Lettere al direttore

Maria Ferlisi: “Come è stato verificato ad Asti il corretto isolamento e il rispetto rigoroso delle regole?”

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di Maria Ferlisi sulla delicata questione dell’isolamento domiciliare ad Asti.


Per l’isolamento domiciliare occorre pensare ad una struttura apposita. Come è stato verificato ad Asti il corretto isolamento e il rispetto rigoroso delle regole? Il contagio domestico sembra essere un grande problema, le quarantene non controllate infatti, hanno moltiplicato i focolai domestici.

Come è successo in questi giorni alle OGR di Torino dove in breve tempo al posto del polo culturale è nato un ospedale Covid per pazienti affetti da coronavirus di lieve e media entità, anche ad Asti si potrebbe studiare una soluzione per ospitare chi deve stare in isolamento senza gravare troppo sulle famiglie.

Sono proprio le consuete azioni quotidiane (portare fuori l’immondizia o ritirare la posta), spesso a vanificare gli sforzi dell’isolamento domiciliare, oppure vivere a stretto contatto con il resto della famiglia quando non ci sono gli spazi adeguati.
L’esempio della coppia tornata dalla Cina e ricoverata nella cittadella della Cecchignola, invece di tornare a casa è emblematico. Questa era la strada da seguire e vorrei capire, ma soprattutto lo vogliono i cittadini astigiani, che prassi sia stata seguita per i cittadini in quarantena

Oltre 10.000 persone in Piemonte sono state messe in isolamento domiciliare (alberghi, strutture dell’esercito, abitazioni).  
Ma ad Asti quante sono le persone messe in quarantena nelle proprie abitazioni visto che non ci sono strutture, quando dopo la stabilizzazione in ospedale  devono ancora stare in isolamento?
L’ASL dopo aver comunicato al Comune i nomi delle persone da mettere in quarantena, come ha verificato il corretto isolamento e il rispetto rigoroso delle regole a cui attenersi?
Il Commissario della nostra ASL e il nostro sindaco cosa hanno fatto per assicurare ai cittadini e ai lavoratori del settore ospedaliero e sanitario gli strumenti necessari per tutelare e conoscere  il proprio stato di salute?

Perdonatemi ma la domanda è d’obbligo, perché qui da noi proprio il ridotto numero di tamponi ha accentuato il rischio di contagio domestico a coniugi conviventi e familiari, ai quali magari, positivi non è stato fatto il famigerato tampone.

Voglio tornare al fatto che i ricoveri stanno calando, che ci sono alcuni posti vuoti in rianimazione, ogni giorno sentiamo tanti numeri, ma la situazione in Piemonte e ad Asti non migliora, anzi il problema resta in tutta la sua gravità e occorre pensare altre modalità per evitare che i contagi tornino a salire. 

Occorre senza indugio pensare ad utilizzare luoghi e strutture dove ospitare pazienti che non richiedono più un’assistenza ospedaliera, pur essendo ancora contagiosi, vista la necessità di liberare posti nei reparti.
Si pensi all’utilizzo di alberghi come ad Alessandria, abbiamo vuoto da anni l’Hotel Salera , oppure  luoghi come l’Enofila , ex maternità  fra l’altro con spazi liberi adiacenti dove si potrebbero adibire tensostrutture dedicate.
Al sindaco che è responsabile della salute dei cittadini astigiani chiedo di avere una visione più ampia della situazione che stiamo vivendo e che si concentri su soluzioni veloci concrete e immediate che stoppino l’aumento dei contagi domestici.
Ieri è stato aperto un altro reparto Covid per gestire i soggetti stabili ma non accettati dalle RSA. Si convochino i gestori e si individui una struttura gestita da personale formato.

In molti abbiamo seguito la trasmissione di Report che ci ha informati su quanti operatori sanitari si sono infettati e in quale deplorevole modo sono stati isolati i luoghi deputati all’accoglienza e permanenza delle persone contagiate, tutto questo non è accettabile!
I dati devono essere resi noti in modo trasparente e l’ospedale non può diventare esclusivamente Covid, si individui al più presto una struttura per isolare i malati Covid dai familiari o dagli ospiti delle RSA.
Maria Ferlisi