Coldiretti Asti: la vera storia dei voucher “astigiani” per l’agricoltura

Coldiretti: serve subito uno strumento agile e semplificato

“Forse non tutti conoscono la vera storia dei voucher lavoro in provincia di Asti”, vuole fare chiarezza il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio, dopo un articolo apparso sabato scorso sull’edizione locale di un quotidiano.

“Sinceramente l’articolo in questione non era molto chiaro – puntualizza Reggio – fra allusioni e insinuazioni appena abbozzate, poteva dare adito a un’interpretazione denigratoria e forse anche diffamatoria nei confronti del settore agricolo”. Coldiretti chiede senso di responsabilità e massima attenzione nel non cadere in dietrologie che potrebbero essere pericolose e destabilizzanti, sia dal punto di vista economico che da quello sociale.

Per questo fa appello alla cronistoria: la legge istitutiva dei voucher fu varata il 14 febbraio 2003 dopo anni e anni di richieste da parte di Coldiretti, partite proprio dall’Astigiano. Ci vollero 5 anni per l’effettiva entrata in vigore, il 19 agosto 2008, quando l’Inps emanò un’apposita circolare con le procedure di attivazione. All’epoca il varo dei voucher, detti anche buoni lavoro, avvenne in via sperimentale e solo per l’agricoltura e in particolare per la vendemmia.

“Dopo il primo anno di applicazione – rileva il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia – si allargarono gli ambiti di utilizzo, prima sotto il governo Berlusconi e subito dopo con il Jobs Act del governo Renzi. Si iniziò a farne largo uso che divenne presto forse un abuso. Questo portò all’abolizione dei voucher e quindi alla penalizzazione di chi ne faceva un utilizzo per necessità come l’agricoltura che li utilizzava in maniera regolare e responsabile”.

Coldiretti quindi stigmatizza l’interpretazione faziosa dei dati che circolano in questi giorni: nel loro massimo fulgore oltre il 98% dei vecchi voucher venivano utilizzati dalle altre categorie, all’agricoltura se ne destinavano meno del 2% del totale. “E in provincia di Asti – rimarca Furia – se ne staccavano più del doppio rispetto a questa media nazionale, a dimostrazione della serietà degli imprenditori agricoli astigiani che li utilizzavano esclusivamente per brevi periodi, come la vendemmia”.

Secondo Coldiretti occorre quindi partire da un’attenta analisi della situazione per poter trovare soluzioni alle attuali esigenze del mondo del lavoro. “Anche perché non c’è il tempo per avviare dibattiti costruttivi per riforme radicali e ancor meno per sterili e miopi polemiche che non portano a nulla. Siamo ancora sotto pandemia – spiega Furia –, sta cominciando adesso la “Fase 2”, il Governo dopo un primo decreto chiamato “Cura Italia” ne ha emanato un secondo denominato “Rilancio”, e ora più che mai dobbiamo tutti contribuire alla riapertura delle attività dopo il lungo lockdown”.

“Non possiamo far finta che tutto sia come prima – rimarca Reggio – le aziende agricole dell’Astigiano hanno necessità di strumenti snelli, veloci e flessibili, non si può pretendere di continuare a gravare le aziende di provvedimenti burocratici tanto inutili quanto costosi. Per questo servono i voucher semplificati per l’agricoltura, in via straordinaria e per brevi periodi”.

Se non si interviene con un provvedimento straordinario per far fronte all’esigenza di manodopera, secondo Coldiretti, la situazione diventerà ancora più problematica e quindi insostenibile. L’emergenza si intensificherà nel corso della vendemmia, della raccolta delle nocciole e in quella delle mele. “Stiamo parlando – rileva Furia – di intervenire mediamente sulla singola azienda agricola con un apporto di manodopera e quindi di voucher semplificati su un periodo di circa 10 giorni. Cerchiamo di non farne una ragione di Stato, come è stato fatto con la sanatoria degli immigrati che alla fine, secondo il nostro Centro Studi, solo 2 mila delle persone che potranno essere regolarizzate hanno lavorato nei campi, per altro gran parte nel sud Italia e non di certo nell’Astigiano”.