Centri Diurni: a Torino un sit-in di protesta dell’UTIM rivolto alla Regione e alle ASL

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell’UTIM OdV – Unione per la tutela delle persone con disabilità intellettiva, che “raccogliendo segnalazioni di disagio provenienti dalle famiglie provate da questa lunga chiusura dei Centri Diurni per persone con handicap intellettivo, ha organizzato un sit-in di protesta rivolto alla Regione ed alle Asl perché provvedano a dare sostegno e sollievo alle famiglie.
Il SIT-IN si terrà venerdì 5 giugno dalle 10:00 alle 11:00 in via Taggia 25/a Torino davanti ad uno dei centri chiusi o utilizzato molto al di sotto delle possibilità per mostrare anche visivamente la fatica delle famiglie e l’inerzia di chi deve fornire il servizio.”


Regione Piemonte per quanto ancora dovremo sopportare il tuo mutismo e la tua inerzia?
Subito un piano per far aprire alle Asl i Centri Diurni per le persone con disabilita’ intellettiva.
I centri diurni sono essenziali per aiutare le famiglie a mantenere i congiunti nel proprio nucleo familiare, e per i loro figli che devono tornare a svolgere attività e avere altre occasioni di socialità e amicizia

La chiusura dei Centri diurni ha messo in difficoltà le famiglie, che hanno dovuto sobbarcarsi la cura e l’accudimento dei loro congiunti con disabilità spesso in totale solitudine.
Adesso è ora di RIAPRIRE I CENTRI DIURNI, attivando ovviamente le disposizioni per garantire la sicurezza del servizio, ma senza ritardi ulteriori, perché:
Cosa dicono i provvedimenti nazionali
– l’art. 3 del DPCM 17 maggio 2020 prevede (e lo aveva già indicato il DPCM del 26 aprile 2020), che “Non sono soggetti all’obbligo i bambini al di sotto dei sei anni, nonché i soggetti con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina ovvero i soggetti che interagiscono con i predetti”.
– l’art. 9 dello stesso DPCM 17 maggio 2020 (“Ulteriori disposizioni specifiche per la disabilità”) stabilisce che:
“1. Le attività sociali e socio-sanitarie erogate dietro autorizzazione o in convenzione, comprese quelle erogate all’interno o da parte di centri semiresidenziali per persone con disabilità, qualunque sia la loro denominazione, a carattere socio-assistenziale, socio- educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario, vengono riattivate secondo piani territoriali, adottati dalle Regioni, assicurando attraverso eventuali specifici protocolli il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute degli utenti e degli operatori.
2. Le persone con disabilità motorie o con disturbi dello spettro autistico, disabilità intellettiva o sensoriale o problematiche psichiatriche e comportamentali o non autosufficienti con necessità di supporto, possono ridurre il distanziamento sociale con i propri accompagnatori o operatori di assistenza, operanti a qualsiasi titolo, al di sotto della distanza prevista”.

E allora, perchè la Regione Piemonte non obbliga le Asl e gli enti gestori dei servizi socio-sanitari ad aprire i centri diurni?
La Regione ha trasmesso già il 5 maggio 2020 alle Direzioni generali e sanitarie le direttive previste dal Governo; le Asl, i Comuni ed i Consorzi di comuni devono attivare subito i protocolli di sicurezza per la gestione dei Centri semiresidenziali.
Ricordiamo, soprattutto alle Asl, che i Centri diurni sono prestazioni socio-sanitarie garantite dai Lea e sono pertanto DIRITTI SOGGETTIVI IMMEDIATAMENTE ESIGIBILI.

E’ necessario far fronte al carico che oggi pesa quasi esclusivamente sulle famiglie.
Ci sono problemi di sovraffollamento? Ci sono anche le soluzioni.
La Regione Piemonte e le ASL possono predisporre da subito gli interventi aggiuntivi alle ore di frequenza del Centro diurno, che la persona con disabilità non potrà frequentare a tempo pieno per problemi di sicurezza: il Progetto individualizzato potrà prevedere – oltre alla frequenza del Centro – per raggiungere il tempo pieno – prestazioni domiciliari, preferibilmente fornite dagli stessi Gestori del Centro diurno, affidi familiari (prosecuzione di quelli già attivati o nuove proposte), attività esterne individualizzate o a piccoli gruppi.

Urgente programmare attività esterne per chi vive in strutture residenziali e nuove comunità socio-sanitarie di piccola dimensione
La necessità di distanziamento impone l’obbligo alle Asl di intervenire con l’ampio utilizzo dei Progetti individualizzati con attività esterne previsti già dalla Dgr. 88/2019 e oggi più che mai indispensabili anche per risolvere i problemi di distanziamento nelle residenze socio-sanitarie. Le persone con disabilità intellettiva e autismo, che hanno vissuto questi mesi in quarantena perenne a casa, hanno il diritto di rientrare nella vita di comunità e le famiglie di avere il necessario sollievo.
Regione e Asl devono inoltre programmare nuove comunità alloggio con 5 posti letto come previsto dalla Legge 112/2016 o, eccezionalmente, di 5 + 5 posti letto perché, senza essere indovini, ci possiamo aspettare che lo stress e l’impegno di questi mesi, che hanno duramente provato tante famiglie, si tramuteranno in richieste di inserimenti residenziali.

Non bisogna mai dimenticare che le tragedie familiari succedono perchè non bastano le telefonate e le pacche sulle spalle per dare sollievo ai congiunti delle persone con limitatissima o nessuna autonomia.
Per questo L’UTIM (Unione per la tutela delle persone con disabilità intellettiva), per denunciare simbolicamente il senso di abbandono da parte delle istituzioni che vivono le famiglie, ha organizzato davanti a un Centro diurno chiuso: Un SIT-IN di protesta a Torino, Via Taggia n. 25/a.