Manodopera straniera in agricoltura, Italia Viva Asti: “Regolarizzare con giudizio per evitare sfruttamenti e rilanciare il settore”

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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Italia Viva Asti.

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La pandemia rischia di trasformarsi per le aziende agricole dell’Astigiano, fiore all’occhiello dell’economia territoriale e vetrina della qualità a livello mondiale, in un disastro peggiore della grandine o dell’alluvione.

Non solo, infatti, la filiera che porta dal produttore al consumatore si è spesso bruscamente interrotta e non si hanno certezze sulla ripresa di consumi, vendite ed esportazioni, ma il rischio è anche quello di non trovare la manodopera per il lavoro in vigna, nei frutteti o nei campi. La carenza di personale è diventata ormai drammatica. Si corre il serio rischio di veder marcire i prodotti agricoli nei campi, di non trovare il personale per la gestione dei vigneti e per la vendemmia, di non poter raccogliere le nocciole e di interrompere quella catena agroalimentare che ha da sempre assicurato il buon cibo a noi italiani e a tanti buongustai in tutto il mondo anche in questi ultimi due mesi di isolamento forzato.

Anche ad Asti Italia Viva dice con forza che c’è bisogno di manodopera, ma manodopera LEGALE! Per troppo tempo abbiamo voluto far finta di non vedere, abbiamo pensato che il caporalato o la ghettizzazione degli immigrati fossero esclusive del Meridione. Ma, nonostante il Piemonte con la L.R. 1/2019 di riordino del comparto agricolo abbia una delle normative più avanzate e aggiornate d’Italia, i casi tristemente saliti agli onori delle cronache in questi giorni (con vari precedenti altrettanto pericolosi negli scorsi anni) di persone sfruttate, costrette a lavorare in condizioni disumane e per compensi da fame da sedicenti cooperative sono, guarda caso, proprio della nostra Provincia.

E’ giunto il momento, dunque, di fare una seria riflessione su questo problema. A che serve nascondere la testa sotto la sabbia e far finta di non vedere una situazione che emerge in tutta la sua drammaticità? A che serve proclamare “prima gli Italiani” se poi pochissimi di essi dichiarano la disponibilità ad accettare il lavoro nei campi, consci, come dicevano i nostri vecchi, che “in campagna la terra è bassa”, e bisogna faticare per compensi poco allettanti?

Il problema dei migranti non è dato, nella maggior parte dei casi, dai migranti stessi, ma dalla loro condizione di clandestinità, che li rende facili ostaggi di criminali e profittatori senza scrupoli. E così gli imprenditori agricoli non possono accedere nella assoluta legalità ai collaboratori più performanti allo svolgimento delle mansioni richieste.

La proposta della ministra Bellanova – che come Italia Viva sosteniamo e appoggiamo con convinzione – non è una regolarizzazione indiscriminata di tutti gli stranieri irregolari presenti sul territorio nazionale, è la concessione di un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi, rinnovabile per altri sei, a chi ha un regolare contratto di lavoro o dimostra di poterlo avere, in collaborazione con le aziende sane che rispettano e vogliono rispettare le regole e che oggi subiscono la concorrenza sleale di chi sfrutta quei lavoratori vittime di caporali e cosche malavitose.

Così come riteniamo doveroso porci la questione dei percettori del reddito di cittadinanza, misura che potrà rendersi utile con il lavoro nei campi, a seguito di un’adeguata formazione, guardando alla “pubblica utilità”, nello spirito della norma, di questa attività indispensabile per la vita umana.

Superando diffidenze e pregiudizi, senza cedere a populismi e sovranismi di sorta, valorizzando risorse fondamentali per portare avanti le attività agricole.

Il lavoro è la primaria forma di dignità e solo con il lavoro si cresce. La “decrescita felice” non potrà mai essere la prospettiva di un Paese che vuole ripartire. Soprattutto se alle spalle c’è una filiera agricola di prestigio internazionale e di qualità superiore come quella astigiana, che non può più permettersi di essere associata ad arresti di malavitosi, ma deve essere il traino per il rilancio economico e anche turistico dell’intero territorio.

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