L’esempio di San Giuseppe Cottolengo ai nostri giorni: ad Asti una serata di riflessione su sanità e solidarietà

“Essere Vangelo, non assistenzialismo, non filantropia ma Vangelo”.

E’ con la frase di papa Francesco che don Carmine Arice, padre generale della Piccola casa della Divina Provvidenza ha iniziato la sua relazione in occasine della serata dedicata a San Giuseppe Cottolengo, organizzata lo scorso 19 novembre al Centro culturale San Secondo di Asti.

Essere Vangelo per andare incontro agli ultimi per agli indigenti, nello spirito del santo Giuseppe Cottolengo che davanti alla tragedia umana di un padre che insieme ai figli piccoli piangeva sul corpo esanime della moglie, si è detto: “Come po’ l’uomo credere a Dio Onnipotente se vive queste tragedie”. E, dalla morte di quella donna, da quella tragedia è nata l’ispirazione per la Piccola casa della Divina provvidenza che, ormai ha radici in buona parte del Mondo.

Accogliere le persone non come dei numeri da mettere in lista d’attesa a come individui, ognuno con la loro storia, diversa dalle altre storie che si incontrano ogni giorno.
Riflessioni a tutto campo sul valore della salute e della persona. Riflessioni sulle povertà che, per padre Arice sono sostanzialmente 4 “Povertà economica, culturale, di salute e di spirito”, dove quella dello spirito non è di fede o religiosa ma molto più semplicemente nel comprendere qual è il proprio ruolo nella quotidianità e il proprio adattamento alle situazioni.

“E’ vero – continua il superiore dei cottolenghini -, che c’è molta più attenzione ai disabili da parte di ambienti come la scuola e, in generale, a livello sociale, ma ci si sta dimenticando degli anziani. Per questo le nuove vittime dello scarto sociale sono proprio gli anziani e, in particolar modo i non autosufficienti. Solo la nostra casa di Torino segue 1500 anziani praticamente abbandonati e soli e ammazza di più la solitudine della morte stessa”.

“Quello che cerchiamo di fare ogni giorno – ha ancora affermato Padre Arice nelle sue conclusioni – è dare concretezza in terra a quello che ha origine in cielo”.

In questo si inserisce la volontà da parte del Comune di Asti “non lasciare indietro nessuno” come affermato dal sindaco Maurizio Rasero: “Questa sera abbiamo avuto motivazioni importanti per muoverci su questa strada. Il ringraziamento mio e della mia amministrazione ad aver portato un messaggio di grande significato umano e di solidarietà”.