Reinventare i centri estivi, piccole comunità all’insegna della sicurezza: il punto di vista di un’educatrice astigiana

"Imparare a stare con gli altri distanziati, ma non distanti"

Da una parte ci sono le famiglie che richiedono servizi dove poter portare i loro figli nei mesi estivi, dall’altra amministrazioni e cooperative che cercano di capire come impostare tali servizi.

Da una parte la giusta necessità di riscoprire una socializzazione con i propri coetanei per bambini che da quasi tre mesi non hanno avuto contatti al di fuori della propria famiglia se non attraverso monitor di computer o tablet; dall’altra enti gestori che devono far fronte a non poche difficoltà per poter garantire progetti in sicurezza che seguano le linee guide dettate dal Governo (leggi QUI l’articolo).

Restano vaghi alcuni punti che andranno chiariti nelle prossime settimane, per poter dare il via a un servizio che si svolga in sicurezza garantendo tranquillità alle famiglie e ai lavoratori.

Un servizio tutto da reinventare come evidenzia Claudia Capato, educatrice con lunga esperienza nel campo dell’organizzazione e coordinamento dei centri estivi, che lavora per Educambiente, servizio del Consorzio Co.a.la di Asti.

“I centri estivi sono necessari. Non ci sono alternative per poter dare supporto alle famiglie. Devono essere pensate come piccole comunità in cui i bambini possano andare in piena sicurezza”.

Le linee guida infatti richiedono la presenza di piccoli gruppi con un rapporto numerico stretto tra operatori e frequentanti. Le dimensioni ridotte e il mantenimento degli stessi gruppi nel tempo sono condizioni imprescindibili per poter circoscrivere il più possibile un eventuale contagio garantendo la possibilità di un suo preciso tracciamento.

“Il documento del Governo corrisponde alle idee che, come addetta ai lavori, mi ero già fatta – continua Capato – Alcun punti però rimangono oscuri. Quali saranno gli enti che si occuperanno della formazione degli operatori per quanto riguarda le misure di sicurezza? Chi certifica lo stato di salute di bambini e operatori? Chi valuterà gli spazi? “

Un altro punto di difficile interpretazione e attuazione è il criterio di precedenza secondo cui bisogna prevedere “criteri di priorità nell’accesso ai servizi per assicurare il sostegno ai bisogni delle famiglie con maggiori difficoltà nella conciliazione fra cura e lavoro” (per esempio situazioni con entrambi i genitori lavoratori, nuclei familiari monoparentali, incompatibilità del lavoro dei genitori con lo smart-working, condizioni di fragilità, ecc.) “Come possiamo valutarlo? In base a cosa?” si chiede Capato.

Nota dolente infine i costi. Un servizio di questo genere sicuramente comporta delle spese di gestione non indifferenti che potrebbero riversarsi sulle famiglie. “I  comuni potranno contribuire? Avranno a disposizione finanziamenti da parte dello Stato? Le famiglie potranno usufruire dei bonus?”.

Ad oggi quindi sono ancora numerosi i punti interrogativi e i dubbi, tant’è che lo stesso Consiglio di Amministrazione del  Consorzio Co.a.la non si è ancora espresso circa l’attivazione di un proprio centro estivo. Sono necessari  chiarimenti tempestivi dato che lo Stato ha fissato come data fissata l’inizio delle attività estive il 15 giugno.

Un punto fermo comunque, secondo Capato, è la necessità di partire con la consapevolezza delle difficoltà, ma anche con lo stimolo per realizzare qualcosa di nuovo. “Si può fare. Le cooperative possono sostenere la realizzazione di questa modalità di servizi. E’ necessario però cercare di far comprendere che non è come prima.  Non ci libereremo a breve del virus.  Dobbiamo imparare a conviverci, imparare a stare con gli altri, ma distanziati anche se non distanti. Si può essere empatici e in sintonia anche senza contatto”. 

Da qui la necessità di inventarsi nuove attività che non implichino il contatto e insegnare ai bambini “un distanziamento creativo”.

La realizzazione dei centri estivi può anche essere un modo per per porre le basi di un rientro a scuola a settembre, una sorta di banco di prova: “Sarebbe auspicabile e anche molto utile il convolgimento di insegnanti nei centri estivi” aggiunge Capato.

Alla base di tutto ci devono essere fiducia e responsabilità. “Da una parte sono gli stessi genitori che devono dire se i figli stanno bene e se hanno qualche problema di salute tenerli a casa. Dall’altra ci siamo noi operatori che dobbiamo dare fiducia alle famiglie. L’insegnamento principale che sarà dato e che si imparerà è l’impegno a difendere la salute e il benessere dell’altro”.