Caporalato a Canelli, arrestate tre persone per sfruttamento di migranti nelle vigne video

Caporalato aggravato dalla finalità di discriminazioine razziale nelle vigne del Monferrato. Eseguita una misura cautelare in carcere avanzata dalla Procura di Asti a carico di tre albanesi titolari una Cooperativa di intermediazione di lavoro.

Il Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Canelli, ha arrestato, su ordinanza di custodia cautelare dell’Autorità Giudiziaria, tre persone gravemente indiziate di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravato dalla finalità di discriminazione razziale. I fermati, rispettivamente presidente del consiglio di amministrazione e consiglieri di una cooperativa di intermediazione di lavoro che opera a Canelli, utilizzando una struttura formalmente lecita, avevano organizzato un servizio di manodopera a bassissimo costo – continuamente richiesto dal territorio durante la stagione della vendemmia – da cui traevano enormi profitti sfruttando lavoratori stranieri, pressoché tutti centrafricani, che versavano in grave stato di bisogno.

L’indagine ha tratto origine da un controllo effettuato a Canelli il 4 settembre 2019 dai Carabinieri che identificavano, all’interno di un edificio fatiscente, nove extracomunitari di diversa provenienza africana, quattro dei quali risultavano non in regola con i documenti per il soggiorno in Italia. Chiesto loro il motivo della loro permanenza in zona, i nove affermavano di essere stati stati assunti da una cooperativa della zona per essere impiegati nella stagione della vendemmia.

Questo dato avvalorava un fenomeno su cui i Carabinieri già stavano indagando: l’impiego della manodopera nella stagione della vendemmia era sempre stato sino al 2018 a quasi esclusivo appannaggio di operai provenienti dall’est europeo: dal 2018 era stata segnalata un’inversione di tendenza che vedeva, invece, un radicale ribaltamento nei confronti di soggetti centroafricani, per lo più collocati nei centri di accoglienza per soggetti beneficiari dello status di rifugiati.

Le attività di ininterrotto pedinamento dei soggetti, svolta dalla fine dell’estate 2019, permetteva di ricostruire un organigramma composto da otto persone, cinque albanesi e tre italiani, tutti incensurati. Questi, facenti a capo ad una cooperativa di Canelli che vantava 154 dipendenti regolarmente assunti, svolgeva funzione di intermediazione tra i proprietari di aziende agricole, ignare della sottesa dinamica criminale, e la manodopera da impiegare nel corso della vendemmia.

I tre principali indagati, poi arrestati, avevano creato un sistema criminale di sfruttamento che reclutava manodopera proveniente dai diversi centri di accoglienza della zona del monferrato, che ospitano profughi e rifugiati politici, già versanti in gravissimo stato di bisogno.

Le vittime, poi identificate in 37 uomini provenienti per lo più dalla Nigeria, Gambia Senegal e Mali, ricevevano, dai loro “caporali”, salari di circa 3 euro l’ora e dovevano sottostare a turni di lavoro estenuanti (in media 10 ore ininterrotte al giorno) senza alcun rispetto delle più basilari norme in materia di siscurezza del lavoro, subendo degradanti condizioni di lavoro con riferimento ai metodi di sorveglianza, venendo più volte umiliati ed insultati con riferimento alla loro provenienza geografica, e alle situazioni di alloggio offerte, vista la fatiscenza degli stabili in cui venivano alloggiati. Da quanto emerso dalle indagini, dai salari i Caporali detraevano addirittura le spese di sostentamento necessarie allo svolgimento dell’attività nelle vigne: l’acqua e il cibo venivano “caricati” sulle paghe già risibili degli sfruttati; addirittura il servizio di “corriera” veniva decurtato dalla paga giornaliera.

Inoltre, l’organizzazione pagava in nero una parte delle corrisposte paghe, facendo figurare all’INPS solo il 20% di quanto effettivamente incassato con pregiudizio per il calcolo dei relativi contributi.

Gli elementi investigativi raccolti, corroborati da intercettazioni telefoniche, servizi di pedinamento e localizzazione tramite sistemi GPS sulle autovetture in uso agli indagati, sequestro di vasta documentazione contabile, informatica e documenti di soggiorno dei lavoratori impiegati, audizioni ed interviste a tutta la manodopera a vario titolo impiegata, convergevano sull’individuazione del gruppo gravemente indiziato nell’area di Canelli, tanto da convincere il Tribunale di Asti – Sezione GIP – ad emettere misura cautelare in carcere a carico di tre soggetti, di cui due donne e un uomo, tutti albanesi e sotto i quarant’anni, presidente e consiglieri di amministrazione della Cooperativa coinvolta.

A questi si aggiungono altre 5 persone, con ruoli secondari, preposte per lo più al trasporto dei braccianti nei diversi campi di vendemmia e al controllo degli stessi, per i quali la Procura procede in stato di libertà; tra questi indagati c’è  un’italiana canellese che gestiva la contabilità occulta dei profitti guadagnati e la corresponsione dei salari ai lavoratrori.

All’alba di oggi la Compagnia Carabinieri di Canelli ha individuato nelle loro abitazioni i vertici dell’organizzazione. Gli arrestati si trovano adesso detenuti presso la casa cirondariale di Asti in attesa dell’interrogatorio di garanzia dinnanzi al Gip.

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