni con almeno 200 corilicoltori che aderiscono all’accordo. E’ un bel vantaggio, sia per la ricerca che per la lotta alla cimice”.

Coldiretti Asti ha avuto modo di rilevare e aggregare anche i dati di questi ultimi quattro anni. “Sappiamo che la qualità delle nostre nocciole – sottolinea Luigi Franco, vice direttore di Coldiretti Asti – può aumentare proporzionalmente al minor danno provocato dalla cimice, ma anche la resa produttiva di questi anni è stata proporzionale al numero di frutti danneggiati dall’insetto. Per noi, fra l’altro, è uno sforzo organizzativo notevole controllare il cimiciato su tutte le partite di nocciole consegnate alla Novi”.

“Speriamo vivamente di aver raggiunto il picco massimo – rileva Furia – e da quest’anno di poter finalmente registrare una riduzione significativa della presenza di cimici. Sicuramente, come sempre, molto dipenderà dal decorso dell’andamento climatico stagionale, ma siamo anche fiduciosi che i sistemi di lotta alla cimice messi in campo possano dare concreti risultati”.

“La qualità delle nostre nocciole – conclude Reggio – è già decisamente superiore a quella di altre zone, controllando la cimice abbiamo performance ancora maggiori. E tutto questo si traduce in un valore del prodotto decisamente superiore alla media, come è stato dimostrato in questi anni di applicazione dell’accordo fra Coldiretti e Novi”.