Danilo Ballanti: “Coronavirus, il modello Asti da studiare e diffondere, ma guai ad allentare le misure restrittive”

Un modello “Asti”, che andrebbe studiato e condiviso in tutta Italia. A dirlo è Danilo Ballanti, analista statistico di Roma, con un’esperienza all’interno della pubblica amministrazione in metodologie ed analisi. Una persona abituata a maneggiare dati e numeri, che ha scoperto come il nostro territorio sia in realtà una felice eccezione nel panorama all’interno dell’epidemia di Covid-19 che sta imperversando nella penisola.

Dottor Ballanti, ci può spiegare cosa ha scoperto?
Ho scoperto, in poche parole, che nell’ambito dell’emergenza sanitaria del paese di questi giorni, la situazione della provincia di Asti rappresenta una vera eccezione in positivo per una incredibile capacità di contenimento della diffusione del virus, che è addirittura migliore anche delle province i cui i comuni sono stati oggetto di misure draconiane di chiusura completa con la “zona rossa”. Al 16 marzo 2020 il numero di contagi nella provincia di Asti è fermo a 87 persone, circa il 10% rispetto agli 846 contagi previsti con la simulazione del modello matematico.

Come ha svolto questi calcoli?
Ho analizzato i dati utilizzando un modello SEIR. E’ un modello matematico usato dalle organizzazioni sanitarie per studiare gli effetti di una possibile epidemia. In tale modello la popolazione viene suddivisa in Suscettibili (non ancora contagiate), Esposti (coloro che pur incubando la malattia non sono ancora in grado di trasmetterla), Infettivi (coloro che hanno contratto l’infezione e possono trasmetterla ad altri) e Rimossi (coloro che hanno contratto l’infezione, ma non sono più contagiosi perché guariti o deceduti). Esattamente come succede con il Covid-19. Il modello è stato ripreso dal Rapporto Istisan dell’Istituto Superiore della Sanità 06/33, liberamente visionabile in rete, che appunto simula una pandemia influenzale in Italia proveniente dal sud est asiatico avente come primo focolaio o la Lombardia o il Lazio. In sintesi, lo scenario teorico ipotizzato più aderente alla realtà di questi giorni.

Quindi Asti, secondo questo modello epidemiologico, è un’isola felice.
Assolutamente. Analizzando i dati non ci potevo credere. Soprattutto se consideriamo come l’astigiano si trova vicino all’alessandrino e alla Lombardia. La diffusione del virus è molto ridotta rispetto alla simulazione del modello matematico. Il “modello Asti” con le misure adottate dai Comuni e dalle Istituzioni andrebbe studiato e diffuso come “buona pratica” su tutto il territorio nazionale. Per questo motivo questa mattina ho chiamato in Municipio per avere dettagli su quanto è stato fatto per fronteggiare il virus.

Cosa dobbiamo aspettarci per quanto riguarda il picco del contagio ad Asti?
Secondo l’analisi dei dati, il picco del contagio è alle spalle. Diciamo che la situazione astigiana è in questo momento paragonabile a quella della Corea del Sud, che ha fortemente ridotto i contagi. Ovviamente, come dice anche il vostro sindaco, tutto questo funziona a patto che non vengano allentate in nessun modo le misure restrittive che sono state imposte. In questo momento bisogna evitare ogni contatto interpersonale, altrimenti si vanifica questo importantissimo risultato raggiunto.

Quali sono le misure che secondo lei hanno creato il “modello Asti”?
Dal confronto con il sindaco sono emerse alcuni decisioni importanti. Tra queste, la chiusura tempestiva delle scuole e delle palestre, la disinfezione di tutti i locali di lavoro, dei luoghi pubblici, delle panchine, il coordinamento dei sindaci della provincia (gruppo dei 118 sindaci su Whatsapp, riunioni in videoconferenza) ed una informazione puntuale e quotidiana alla cittadinanza su quanto viene fatto e quanto si deve fare.

La misura secondo me più significativa ai fini del contenimento della diffusione del covid19 è rappresentata dal controllo delle persone messe in quarantena perché venute in contatto con persone contagiate o sospette: la polizia municipale di Asti, appena la Asl comunicava i nominativi al Comune, ha portato a casa delle persone che dovevano stare in quarantena le ordinanze dove si intimava di rimanere in casa e di non avere contatti. Un grande lavoro di squadra tra comune capoluogo, provincia, prefettura ed Asl.
Il “modello Asti” si avvicina molto al “modello Corea del Sud”, con un forte controllo delle persone messe in quarantena perché venuti in contatto con persone contagiate o sospette.

Azioni che non sono state messe in atto in altre zone d’Italia.
Purtroppo no. Pensi a quanto successo in Lombardia. Il modello SEIR stava già dicendo che i numeri erano fuori controllo nella Regione, quando è partita una campagna di comunicazione che invitava i cittadini ad uscire ed ad aggregarsi (#Milanonsiferma). Non mi capacito di questo incredibile errore di comunicazione.

Com’è la situazione nel resto d’Italia?
L’epidemia sta rallentando a Bergamo, ma dobbiamo considerare che ci sono province in Italia dove la situazione è ancora fuori controllo, con contagi molto al di sopra della curva del modello matematico. Sto parlando del bresciano, dove la situazione è degenerata molto rapidamente, e del Trentino-Alto Adige. I modelli ci dicono che queste due zone saranno tra quelle più critiche nei prossimi giorni. Ci dobbiamo aspettare ancora contagi importanti nelle grandi città. Tra queste Torino, Milano, Genova e Trieste.

Può fare previsioni per il picco dell’epidemia?
Nel Paese il picco si dovrebbe raggiungere il 23 marzo. Ad Asti e in altre 5 province (Lodi, Cremona, Piacenza, Padova e Treviso) il picco è stato già raggiunto.

Ci sono pericoli per il sud?
Molto meno rispetto alla Lombardia. Le Amministrazioni stanno facendo discretamente bene, con interventi abbastanza puntuali (ad esempio, il comune di Napoli aveva anticipato la chiusura delle scuole per una “sanificazione”). Dall’analisi dei dati emerge una significativa correlazione tra temperature più miti e minori tassi di diffusione del contagio. Questo non vuol dire che con il caldo il virus sparisca, ma che i tassi di contagio rallentino.

Una domanda sugli altri paesi. Com’è la situazione?
Molto preoccupante. Siamo su tassi di contagio altissimi in Spagna, molto elevati anche in Francia, Germania e Stati Uniti. Leggermente meglio in Gran Bretagna. Ma sono tutti paesi che se non prendono misure più drastiche sono destinati a superarci in breve tempo.