Le parole degli studenti del Liceo Vercelli di Asti per provare a capire la situazione: l’epidemia vista dai ragazzi

Riflessioni e approfondimenti tratti dal Blog Letterario dell’Istituto

Sono tanti i modi con cui gli studenti in questi giorni stanno affrontando la sospensione delle lezioni e le giornate casalinghe, alle prese con una nuova, inedita routine. Con i loro docenti proseguono regolarmente le attività di Didattica a Distanza ma diventa importante mettere in ordine i pensieri e cercare di comprendere il fenomeno in atto. Per questo, per qualcuno, il blog letterario d’Istituto è diventato l’orizzonte ideale in cui collocare le proprie riflessioni, riprendendo i grandi autori della letteratura o attraverso le pagine del proprio diario personale.

Ecco come i ragazzi stanno interpretando questo periodo, con un estratto delle loro riflessioni.

C’è chi, come Umberto Ronco rileva come l’uomo non sia cambiato e, tracciando un parallelismo tra l’attuale pandemia e l’epidemia descritta in Lucrezio, identificabile con la terribile peste in Atene del 430 a. C., vi riconosce forti tratti comuni, dalla superstizione al panico, passando attraverso il ridimensionamento che queste catastrofi impongono all’uomo, sempre troppo tracotante. La strada per superare questa avversità passa attraverso la riscoperta dell’interiorità, che rafforzando nell’uomo una condotta morale, possa offrire sollievo all’ansia e alla sofferenza. La cura, “l’assistenza reciproca, l’amore verso il prossimo”, sono i comportamenti che ci permettono di rimanere umani, come nell’episodio manzoniano della madre di Cecilia.

Ad Atene nel V secolo a.C. come oggi, talvolta si muore soli, allora occorre conservare i valori dell’humanitas, ed “essere immensamente grati a coloro che spendono la vita nell’assistenza dei malati”. Davide Gambino suggerisce che “solidarietà e fratellanza non sono utili solo nei momenti in cui tutti si sentono in pericolo” e che “questa “peste” che sta colpendo il nostro mondo avanzato, ha spaventato gli uomini che si credevano invincibili e li ha messi in difficoltà nel reperire soluzioni. Bisogna rivedere le nostre convinzioni e considerare la realtà: non siamo poi così forti di fronte alla Natura, come ammoniva Leopardi ne “La ginestra”.

Quegli uomini che si credevano padroni del mondo oggi sono confinati dietro una finestra a ”vedere la gara delle nuvole”, come scrive Simone Cavazzoni, nella sua pagina poetica di diario “Discorsi di una notte di mezza solitudine”.

Per Simona Bosco, la chiusura agli sconosciuti descritta nei Malavoglia ricorda l’ostilità iniziale verso gli stranieri, ritenuti portatori del temibile virus; in comune rimane “la mancata conoscenza del problema, che accresce la paura e provoca atteggiamenti esagerati”.

Il rimedio per questo tempo dilatato del distanziamento sociale ci viene offerto da Camus, come rileva Edoardo Raviola: occorre lasciarselo scorrere addosso, allungarci nella percezione della sua durata, anche in momenti poco significativi, ad alto tenore di noia (allungare i tragitti, accettare scomode attese, scegliere di non fare nulla, consapevolmente). Per non sprecare tempo, occorre sentirlo, appunto.

L’agire irrazionale degli uomini costituisce il termine medio della riflessione di Chiara Zerbinati che si avvicina al classico di Marquez, “L’amore ai tempi del colera”, l’odissea della nave da crociera Diamond Princess e la sua quarantena galleggiante. Se colera e amore condividono la medesima sintomatologia, che porta stati febbrili e atti irrazionali, la cronaca di questi giorni abbonda di simili comportamenti illogici e schizofrenici, figli di un periodo complesso e davvero “inedito”.

Il ritorno alla normalità per Carolina Boero sarà velato da uno sguardo nuovo, in un orizzonte consolatorio nella sua ripetitività che, in questo periodo, stiamo addirittura rimpiangendo. Le onde dell’Oceano Mare di Baricco riportano il mondo a com’era prima della risacca, modificandone la percezione e la prospettiva: in questo modo il consueto si rinnova.

Elena Cerruti vede già la prossima estate, arricchita di una nuova consapevolezza: saremo “tutti più vicini e più affettuosi”, pronti a dirci quanto “ci siamo mancati” con uno sguardo nuovo, più dolorosamente sincero e consapevole.