Fondazione Cr Asti, Fondazione Asti Musei, Astiss e Confcooperative tra lock down e ripresa: le considerazioni di Mario Sacco

Presidente delle Fondazioni Asti Musei e Cassa di Risparmio di Asti, di Astiss – Asti studi Superiori, di Confcooperative Asti-Alessandria, Mario Sacco ha vissuto il lockdown e la ripresa in settori diversi e da diversi punti di vista.

Durante il lockdown, in questo periodo difficile, qual è stato il suo ruolo, la sua presidenza, più impegnativa?
“Tutte parimenti laboriose e tutte affrontate con lo stesso impegno. Tra Fondazioni e Astiss c’è anche un collegamento istituzionale da tenere in conto, che ci ha portati a un modello operativo comune. Devo dire però, che la sofferenza maggiore l’ho vissuta passando in corso Alfieri con i musei chiusi. La stessa desolazione che ho patito vedendo la desolazione in università”.

Come è cambiato il modo di lavorare nel periodo del lockdown?
“Sono diventato un esperto in video-conferenze, anche due o tre al giorno. Ho verificato che molte sono utilissime, soprattutto pensando a quando ogni settimana dovevo spostarmi per andare a Roma. Le tecnologie hanno l’aspetto positivo di velocizzare i tempi e ridurre i costi. Questo metodo però, per quanto utile e valido, non deve sostituire il lavoro “in presenza”: è un po’ come il discorso della didattica a distanza, che va bene ma fino a un certo punto. Perché la formazione non può prescindere in tutto e per tutto dalla presenza, penso ai laboratori come agli stage, fondamentali e imprescindibili per diverse tipologie di corsi”.

In Confcooperative com’è cambiato il lavoro?
Parliamo di una struttura organizzata e affiatata. Il lavoro, in parte, è continuato anche in presenza. In generale, l’impegno si è intensificato soprattutto come centro servizi. Il Covid-19 ha creato molti problemi sulle nostre cooperative, penso soprattutto a quelle impegnate nel campo sanitario e sociale con i loro addetti. Pensiamo anche alle tante cooperative che si occupano delle Rsa. Problemi che abbiamo affrontato: dal reperire i dispositivi di sicurezza alla ricerca di personale, ma soprattutto l’avere tutti i protocolli necessari. Ma la situazione è stata difficile in tutti i settori, da quello agricolo e vitivinicolo alla logistica. E temo che ci vorrà tempo per ritornare alla normalità”.

Intanto l’università ha riaperto…
“Con il rispetto delle precauzioni e regole del caso, come per tutti. Intanto manteniamo i contatti e il costante aggiornamento con gli Atenei di riferimento, con la speranza di poter riprendere la didattica a settembre, anche prevedendo la divisione degli studenti in gruppi per garantire il distanziamento, privilegiando l’uso delle aule più grandi. Dovremo fare di necessità virtù e sono contento che i responsabili dei vari corsi siano in linea con l’orientamento di tornare alle lezioni in presenza: lavoreremo per farlo e per farlo in sicurezza. Intanto continueremo a progettare, confermando la volontà di aumentare la tipologia di corsi, un aspetto su cui stavamo già lavorando prima dell’emergenza. Mi riferisco ad esempio ai discorsi già avviati con il Politecnico di Torino: riprenderemo le file del progetto delle lauree professionalizzanti. Ma “sul tavolo” ci sono anche i progetti per il recupero e la ristrutturazione di edifici di pertinenza universitaria, mi riferisco ad esempio al Palafreezer, struttura destinata a ospitare la seconda palestra del Suism e per le società sportive che ne faranno richiesta, ma anche alla palazzina ex ufficiali di via Arò”.

Anche per i musei ci sono buone notizie, con la riapertura fissata per martedì 16 giugno…
“Sì e, in attesa del ritorno dei turisti, abbiamo deciso di offrire ai cittadini e ai residenti della provincia, l’ingresso ridotto nei siti della Fondazione Asti Musei con biglietto a 5 euro anziché 10. Abbiamo anche deciso l’ingresso gratuito per i bambini e i ragazzi dei centri estivi in in accordo con il vescovo Prastaro”.

Per le grandi mostre, invece, bisognerà aspettare?
“Gli appuntamenti con Chagall e Monet hanno riportato grandi numeri che hanno dato ragione agli investimenti affrontati dalla Fondazione in questi due ultimi anni. L’emergenza non ha cancellato, ma solo rallentato programmazione e organizzazione di altre mostre importanti”.