Sanremo, Junior Cally e i giovani: “Fidatevi di noi. Ok boomer?”

È passato solo un anno dalle polemiche relative ai testi “diseducativi” di Sfera Ebbasta, eppure siamo di nuovo punto e a capo, sembra proprio che i “boomer” non si diano pace, il futuro è messo in pericolo dalla trap.

È notizia di qualche giorno fa che la Consigliera di Parità della provincia di Asti Chiara Cerrato, insieme all’Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Asti Elisa Pietragalla e la vicepresidente della provincia di Asti Francesca Ragusa hanno inviato una mail alla commissione di vigilanza RAI contro la presenza di Junior Cally, rapper classe ’91, a Sanremo.

Ma cosa pensano i giovani di tutta questa mobilitazione mediatica contro Junior Cally?
Molti di loro avranno pensato solo ad una risposta: “Ok, boomer” (cioè i nati tra la metà degli anni ‘40 e ‘60, ndr), un modo per liquidare le critiche giudicate paternalistiche o passatiste di una generazione che secondo loro ha avuto e continua ad avere il potere e ne ha fatto un uso sbagliato.

“Ok Boomer” perché l’ultimo problema che abbiamo in Italia è sicuramente Junior Cally.

Junior Cally fa trap, Junior Cally racconta i problemi e i desideri della sua generazione e lo fa con un linguaggio che non ha inventato lui, lui, come tanti altri, lo ha interpretato, l’ha reso visibile. Questa che racconta, che è la realtà, agli adulti fa paura e fa paura anche ai giovani.

E qui sta il vero problema, che non è suo né del suo uditorio, ma quello di chi da fuori, ha timore che lui possa rappresentare un esempio negativo per i giovani.

Ogni epoca ha la sua musica e se valgono più i likes su Instagram dei voti a scuola, se ragazzine minorenni vendono immagini o video per una ricarica del telefono, se esiste la violenza sulle donne il problema non è di Junior Cally né di chi lo ascolta ma dell’evoluzione di un mondo che va oltre i giovani, anzi, proprio di quel mondo adulto in cui, non solo i giovani, fanno fatica a rispecchiarsi e trovare il proprio spazio.

La Trap non è un problema, la Trap permette di entrare nell’immaginario dei giovani, capire i loro problemi e provare a dare loro una risposta avendo a disposizione un linguaggio condiviso per parlarci da pari a pari perché se ora noi, i vostri figli, vi diciamo che questo mondo così com’è non lo vogliamo, dovete ascoltarci ed eventualmente darci qualche strumento per informarci.
Dirci che sbagliamo, che così non si cambiano le cose, che ci contraddiciamo, che abbiamo le scarpe costose, che siamo viziati e che voi eravate meglio, non ci convincerà e non cambierà lo stato delle cose, semplicemente potrebbe allontanarci ancora di più da voi.
Voi che non vi ricordate di essere stati, come noi e più di noi, i “giovani d’oggi” di qualche adulto, trent’anni fa. O giù di lì.
Fidatevi di noi, Ok boomer?

Fonte foto: https://www.open.online


Per ampliare la riflessione sul tema alleghiamo di seguito l’interessante reportage di Fanpage.it di Saverio Tommasi.