“Assurde speculazioni sui prezzi del vino Made in Piemonte, in crisi la vendita diretta e l’export”

Il comparto vitivinicolo sta pagando un prezzo molto caro all’emergenza nuovo Coronavirus. Alle chiusure di bar, ristoranti e alberghi, si sommano i ritardi e le disdette degli ordini oltre confine. Sono settimane durissime anche per i vignaioli dell’Astigiano, fin dall’inizio dell’emergenza il commercio di vino si è bloccato a causa delle limitazioni imposte per il contenimento del contagio e le bottiglie rimangono ferme in cantina.

“Come vari comparti della nostra agricoltura, non mancano i primi segnali di speculazioni sul vitivinicolo – afferma Marco Reggio presidente di Coldiretti Asti con delega regionale al settore vitivinicolo – con prezzi e consumi in aumento, soprattutto nella GDO, in questo momento delicato in cui a soffrire maggiormente sono i produttori che attuano la vendita diretta e quelli che lavorano in larga parte con i paesi stranieri. Dalle prime stime che abbiamo effettuato le perdite vanno dal 60 al 70% per il comparto Made in Piemonte. Siamo tra le maggiori regioni vitivinicole, le cui produzioni sono apprezzate oltre i confini nazionali proprio per l’elevata qualità. Il vino piemontese, che vanta 42 Doc e 17 Docg, è cresciuto proprio scommettendo sulla sua identità e questo ha permesso di conquistare sempre più anche i palati stranieri”.

“Per prevenire il collasso del settore – sottolinea Diego Furia, direttore di Coldiretti Asti –, oltre al piano salva vigneti, servono fin da subito specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, senza le limitazioni previste dal decreto “Cura Italia”. Una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese, con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario, senza appesantimenti burocratici. Oltre a queste manovre per spingere i nostri vini di qualità è fondamentale ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy nel mondo, che rappresenta un’eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale. In generale occorre tutelare un settore che nel 2019 ha raggiunto il suo record nell’export, con un fatturato di 6,4 miliardi di euro, pari al 58% del volume d’affari totale”.

“Per prevenire il collasso del settore, oltre al piano salva vigneti, sono necessarie specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, senza le limitazioni previste dal decreto “Cura Italia” – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese, con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario, senza appesantimenti burocratici. Oltre a queste manovre per spingere il vino piemontese di qualità è fondamentale ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy nel mondo, che rappresenta un’eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale”.