Casa di soggiorno di Castelnuovo Don Bosco: sindacati preoccupati per il futuro dei lavoratori

Difficoltà economiche e riduzione dei posti letto: la cooperativa Kursana intende lasciare l’appalto

“Non si parla mai di lavoratori. Se non si parla di personale non si può parlare nemmeno di servizi”.

Sono preoccupati i rappresentanti sindacali di FP CGIL – CISL FP – UILTuCS che in modo unitario, hanno indetto una conferenza stampa, nella mattinata di oggi, giovedì 9 luglio, per porre l’attenzione sulla situazione della Casa di Soggiorno San Giuseppe di Castelnuovo don Bosco. In primo piano il futuro degli oltre 120 lavoratori.
“Nei vari incontri tra le parti non si parla mai del personale – affermano amareggiati Francesca Delaude (CGIL), Alessandro Delfino (CISL) e Ferdinando Ferrigno (UIL) – Noi vogliamo evidenziare chiaramente che deve essere rispettato il mantenimento dei posti di lavoro. Su questo non facciamo sconti”.

La situazione attuale
La Casa di Soggiorno da anni vive problemi gestionali, evidenziati dal continuo cambio di cooperative e dall’eccessivo ricorso alle procedure concorsuali per trovare nuovi gestori: in 14 anni sono cambiate 10 cooperative.

L’ultima in ordine di tempo è Kursana che di recente ha deciso di recedere dal contratto. L’appalto attuale, è stato studiato per il ricovero di 155 persone, suddivisi tra nucleo Alzheimer, RSA e alberghiero, a cui vanno ad aggiungersi 24 posti del micronido. Questi i numeri per poter lavorare a pieno regime.

Sono proprio questi numeri che stanno venendo a mancare: da una parte si è registrato un calo del 20% degli ospiti, dall’altra l’ASL ha intimato alla Casa di Riposo di dismettere oltre 30 posti letto. L’ex IPAB, oggi trasformata in Azienda Servizi alla Persona, deve ristrutturare e mettere a norma la struttura entro il 31 dicembre 2021. Alla fine della prevista ristrutturazione i posti letto saranno 120 e non più 155.

Oltre alla questione numeri, c’è un’altra difficoltà: l’aumento del costo del nuovo contratto nazionale dei lavoratori delle Cooperative Sociali e il costo dei dispositivi di sicurezza per il contrasto al COVID, che non sono stati riconosciuti dall’Ente.

Alla luce della difficile situazione e dell’incerto futuro della struttura, lo scorso 11 giugno si è aperto in Prefettura il tavolo di crisi, durante il quale la ditta Kursana ha ribadito la gravissima situazione economica in cui versa, evidenziando la volontà di lasciare l’appalto. Da allora sono stati organizzati diversi incontri. Ultimo in ordine di tempo lo scorso 6 luglio, sempre in Prefettura.

“L’Ente non si è presentato facendo solamente recapitare una lettera in cui si legge che la terza classificata della graduatoria, KCS, ha manifestato interesse a subentrare nell’appalto. La seconda, ‘Ancora servizi’, ha comunicato che non ci sono le condizioni economiche per poter accettare. Si tratta in entrambi i casi di realtà non locali [una della provincia di Monza e Brianza e l’altra di Bologna NdR] che dimostrano come l’imprenditoria socio-assistenziale locale, torinese e astigiana, se pur presente e radicata, intende stare alla larga dalla Casa di Riposo di Castelnuovo”.

Alla ditta che subentrerà fino al 2021, i sindacati chiederanno che vengano mantenute le condizioni dell’appalto del 2016.

“L’appalto del 2016 era stato redatto secondo una fotografia del momento con 155 posti letto. Vogliamo che vengano mantenute le stesse misure e condizioni tenendo conto che già all’epoca erano già stati previsti dei tagli e delle riduzioni di orario per quanto riguarda i servizi ausiliari di pulizia, fisioterapia, lavanderia e animazione”.

Altro fronte che preoccupa è il micronido: “Chiuso da fine febbraio non  stato riaperto in questo periodo estivo e ad oggi nessuno sa come gestire le preiscrizioni per settembre”.

Il silenzio dell’Amministrazione comunale
Diminuzione posti letto, lavoratori, micronido, cambio di cooperativa. A queste già molteplici difficoltà si aggiunge un altro motivo di scoramento per i sindacati: il silenzio dell’Amministrazione comunale, che dallo scorso 11 giugno è stata completamente assente, non prendendo una netta posizione su “una brutta vicenda che interessa una delle più grandi aziende del territorio”. Si tratta di una struttura di qualità, passata indenne attraverso l’emergenza Covid, dove sono presenti infermieri qualificati 24 ore su 24, lavoratori che davanti al futuro incerto stanno dando le dimissioni, con la conseguente difficoltà di sostituirli”.

Quale possibile futuro?
Posto che il punto fermo deve essere il mantenimento dei posti di lavoro anche in un cambio di cooperativa, il passo successivo è la creazione di un partenariato pubblico-privato.

“Non significa – tengono a precisare i reppresentanti sindacali – di privatizzare un’azienda, anche perchè sono solo 6 i lavoratori pubblici della struttura. Già ora la maggior parte dei lavoratori è assunta dalla cooperativa. Noi vogliamo già guardare al 2021 quando finirà l’appalto e quando la struttura dovrà essere ristrutturata. Si tratterà di un processo lungo in cui vogliamo entrare a tutela dei lavoratori per delineare tutti gli aspetti”.

I sindacati chiedono quindi una soluzione politica, con scelte diverse rispetto a quelle assunte fino ad ora (l’IPAB è stata trasformata in ASP da gennaio 2020).
“Abbiamo chiesto all’Ente di assumere direttamente tutti i lavoratori o di affidare la gestione totale della struttura attraverso una concessione. In questo modo si troverebbero le necessarie risorse economiche per la ristrutturazione, oltre a fare chiarezza sulla gestione e sulle responsabilità di funzionamento. Qualsiasi nuovo appalto alle condizioni attuali farebbe, infatti, cadere il futuro gestore nelle problematiche odierne, esponendo i lavoratori a perdite economiche considerevoli”.