“Coronavirus: stop dazi Usa ed embargo russo per tutelare export Made in Piemonte”

Coldiretti Piemonte denuncia anche le speculazioni in atto in alcuni Paesi dove vengono addirittura chieste insensate certificazioni sanitarie “virus free” su vini e cibi

Stop a dazi Usa ed embargo russo che colpiscono duramente il Made in Italy agroalimentare in un momento difficile per le esportazioni.

E’ quanto afferma Coldiretti nel denunciare anche le speculazioni in atto in alcuni Paesi dove vengono addirittura chieste insensate certificazioni sanitarie “virus free” su vini e cibi, ma ci sono state anche assurde disdette per forniture alimentari provenienti da tutta la Penisola.

Le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno perso circa 1,2 miliardi negli ultimi cinque anni e mezzo a causa dell’embargo alle spedizioni che ha colpito una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce per effetto del decreto n. 778 del 7 agosto 2014, più volte rinnovato da Wladimir Putin, secondo l’ analisi della Coldiretti dalla quale emerge anche che i dazi Usa sono in vigore dal 18 ottobre 2019 e prevedono l’applicazione di tariffe aggiuntive del 25% su circa mezzo miliardo di euro di esportazioni di prodotti agroalimentari nazionali come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Provolone, Asiago, Fontina, ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello.

“A causa di questa emergenza sanitaria e del clima di sfiducia che ha innescato, rischia di essere colpito l’export del Made in Piemonte – commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – per cui è necessario, più che mai, superare i dazi Usa e l’embargo russo che pesa soprattutto sulla frutta piemontese, per permettere alle nostre eccellenze di continuare ad affermarsi su questi importanti mercati. Serve un impegno delle autorità nazionali e comunitarie per fermare pratiche insensate che rischiano di far perdere quote di mercato importanti alle produzioni nazionali per colpa di una concorrenza sleale che mira a screditare i prodotti dall’Italia che sono sani e garantiti come prima. Non dimentichiamo – concludono Moncalvo e Rivarossa – gli effetti del crollo del turismo, settore che insieme all’agroalimentare traina la nostra economia, visto che le oltre 300 strutture agrituristiche piemontesi hanno già avuto disdette intorno al 60% e sono destinate a crescere visto l’arrivo della stagione alle porte e delle festività pasquali”.