Lavoratori del Fisco in piazza anche ad Asti per una vera lotta all’evasione

Anche ad Asti i lavoratori delle Agenzie Fiscali tornano in piazza a difesa di un fisco giusto, del loro diritto a fornire servizi adeguati ai cittadini e recuperare davvero l’evasione fiscale.
E lo faranno il 23 gennaio quando FP CGIL – CISL FP – UIL PA – CONFSAL/UNSA- FLP hanno indetto, in contemporanea per tutti gli uffici sia dell’Agenzia delle Entrate che dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, assemblee di due ore che paralizzeranno la macchina fiscale anche in Piemonte, oltre ad un presidio delle lavoratrici e dei lavoratori dalle 10 alle 12 della stessa giornata presso la Direzione Regionale delle Entrate in corso Vinzaglio 8.

“Sono ormai due anni che le lavoratrici e i lavoratori non percepiscono il salario di produttività nonostante siano stati raggiunti tutti gli obiettivi fissati dalle Convenzioni fra il Ministero dell’Economia e delle Finanze e le Agenzie Fiscali, il tutto nonostante le gravissime carenze organizzative che, ormai, non permettono nemmeno più di coprire i servizi essenziali: figuriamoci incrementare la lotta all’evasione fiscale!” spiegano i sindacati in una nota stampa congiunta.

I pensionamenti, infatti, nel solo Piemonte, porteranno a una diminuzione del personale in servizio stimabile in circa 700 unità entro il 2020, a fronte dell’assunzione in servizio di 60 nuovi funzionari. Ciò ha comportato che nella Regione si è già verificato che il personale impiegato direttamente nel contrasto all’evasione fiscale sia stato assegnato a lavorazioni utili a garantire il servizio all’utenza.

Anche ad Asti il taglio è stato netto, intorno al 30%: Al front office, dunque in un servizio con diretta ricaduta verso i cittadini, tra il 2019 e il 2020 il personale è sceso da 11 a 7 unità mentre l’Ufficio Territoriale di Via Zangrandi dal 2016 ad oggi è passato da 80 a 56 dipendenti.

A tutto questo si aggiunge il taglio continuo dei fondi per i lavoratori, un’organizzazione obsoleta e la paralisi dovuta all’assenza di un interlocutore, in quanto la politica non è stata capace di nominare né i direttori dell’Agenzia – nomine di competenza governativa – né i comitati di gestione, la cui nomina spetta invece al solo Ministro dell’Economia e delle Finanze.

“Sinora – dichiarano i sindacati – abbiamo atteso con molto senso di responsabilità perché il Governo aveva promesso soluzioni ai problemi da noi posti con il Decreto Fiscale e la successiva Legge di Bilancio. Dopo il 10 dicembre, data fissata per un incontro con il Viceministro Misiani e successivamente dallo stesso cancellata, il Governo è sparito dai nostri radar e le promesse fatte sono state disattesec ompletamente”.

La stessa questione della dirigenza e delle figure di coordinamento intermedie è preoccupante, secondo i sindacati, in quanto in Piemonte la Direzione Regionale è retta ad interim dalla Direttrice Regionale della Liguria; il Direttore Provinciale di Novara regge ad interim le DDPP di Biella e del VCO; quello di Asti si divide con Alessandria; il Direttore del “Catasto” di Torino dirige anche Vercelli, mentre quello di Cuneo è anche direttore di Savona. “Questa situazione è destinata a peggiorare, considerando il fatto che, per effetto dei pensionamenti, entro il 2020 i Dirigenti in Piemonte rimarranno in tutto tre. Le figure di coordinamento previste per legge e nominate nel corso degli ultimi mesi rischiano di essere bocciate dalla Corte Costituzionale, che dovrà pronunciarsi sulla loro legittimità il prossimo 25 febbraio. A ciò si aggiunga che dal 1° gennaio sono decaduti tutti gli incarichi di capo team. “

Dal quadro che emerge le Agenzie fiscali sembrano un’organizzazione senza Direttore generale, senza comitato di gestione, senza dirigenti, senza quadri intermedi e senza personale.

A dispetto di tutto ciò – denunciano i sindacati – continuiamo ad assistere alle passerelle televisive dei nostri governanti che assicurano che nel 2020 dalla lotta all’evasione fiscale arriverà un tesoretto di oltre 3 miliardi. Nella situazione attuale questa è un’utopia e i lavoratori del fisco non vogliono rendersi complici di un buco nel bilancio dello Stato che è attribuibile esclusivamente a coloro che non si stanno occupando di investire nella macchina fiscale e nei suoi lavoratori.”

Oltre a ciò, in queste condizioni l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli dovrà affrontare la scadenza del 31 gennaio, data in cui è prevista la Brexit, che comporterà un aumento esponenziale dei traffici merci sull’Italia.
Stiamo difendendo i nostri salari – concludono le forze sociali – e, soprattutto, il nostro diritto/dovere di lavorare per lo Stato e i suoi cittadini in maniera concreta ed efficace, con un’organizzazione moderna e funzionale”.