Leggi Razziali: se ne è parlato a San Damiano d’Asti con il Polo Cittattiva

Svegliarsi un giorno e scoprire di essere diventati trasparenti, senza diritti, senza identità.

Questo è accaduto agli ebrei italiani con la promulgazione delle Leggi Razziali nel 1938. Di questo ne ha discusso Elena Mastretta, responsabile della sezione didattica e delle attività formative dell’ISRN“Fornara”, lo scorso 11 gennaio al municipio di San Damiano, durante la conferenza“Leggi razziali: 1938 – 2020”.

L’iniziativa, che ha seguito l’incontro con il professor Gadi Luzzatto Voghera sull’antisemitismo, è stata pensata dopo il grave episodio della svastica realizzata su una collina del sandamianese a fine maggio 2019. L’incontro è stato organizzato dal Polo Cittattiva Astigiano e Albese – I.C. di S. Damiano con Museo Arti e Mestieri di un Tempo e Comune di Cisterna, Comune di San Damiano, Fra Production spa, Cantine Povero distr. srl, Ass.“Casetta”, Israt, Isrn e Aimc di Asti.

In apertura, il sindaco Davide Migliasso ha portato i saluti dell’Amministrazione e i responsabili del Polo hanno ricordato la petizione a sostegno dell’Israt.

Il 17 novembre 1938, con Regio Decreto, viene messo a sistema un processo penalizzante contro gli ebrei. Tra settembre e novembre, con un immenso lavoro burocratico, inizia la discriminazione in scuole, società, associazioni, vita civile. La reazione degli italiani è di indifferenza: anni di propaganda hanno indebolito le coscienze tanto che l’applicazione è immediata e sconvolge chi ne è vittima anche dopo il ‘45. Stereotipi e pregiudizi erano già stati utilizzati consapevolmente per discriminare le popolazioni sottomesse dalle guerre coloniali. “Queste leggi sono autonome rispetto al nazismo perché il razzismo era già presente” ha sottolineato Mastretta. La diffusione di queste idee avviene attraverso molteplici mezzi in modo da raggiungere tutti: riviste, fumetti, testi scolastici.

La prima conseguenza delle leggi porta all’espulsione dalle scuole e dalle università degli alunni e dei docenti ebrei. Il maggior danno, per quanto riguarda l’ Università, è proprio quello subito dalla componente femminile del corpo docenti perché, per la maggior parte, è di religione ebraica. In Italia, con incarichi vari, vengono espulsi circa 300 docenti: in parte andranno all’estero, alcuni troveranno impiego presso l’Università pontificia mentre molti verranno liquidati. Un grave e insanabile danno per la cultura italiana che perde molte delle sue menti migliori.

Determinante, per lo scivolamento nella tragedia a partire dal ‘43, è il censimento della popolazione ebraica. A seguito di una richiesta ministeriale, la maggior parte dei comuni risponde immediatamente, spesso con enfasi. A fronte di questa situazione, alcuni ebrei decidono di farsi da parte da soli rassegnando le dimissioni anche da incarichi prestigiosi. La perdita del lavoro, del reddito, dell’autostima hanno grandi conseguenze sui singoli e sulle famiglie.

In Italia furono deportate quasi 8000 persone e ne sopravvissero solo 837 ma non sono conteggiati coloro che furono uccisi sul territorio o che persero la vita come esito delle leggi. Non esistono numeri precisi di chi si salvò perché nascosto. In Italia, 22000 persone non furono deportate ma, nonostante questo, patirono dolore e sofferenza con gravi conseguenze anche negli anni successivi. Tra questi, i bambini nascosti che provarono la devastazione di non poter più andare a scuola, frequentare gli amici, i luoghi pubblici e, successivamente, la perdita della casa, delle proprie cose e, spesso, la separazione dalle famiglie. Bambini e ragazzi a cui era stato insegnato il valore della verità ora erano costretti a mentire su tutto ciò che li riguardava. Inoltre, molti di loro non iniziarono mai un corso di studi (pensiamo ai bambini nati dopo il ‘31) e anni trascorsi fuori dal circuito dell’istruzione sono irrecuperabili così come il mancato incontro con la scuola. Tutto ciò lasciò dei segni indelebili relativi alla socializzazione, alla percezione di sé e all’ autostima.

Franco De Benedetti Teglio, classe 1937, che ha vissuto questa tragica esperienza di bambino nascosto nei primi otto anni della sua vita, la racconterà in uno dei prossimi appuntamenti del Polo Cittattiva.