Lettere al direttore

Angela Quaglia: Pensieri in “libertà” del 25 aprile

Riceviamo e pubblichiamo

Molte persone, in questa giornata di festa, hanno paragonato il 25 aprile del 1945 e la ritrovata libertà con la libertà che, a giorni, potremmo riprenderci rispetto al lockdown di questi ultimi due mesi.
Non mi pare che il paragone sia azzeccato.
Intanto perché la libertà personale, di pensiero, di stampa, di movimento “motivato”, in questi due mesi di forzata clausura non è mai venuta meno ma soprattutto perché la libertà conquistata nel ’45 aveva avuto un “nemico” individuabile e definito mentre oggi il nostro “nemico” è invisibile, subdolo e diffuso.

Per questa ragione, in previsione della data del 4 maggio e delle indicazioni che ci verranno date, credo che sia fondamentale una grande “operazione-verità” da parte di chi ci amministra e si occupa della salute.
Non voglio tornare al servizio di Report che ha puntato i riflettori su ciò che non andava.
Non torno neppure sulla richiesta, più volte formulata, di effettuare tamponi: prima al personale dell’ospedale e delle case di riposo, poi ai degenti e agli ospiti e, infine, alla popolazione, almeno a quella più direttamente vicina agli ammalati.
Mi interessa, invece, avere notizie certe sulla reale situazione astigiana.

Per questo vorrei porre al Sindaco e al Commissario dell’ASL AT alcune precise domande.
1) Quanti sono, ad oggi, i pazienti Covid in Ospedale?
2) Quanti reparti ( e quanti letti) sono stati messi a disposizione?
3) Quanti medici , infermieri e OSS sono risultati infetti?
4) Di questi, quanti sono ricoverati e quanti vengono curati a domicilio?
5) Quanti ospiti delle Case di Riposo si sono ammalati?
6) Quanto personale delle Case di Riposo ha contratto il virus?
Fermo restando che l’attività ordinaria dell’Ospedale è “sospesa” come si pensa di ripristinare un minimo di normalità per i cittadini che abbiano altre patologie?
Ad oggi sono già sei i reparti riconvertiti ma non posso pensare che si continui così.

Personalmente credo che, in questa fase di emergenza, si sia cercato di fare di tutto per rispondere alla gravità della situazione (aumento di posti in rianimazione e nei vari reparti, lavoro sfiancante per il personale ospedaliero, disponibilità di volontari ecc.) ma credo che oggi si debba pensare ad una riorganizzazione che, da una parte continui a curare gli ammalati Covid e dall’altra sgravi l’ospedale da una pressione eccessiva, restituendo alla collettività i normali e necessari servizi sanitari.

Ed ecco la proposta.
Secondo me bisognerebbe creare un’unica struttura per pazienti ex Covid (quelle persone, cioè, che avendo contratto il virus hanno però superato la fase più difficile, sono in via di guarigione ma sono ancora positivi e potenzialmente contagiosi).
Potrebbero trovare una degna e sicura accoglienza, ad esempio, nella nuova casa di riposo S. Giuseppe (l’ex clinica S. Giuseppe) che dovrebbe essere loro completamente dedicata, almeno in via provvisoria, o in altre strutture cittadine vuote (ex Enofila, ad esempio o ex Maternità).
Si eviterebbe, in tal modo, di continuare a tenere occupato l’ospedale con pazienti a bassa intensità e si eviterebbe la dispersione sul territorio ( a casa o nelle varie case di riposo) di pazienti ancora non guariti e potenzialmente contagiosi.
Anche il personale sarebbe facilitato perché se tutti gli ammalati fossero in un’unica struttura, le norme di protezione sarebbero uguali in ogni reparto e più facilmente gestibili.
In fondo, la Regione ha investito su Verduno e sulle ex OGR di Torino: perché non anche ad Asti?

Il secondo suggerimento è di prevenzione: occorre che vengano fatti i tamponi ai familiari -conviventi delle persone che sono ( o sono state) colpite dal virus. Diversamente continueremo ad avere cittadini che senza sapere di essere state contagiate possono continuare a diffonderlo.
Infine: nel ribadire la mia stima e il mio ringraziamento al personale ospedaliero, ricordo anche la battaglia condotta qualche anno fa per mantenere attivo presso il Cardinal Massaja una serie di reparti che, se oggi non ci fossero… poveri noi!
Forse da una disgrazia può nascere anche qualcosa di buono!
Si ascoltino di più i cittadini e i sanitari: di una buona sanità abbiamo tutti bisogno!
Con viva cordialità
Angela Quaglia
consigliere comunale CambiAMO Asti