La Didattica a Distanza è esclusiva e non inclusiva: molte difficoltà per i bambini della Primaria

Parla Graziella Ventimiglia, dirigente scolastica del V Circolo di Asti

Dallo scoppio dell’emergenza sanitaria da Covid-19 e con la chiusura delle scuole il sistema educativo si è dovuto reinventare dando il via libera alla cosidetta Didattica a Distanza (DaD): unica possibilità per garantire il distanziamento sociale, ma che porta con sè numerose  problematiche, mettendo in difficoltà sia insegnanti sia famiglie.

Le problematicità sono evidenti per quanto riguarda la Scuola dell’Infanzia che è fatta di contatto, di un lavoro di cura e relazione, ma sono presenti anche nella Primaria soprattutto nei primi tre anni.

A spiegare quali sono le difficoltà quotidiane cui vanno incontro famiglie, alunni e docenti è Graziella Ventimiglia, dirigente scolastica del V Circolo di Asti (scuole primarie Rio Crosio, Buonarroti e Piero Donna e infanzia XXV Aprile e Serravalle d’Asti).

“Non è tanto una questione di supporti o strumentazioni – spiega Ventimiglia – Per esempio nel nostro circolo di recente sono stati consegnati notebook acquistati o che erano gà in possesso dell’Istituto e la connessione Internet è abbastanza buona visto che la maggior parte dei bambini frequentanti i nostri plessi vive in città. La problematica non è tecnica, ma educativa e pedagogica: è una questione di patto educativo scuola-famiglia. Se la cooperazione era importante già prima ora diventa un requisito essenziale. Senza quella la didattica a distanza per bambini così piccoli non può funzionare”

LE FAMIGLIE
La difficoltà primaria della DaD è infatti la necessità di avere una costante presenza dei genitori. “I genitori devono sempre esserci in primo luogo perché i bambini non hanno le competenze, ma anche per motivi di sicurezza. I bambini imparano in fretta e diventano semiautonomi, ma non possono essere lasciati soli ad usare nuove tecnologie” riflette Ventimiglia.

Questo quando i genitori sono a casa e hanno competenze digitali. “In molti casi mancano le conoscenze o i genitori non ci sono per motivi lavorativi. I bambini vengono allora affidati ai nonni e la mancanza di alfabetizzazione digitale si fa ancora più profonda. Non siamo quindi di fronte ad una didattica inclusiva ma esclusiva e i bambini che mostravano difficoltà prima, ora rischiano di riamanere ancora più indietro”. 

I compiti sono il banco di prova di quanto spiega Ventimiglia. “Alcuni non li eseguono, altri li mandano con lentezza, non solo per colpa loro ma perché alle spalle non hanno le famiglie a supportarli e motivarli per diverse ragioni”.

GLI INSEGNANTI
Il lavoro dei docenti è quadruplicato rispetto alla didattica in presenza: devono preparare le videolezioni, formarsi loro stessi, essere a disposizione delle famiglie per dare supporto anche tecnico e per cercare di arrivare a tutti.

Gli strumenti tecnici a disposizione sono: il registro elettronico (piattaforma attiva da oltre un anno, ma su cui molti genitori non si erano mai registrati) su cui si possono cercare i compiti e visualizzare le valutazioni; Weschool, piattaforma utilizzata da alcuni insegnanti già prima dell’emergenza; G Suit e Google Meet per le videoconferenze.

“Finora gli insegnanti hanno registrato e inviato videolezioni. Da circa 15 giorni si stanno organizzando delle videocall in diretta una o due volte a settimana fino a tre volte per i bambini di quinta”. Anche in questo caso le problematiche sono evidenti. Il rischio è che questi momenti diventino confusionari visto che ci sono classi di 25 alunni. “Si cerca di fare più gruppi, con una aumento di lavoro per gli insegnanti. Sono comunque momenti importanti per cercare di recuperare il valore della relazione e di un contatto che è almeno visivo. Alla fine però il metodo per arrivare a tutti sono la posta elettronica e whatsapp che richiedono un contatto personale” ammette Ventimiglia

LA VALUTAZIONE
Da anni si parla della difficoltà di valutare bambini così piccoli con una metodologia fredda basata sui numeri. Con la DaD le carenze della valutazione in decimi si fanno ancora più evidenti. Un dibattito pedagogico diventa quindi una questione di carattere pratico tanto che la Cgil ha recente lanciato una petizione proprio per abolirla.

“Noi stiamo cercando di valutare l’impegno del singolo alunno, che poi è inevitabilmente l’impegno di tutta la famiglia che sta dietro a quell’alunno. Dare voti con verifiche o prove tradizionali è sicuramente difficile e non rispecchia la reale preparazione del bambino. Su questo, come Collegio Docenti, stiamo aspettando che il Ministero dell’Istruzione dia indicazioni precise”

PROSPETTIVE FUTURE
Non solo aspetti negativi. La DaD sta dando degli stimoli per approfondire le competenze digitali e informatiche in primis tra il corpo docente.

“Siamo in una stuazione ‘o nuoti o anneghi’. Stiamo acquisendo delle competenze che rimarranno sicuramente quando si tornerà ad un tipo di didattica in presenza o a singhiozzo come si sta preannunciando per settembre, parte della classe a scuola e parte connessa da casa”.

Molti degli insegnanti del V circolo stanno seguendo dei corsi di aggiornamento e di formazione aderendo ad una task force di formatori che fa capo ad una scuola all’avanguardia, l’Istituto Tecnico Economico Tosi di Busto Arsizio, che mette a disposizione  webinair e tools vari.

Si sta formando una nuova pedagogia e di sicuro non si potrà più tornare indietro.