Stop alla violenza, gli oggetti che aiutano i bambini: i peluche del Pronto Soccorso

Ci sono oggetti molto semplici con cui abbiamo a che fare tutti i giorni che passano quasi inosservati, ma se messi in determinati posti assumono un significato fondamentale per chi se li trova di fronte.

Prosegue il nostro percorso fatto di cinque tappe, una per ogni oggetto, che proveranno a farci capire cosa possano significare questi oggetti per una donna, o per i bambini, che ha subito violenze da parte del marito, del fidanzato o del compagno e che si è rivolta a qualcuno che può aiutarla.

Dopo la scatola di fazzoletti del Centro Antiviolenza Orecchio di Venere di Asti e lo Specchio della Stanza tutta per sè che si trova al Comando Provinciale dei Carabinieri di Asti, oggi parliamo dei peluche del Pronto Soccorso,

I peluche del Pronto Soccorso

Un peluche per ritrovare un po’ della dolcezza frantumata tra le pareti di casa.

La dottoressa glielo porge sapendo che, in quel momento, l’unica cosa nuova che c’è nella Stanza delle fragilità del Pronto Soccorso di Asti è la faccia di quel bambino, il resto si ripete uguale, è così da anni: un’altra storia di violenza domestica di cui il piccolo è stato testimone o forse vittima.

Il bambino (la bambina) guarda il peluche senza perdere di vista la mamma che è lì con lui (lei) e che adesso ha bisogno di cure. Le hanno fatto male.

La dottoressa, lei sì, non mette paura: “Scegli il peluche che ti piace, ci giochiamo insieme”.

Un medico che gioca al Pronto Soccorso? Anche. Con i bambini, sì.

Nella Stanza delle fragilità ci sono operatori socio-sanitari preparati ad accogliere le donne vittime di violenza e i loro figli.

E poi la dottoressa sa un segreto: i peluche parlano al cuore dei bambini. Per questo ce ne sono tanti: colorati, morbidi, giocosi. Aspettano in una stanza in cui non vorresti mai finire, spinto dalla cattiveria di un orco che non è quello delle favole o della televisione: è stato il papà o un parente o uno che si pensava amico a ridurre la mamma così.

La Stanza delle fragilità è speciale: tutti aiutano tutti, i medici, gli infermieri e l’assistente sociale la mamma, i peluche i bambini che in quel posto nuovo si sentono un po’ smarriti, i bambini i peluche che cercano un amico, gli psicologi i bambini che hanno bisogno di un salvagente, le forze dell’ordine la mamma e tutte le donne che chiedono protezione e che vogliono denunciare maltrattamenti cominciati, non di rado, tanto tempo prima.

Dall’inizio dell’anno a oggi in Pronto Soccorso sono stati registrati 144 accessi per violenza soprattutto contro le donne (116 casi). Anche ad Asti i dati non si discostano dalla tendenza nazionale: nel 2018 ogni tre giorni una vittima di violenza ha chiesto aiuto al Triage dell’ospedale Cardinal Massaia.

La dottoressa, che come i suoi colleghi ha imparato a riconoscere i casi di violenza, non parla mai per prima di ciò che il bambino vede, sente o patisce nella sua casa. Se lui vorrà raccontare potrà farlo. Ci sarà tutto il tempo e ci saranno persone specializzate che lo ascolteranno e lo aiuteranno. Ora lei ha appena finito di disporre gli accertamenti medici per la mamma e ha di nuovo un po’ di tempo per lui, il bambino con il cuore già intrappolato nella cattiveria degli adulti.

Prende il peluche, proprio quello che aveva adocchiato lui!, e glielo porge con delicatezza. Ci sarebbe una cosa da fare, gli spiega: far sentire un po’ meno solo quel pupazzo, occuparsi un po’ di lui. “Gli diamo un nome? Inventiamo insieme una storia?”. Le coccole, si sa, fanno bene a tutti.

 

www.sos-donna.it percorsi attivi contro la violenza ad Asti