Nursind: “Difficile parlare di letalità o di mortalità quando non è preciso il numero dei decessi o dei malati”

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Riceviamo e pubblichiamo.


“Numero dei decessi: sicuramente il numero di decessi è sottostimato. Ad oggi vengono classificati come decessi da COVID-19 solo i casi sottoposti a tampone.

Degli altri non si sa. Quindi non finiscono nel conteggio i decessi nelle case di riposo, quelli a casa, quelli che negli ospedali erano ricoverati per altre patologie e poi hanno sviluppato una polmonite interstiziale e non hanno eseguito il tampone. Delle case di riposo ci si è ricordati con grave ritardo: scarseggiavano i DPI per gli operatori, non si sono fatti tempestivamente i tamponi ai casi sospetti, si sono dimessi i pazienti COVID positivi dagli ospedali nella RSA senza isolarli dagli altri.

Sul territorio i mmg senza DPI hanno faticato a prendere in carico i malati COVID, le USCA sono poche ed attivate con ritardo, i SISP non sono stati potenziati ed hanno dimostrato tutta la loro impotenza. I pazienti che decidevano di non rivolgersi in ospedale, non sono stati inquadranti né isolati dal resto della famiglia. Non solo il loro quadro clinico è peggiorato, ma hanno avuto tempo e modo di contaminare i famigliari. E parliamo al passato ma molte criticità sono ancora tutt’ora presenti.

Per avere una stima realistica del numero di decessi andrebbe valutato lo scostamento di mortalità all’anagrafica del 2020 rispetto alla media negli stessi mesi dei tre anni precedenti.

Numeri di casi: la capacità del Sistema sanitario regionale di intercettare i malati è stata bassa. Si è scelto di testare i casi sintomatici, con una scarsa uniformità sul territorio, quindi ci siamo sicuramente persi una fetta importante di persone positive al virus. Del territorio e della case di riposo abbiamo detto sopra. Vi è stata inoltre un’assoluta mancanza di ricostruzione dei contatti, il cosiddetto contact tracing, ovvero la determinazione di tutta quella rete di contatti che ha portato una persona a contagiarne un’altra.

Ma anche per qual che riguarda i sintomatici, le difficoltà logistiche nel fare un adeguato numero di tamponi, che derivavano da assoluta impreparazione e mancanza di coordinamento, hanno portato a non eseguire il tampone anche ai sintomatici, come ben evidente per molti sanitari, totalmente abbandonati da alcuni SISP, soprattutto a Torino. Situazione simile, come già detto, per molti pazienti sintomatici a casa. I tamponi nelle prime settimane di pandemia erano in Piemonte circa un migliaio, numeri ben lontani da quelli di altre regioni del nord.

Ora, alla luce che:

i tamponi servivano e non sono stati fatti, neanche ai sintomatici;
i decessi sono sottostimati;
i contagi sono sottostimati;
i contagiati non sono stati isolati;
di che cosa sta parlando la Regione?

Il numero di decessi è sotto la media nazionale perché non abbiamo un conteggio reale dei decessi.

Eseguire i tamponi era importante nella prima fase ma ne sono stai fatti pochi sia sul territorio che in ospedale: ricordiamo le ripetute richieste negate di eseguire i tamponi a pazienti con quadri clinici suggestivi per COVID e la persistenza dei criteri epidemiologici (contatti con la Cina o Codogno). Ora i tamponi servono per le stesse ragioni per cui servivano prima: terapia precoce ed isolamento dei casi.

Ma nonostante i proclami sono pochi.

Non è vero che le misure di sanità pubblica sono state attivate al solo sospetto di infezione, per evitare che i tempi del referto ritardassero la presa in carico.

I decessi del giorno 8 Aprile sono stati riportati precisando che il dato è cumulativo e fa riferimento anche ai casi dei giorni prima. Un gioco delle tre carte inqualificabile.

Viene propagandato che il Piemonte ha aumentato notevolmente i posti letto delle terapie intensive quando partivamo dai numeri più bassi tra le regioni del Nord Italia: Lombardia 8.9, Veneto 10, Toscana 11.9, Liguria 12, Emilia Romagna 10, Piemonte 7.3 posti letto in terapia intensiva/100.000 abitanti.

Ad un certo punto è stato anche dimostrato che il numero di morti per solo COVID-19 è di 9 pazienti, perché gli altri malati avevano tutti altre comorbidità.

Affermazione che, se può avere una correttezza statistica, certamente presenta un grave errore di analisi del peso delle comorbidità, e che sottintendere una relativizzazione della responsabilità.

Insomma, una serie di dichiarazione per nascondere incompetenze e lentezze. Basta!

Aggiorneremo ed amplieremo i nostri esposti con tutti i dati e le testimonianze, in modo che venga verificata la veridicità di tutte le dichiarazioni.”

ANAAO ASSOMED PIEMONTE
Chiara RIVETTI

NURSIND PIEMONTE
Francesco Coppolella

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