Le Rubriche di ATNews - Comunicare la bellezza

Comunicare la bellezza: speciale “Gandolfino da Roreto” (prima parte)

Conoscere l’arte astigiana descritta da un giovanissimo appassionato. Comincia oggi il nostro speciale su Gandolfino da Roreto.


Interprete sensibile del rinnovamento culturale che stava travolgendo l’Europa del suo tempo, Gandolfino da Roreto, artista cuneese vissuto ad Asti a cavallo tra il XV e il XVI secolo, è annoverato tra i principali esponenti del rinascimento piemontese. Oggi poco conosciuto, nel corso della sua carriera divenne il principale artista astigiano realizzando opere di grandissimo pregio e conducendo una bottega tra le più importanti della scena Piemontese.

Poco si sa della vita di Gandolfino da Roreto. Nato intorno al 1477, figlio di un pittore e di una nobile astigiana della famiglia Pelletta, il giovane iniziò a dipingere a Genova presso Ludovico Brea, entrando in contatto con l’arte lombarda da cui sarebbe stato profondamente influenzato. Ad Asti realizzò diverse opere per le principali famiglie aristocratiche. Nel 1517 ebbe un figlio, Cristoforo da Roreto. Morì nel 1520.
Le opere di Gandolfino risultano di difficile attribuzione e collocazione temporale a causa dei numerosi spostamenti subiti nel corso degli anni, delle fonti incerte e della mancanza di firme o datazioni. Nello studio della sua produzione fondamentale si è rivelato il contributo del “Giornale di Asti”, il diario dell’Abate Stefano Incisa che ricostruisce giorno per giorno gli eventi della città di Asti tra il 1776 e il 1819, avendo permesso agli storici di ricostruire con precisione i movimenti delle opere nel corso del XVIII secolo.

L’attività di Gandolfino si colloca nel contesto delle Guerre d’Italia, che devastarono la nostra penisola per oltre un secolo e nelle quali la città di Asti assunse più volte un ruolo di spicco. Conteso per oltre un secolo tra il Regno di Francia e il Ducato di Milano, il Comune astigiano venne per molti anni considerato francese a tutti gli effetti – un umanista dell’epoca definì i suoi abitanti “bonifranzosi”, ossia “buoni francesi” – al punto che durante la celebre “Disfida di Barletta” – durante la quale tredici cavalieri italiani guidati da Ettore Fieramosca sfidarono altrettanti cavalieri francesi per vendicare un’offesa subita – un cavaliere astigiano si schierò con i combattenti franchi. Un’ulteriore testimonianza dei sentimenti filofrancesi che animavano la città ci giunge dal “De Varietate Fortune” del celebre umanista Antonio Astesano, cui è dedicata l’omonima piazza, in cui si asserisce che la città di Asti sia stata fondata dal condottiero gallico Brenno.
Divenuta francese a tutti gli effetti nel 1447, Asti divenne in breve tempo un’importante roccaforte per il Regno, che dalla città coordinò diverse operazioni militari contro il Ducato di Milano. A questi anni risalgono importanti committenze artistiche da parte delle principali famiglie astigiane, in particolar modo dei Solaro, dei Cacherano e dei Malabaila – il cui palazzo divenne la dimora per il Re durante i suoi soggiorni ad Asti. La città passò infine sotto il dominio dei Savoia nel 1531. Principale protagonista della scena artistica astigiana di quegli anni sarebbe stato proprio Gandolfino, le cui opere sono oggi dislocate nelle varie Chiese astigiane e in diverse pinacoteche piemontesi.

(FINE PRIMA PARTE)


Nella foto: un particolare di “Genealogia della Vergine”.