I servizi per le donne al tempo del Covid-19: dentro al Consultorio familiare

Cinque domande e cinque risposte per un aiuto immediato con sos-donna.it

Oltre cinquecento donne sono passate, nel lungo periodo del lockdown (inizi marzo-fine maggio), nei Consultori dell’Asl AT di Asti e Nizza Monferrato o li hanno contattati telefonicamente. Chi ci è andata di persona (i casi urgenti e alcune specifiche prestazioni sono sempre stati assicurati) e chi ha avuto bisogno di informazioni a distanza: adolescenti, donne in stato interessante o decise a interrompere la gravidanza, neo mamme alle prese con l’allattamento del bebè, utenti interessate alla contraccezione o vittime della depressione post parto.

Tanti volti e tante voci, italiane e straniere. Tanto lavoro per l’équipe multidisciplinare dell’Asl.
E poi le storie delle donne entrate nella spirale del maltrattamento familiare o alle prese con possibili degenerazioni della conflittualità con il partner in fase di separazione: violenza fisica o psicologica che al Consultorio puntano a prevenire attraverso un numero di telefono riservato per un dialogo a distanza, ma costante, tra la donna e l’assistente sociale.

progetto sos donna consultorio

Di tutto questo e di molto altro parlano la coordinatrice dei Consultori, Marina Silvagno, e l’assistente sociale Francesca Sacco nella quinta intervista di SOS donna curata da Laura Nosenzo per spiegare come funzionano i servizi al tempo del Covid-19 (per una lettura integrale: www.sos-donna.it).
Sia la struttura di Asti (0141.482081) che quella di Nizza (0141.782413) sono attive dal lunedì al venerdì con orario continuato (8.30-15.30), accoglienza immediata, accesso diretto e prestazioni gratuite.
L’Asl AT è tra i soggetti promotori del progetto SOS donna, ideato dall’Associazione culturale Agar e sostenuto dal Consiglio regionale, attraverso la Consulta delle Elette del Piemonte, oltre a istituzioni e associazioni del territorio (complessivamente una ventina).

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L’intervista al Consultorio: “Neanche il virus ci ha fermati”

Il virus non ha fermato il Consultorio familiare e le donne non sono rimaste sole.
In qualsiasi momento, anche durante il lockdown, la voce dell’assistente sociale è entrata nelle case delle coppie in crisi, o in procinto di separarsi, per cercare di prevenire, attraverso il dialogo a distanza, situazioni di conflitto che avrebbero potuto degenerare. Telefonate per ascoltare, verificare situazioni, aiutare, smussare tensioni anche pronte a esplodere, potenzialmente, in episodi di maltrattamento familiare. La violenza alla donna si contrasta quotidianamente anche così.
Mentre il Covid-19 si espandeva tra gli astigiani, le porte della struttura dell’Asl AT, in via Baracca 6, hanno continuato a restare aperte per assicurare alle utenti i servizi essenziali.
Questo è il racconto di Marina Silvagno, ostetrica e coordinatrice dei Consultori pubblici (Asti e Nizza Monferrato), e dell’assistente sociale Francesca Sacco.

Nel silenzio calato con il lock down, qui da voi il telefono (0141.482081) ha continuato a suonare. Che cosa chiedevano le donne?
Informazioni, consigli, un appuntamento, sapere se i servizi erano attivi.
A conti fatti, dal 1° marzo al 31 maggio, quando tutto si è fermato, abbiamo avuto 353 contatti qui al Consultorio di Asti e 173 in quello di Nizza.
Anche nel periodo più difficile dell’epidemia sanitaria abbiamo assicurato alle donne assistenza nella gravidanza, seguito le utenti che hanno chiesto di interromperla, accolto le neo mamme dimesse dall’ospedale, dopo il parto, per avviare il sostegno all’allattamento, garantito le visite di controllo ginecologico e la contraccezione, anche per le adolescenti. Tutti i casi di urgenza sono stati trattati.
Accogliamo da sempre molte donne straniere ed è per questo che le mediatrici culturali hanno continuato a essere in servizio anche nel lockdown.
C’è una cosa che è importante sottolineare: siamo un servizio socio-sanitario territoriale, chi viene qui è accolto subito, l’ascolto è immediato, i servizi gratuiti. Lo stiamo facendo adesso, rispettando le misure di sicurezza anti Covid, e l’abbiamo fatto nelle settimane in cui dall’ospedale ci si teneva lontani per paura di contrarre il virus.

I problemi di maltrattamento familiare come vi vengono segnalati?
A volte sono le donne a raccontare, altre volte è l’esperienza e la sensibilità dell’operatore sanitario (ginecologa, ostetrica, psicologa, pediatra, infermiera professionale, assistente sociale, ecc.): mentre visita l’utente o ha in corso un colloquio con lei, si accorge che qualcosa non va, che c’è la necessità di approfondire. Nulla viene sottovalutato. Si lavora attraverso un’équipe multidisciplinare. Un ruolo importante lo svolgono anche le mediatrici culturali.
Affrontiamo il disagio delle donne, qualunque sia la causa, con specifiche professionalità: anche durante il lockdown, per esempio, abbiamo fornito il sostegno della psicologa alle mamme vittime della depressione post parto, mentre l’assistente sociale ha continuato a dialogare, attraverso un numero di telefono riservato, con le donne alle prese con la separazione dal partner. Per gestire i conflitti di coppia è stata garantita anche la consulenza legale attraverso l’avvocato volontario che da anni collabora con la nostra struttura.

E i minori? Quelli che sono testimoni o vittime dirette della violenza familiare (e non solo)?
O gli adolescenti alle prese con i problemi di sempre, ma amplificati dalle restrizioni imposte dalla lotta al Covid?
Da un anno, su proposta della direzione sanitaria dell’Asl AT, le assistenti sociali (compresa la nostra del Consultorio) garantiscono a turno la reperibilità in ospedale, negli orari non coperti dal servizio, per poter rispondere con tempestività ai casi di maltrattamento sui minori o di violenza alle donne, sovente con figli. In pratica significa essere pronte a intervenire tutti i giorni dalle 16 alle 8 del mattino successivo, più il sabato e la domenica.
Le necessità espresse dagli adolescenti si sono ampliate con l’emergenza sanitaria: a molti di loro il lockdown ha finito per determinare ansia, causata dall’interruzione delle relazioni fisiche e affettive – molto importanti per loro -, e portare a galla i problemi. Abbiamo dialogato con i giovani, attraverso la collaborazione degli insegnanti, anche con chiamate su Skype non episodiche, veri e propri colloqui a distanza. E poi qui in Consultorio c’è uno spazio, un centro di ascolto specificatamente rivolto a loro.

Il Consultorio pubblico di Asti e Nizza è parte integrante del Dipartimento Materno Infantile dell’Asl. Sul problema della violenza alla donna o al minore con quali altri soggetti del territorio collaborate?
A seconda dei casi con il Nucleo fasce deboli della Procura, il centro antiviolenza L’Orecchio di Venere, i Consorzi socio-assistenziali, la Prefettura.
Poiché siamo un luogo dedicato alla famiglia, pensiamo sia importante sviluppare qui le condizioni per favorire il dialogo tra genitori e figli. Tra i progetti che ci vedono impegnati segnaliamo quello in corso con i Consorzi socio-assistenziali (Cisa Asti Sud, Cogesa) e il Comune di Asti volto a migliorare o ricostruire le relazioni tra l’adolescente e i genitori. Con il Piam collaboriamo a favore delle vittime della tratta.

Parliamo dell’educazione sessuale: oggi i giovani sono più preparati? Le ragazze ne sanno di più di una volta?
Molti hanno rapporti sessuali a partire dalle medie, parlano però poco con i genitori anche di questo, in genere sanno pochissimo sui rischi di una gravidanza indesiderata, contraccezione, malattie sessualmente trasmesse. Bisogna ancora lavorare tanto.
Prima che l’epidemia sanitaria fermasse tutto nelle scuole, il Consultorio promuoveva corsi per approfondire con i giovani i temi della conoscenza del corpo e dell’educazione affettiva: dovremo senz’altro proseguire su questa strada.

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Nelle foto nell’ordine: la coordinatrice del Consultorio Marina Silvagno (a destra) con l’assistente sociale Francesca Sacco; gruppo di operatrici; interno della struttura; studenti del Monti in visita ai servizi nel 2019.