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Asti BenEssere: L’Artemisia

Riparte la rubrica quindicinale dedicata al benessere con gli interventi di professionisti del settore. Per il primo appuntamento del 2020 ecco l’intervento di Alberto Baroni che ci parla dell’artemisia.

L’artemisia

di Alberto Baroni

L’artemisia è un nome che raggruppa in verità numerose specie, alcune comuni altre rare, appartenenti alla famiglia delle Composite o Asteracee e diffusa in Europa, Asia, Africa e Nord America. Il dragoncello, il genepy e l’assenzio sono alcuni esempi di artemisie; si trovano anche esemplari ibridi, con caratteristiche di specie diverse.

È una pianta conosciuta ed utilizzata fin da tempi remoti per le sue numerose proprietà: è digestiva, diuretica, amaro-tonica, emmenagoga, antispasmodica, sudorifera, febbrifuga, colagoga, sedativa, antielmintica e anoressizzante. La tradizione popolare la utilizza come rimedio contro i disturbi gastro-intestinali e il vomito, contro i parassiti intestinali, per riattivare il ciclo mestruale interrotto e per intervenire su insonnia, depressione e stati d’ansia. Bruciata ha un odore gradevole e si dice che se respirata prima di coricarsi favorisce i sogni.

Sulle donne ha un effetto riscaldante e antispasmodico sull’utero e su tutto il basso ventre e, secondo quanto scrive Macer Floridus può affrettare il ciclo mestruale, aiutare i parti, impedire gli aborti e annullare gli effetti di ogni veleno. Nonostante queste grandi qualità, a causa delle sostanze che contiene, molti la sconsigliano alle donne in stato interessante e ai bambini.
È un ottimo digestivo grazie alle sostanze amare che contiene le quali favoriscono la formazione dei succhi gastrici e della bile e il suo utilizzo, in tisana o distillato, aiuta nella digestione di pasti abbondanti. La tisana di artemisia è utile nei casi di spossatezza e inappetenza.

Numerosi sono i liquori derivati dall’artemisia. L’assenzio è un’artemisia dalla quale si ricava l’omonima bevanda che ha avuto la sua massima popolarità tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, fino ad essere proibita a causa degli effetti devastanti derivati dall’uso prolungato. Un modo per attenuare il sapore amaro è di metterla a macerare con del vino bianco. Il vermouth è appunto un famoso vino liquoroso originario di Torino che deve il suo nome al tedesco Wermut, che significa “Artemisia Maggiore”. Il génépy è prodotto in diverse varianti a seconda della pianta utilizzata.

Il pediluvio è una delle cure più sane e naturali per i piedi e si ottengono grandi benefici anche senza aggiungere nulla all’acqua calda,, ma in caso di piedi affaticati l’utilizzo dell’artemisia dà risultati eccellenti. In tedesco l’artemisia è chiamata Beifuß, ovvero “ai piedi” perché era consuetudine metterne un poco nelle scarpe o legarla alle caviglie per dare sollievo durante le lunghe camminate e Apuleio sostiene che se un viaggiatore ne porta con sé non sente la fatica del viaggio; inoltre ha il potere di scacciare i diavoli nascosti e neutralizzare il malocchio. Dopo una faticosa camminata è ottimo un massaggio ai piedi con olio essenziale di artemisia.
Per il pediluvio si può utilizzare l’erba essicata o la “lana d’artemisia”, cioè quella utilizzata per la moxa, anche rompendo un sigaro. Per un pediluvio è sufficiente un quarto di sigaro preventivamente bollito per circa dieci minuti.

Secondo Dioscoride, è anche ottima contro tarme, cimici, pulci e topi.
Appartenenti alla stessa famiglia delle Asteracee troviamo piante comuni a tavola come: tarassaco, radicchio, cicoria, cardo, girasole, topinambur e erbe officinali molto note come: arnica, camomilla, calendula… Il dragoncello, oltre che essere apprezzato in cucina, è utile in quanto le sue radici rinvigoriscono le piante vicine e tengono lontani i parassiti.
È con la “lana d’artemisia” che si preparano sia i conetti che i sigari utilizzati per la cau-moxa, una tecnica che agisce sui punti dei meridiani per mezzo del calore, una sorta di agopuntura senza aghi. Anche se questa può essere usata con ottimi risultati come terapia, è considerata una “disciplina di lunga vita”.
In Cina i taoisti la chiamavano “erba del sole”, i medici tradizionali “amica delle donne”, i confuciani “pianta medica” e nella cultura popolare e magica “bandiera del coraggio”.

Alberto Baroni
riflessologia cinese – operatore cau moxa
Via La Salle 16, Torino
cell: 340.4896.801
email: ab@piederiflesso.it

La Rubrica Asti BenEssere è a cura della Cooperativa della Rava e della Fava