Lettere al direttore

Asti, Giuseppe Passarino si dimette: “In Consiglio comunale non c’è spazio per dialogo e confronto”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giuseppe Passarino, che motiva le dimissioni da consigliere comunale.

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Ho chiesto al mio Gruppo di poter essere esonerato dal ruolo di Consigliere Comunale perché giudico impercorribile, continuare a svolgere questa mansione in una situazione così indolente e senza prospettive. Ho sempre inteso e pensato che, nonostante il cosiddetto “gioco delle parti” tra maggioranza e minoranza, ci fosse un rispetto reciproco, con una disponibilità nel permettere alla minoranza di essere ascoltata non solo nella fase delle dichiarazioni ma vedere condivise alcune proposte, che, per la maggioranza, avrebbero permesso di avere, da ciò, un ovvio tornaconto.

In più di un’occasione ebbi modo di chiedere la convocazione di commissioni, per impostare un lavoro propositivo al loro interno, mentre si è mantenuto un semplice compito di ratifica su decisioni prese da altri.
Anche alcune scelte dell’Amministrazione non hanno favorito queste esigenze, dalle fotocopie degli atti amministrativi negate, alla mancanza di disponibilità nell’accogliere emendamenti in fase di bilancio sull’aumento delle tariffe.

Da parte del Sindaco una falsa disponibilità all’ascolto, che si è tradotta, in tutte le occasioni in cui prospettava un sollecito ad essere propositivi, in un alcunché di quanto sentito, ad eccezione di alcune pratiche dove, visto l’incalzare della opinione pubblica, era più il desiderio di apparire “aperto” che quello di aver preso in considerazione le proposte della minoranza.

Le parole e le buone intenzioni devono essere suffragate da azioni che ne testimonino l’effettiva coerenza, è nel dibattito tra pensieri divergenti che si valuta un effettivo rispetto dell’opposto pensiero, ma quando, pur essendo stati più volte sollecitati a lasciare intervenire i Consiglieri di maggioranza, da parte dell’ Amministrazione vige l’ordine del silenzio, allora mi sono perso qualche cosa. Forse una visione sognatrice del termine democrazia. Ai Consiglieri di maggioranza avevo chiesto, nella fase dibattimentale di una pratica sulle partecipate nell’ultimo Consiglio Comunale, di esprimere un parere sull’ASP e sulle prospettive future, un confronto e una condivisione delle perplessità e dei dubbi, ma non uno è intervenuto.

Nel rapporto personale con alcuni Consiglieri di maggioranza, questo confronto è risultato possibile, ma il timore di essere scambiati, per contestatori, non ha permesso loro, di potersi esprimere come avrebbero voluto. La speranza che le giovani generazioni di Consiglieri portassero, in un Consiglio carico di ripicche, dispetti, paure di essere isolati, la loro coerenza ed la loro volontà di impegnarsi a costruire la città di tutti, è andata in fumo. Ho, da sempre, creduto in Consiglieri preparati sulle pratiche e non disposti a svolgere solo un ruolo di comparse per garantire l’approvazione delle pratiche.

Mi dispiace ma non sono più disposto a perdere il mio tempo nel continuare a dire delle cose senza essere ascoltato. Quando scelsi di candidarmi e successivamente, visti i risultati, partecipare al Consiglio Comunale come Consigliere avevo nei miei obiettivi, quello di cercare di creare non solo un rispetto tra realtà opposte, ma cercare, attraverso il dialogo, una volontà di presentare un modo nuovo di vivere il Consiglio, ispirandomi anche ad un Ordine del Giorno sulla fraternità approvato nella precedente consigliatura, ma è stato un muro di gomma.

Nell’ultimo Consiglio, è poi accaduto, da parte mia, un fatto increscioso, nonostante tutte le belle intenzioni espresse, mi sono scoperto capace di prendere a male parole un Consigliere di maggioranza. Una reazione non solo inaspettata, ma per un individuo che ha fatto della “non violenza” una sua condotta di vita è inaccettabile. Nel domandarmi il perchè di questo comportamento, ho capito che questo è un ambiente in cui, più che essere un membro della minoranza, occorre essere un rappresentante dell’opposizione a cui è demandato il ruolo di controllore, di denuncia di quanto non realizzato, dove risulta inammissibile votare a favore di una proposta della maggioranza e altrettanto, dalla parte opposta, ad una della minoranza.

E’ venuta l’ora di lasciare ad altri con meno ritrosie e più capacità , senza scendere a compromessi, di alternare al dialogo formale, una nuova e forte capacità di denuncia delle incapacità di questa Amministrazione a sviluppare un progetto globale sulla città e dell’immodestia di molti dei suoi rappresentanti.

Giuseppe Passarino